“LEGOPOLI. LEGA DA LEGARE. TUTTO SULLA LEGA NORD. QUELLO
CHE NON SI OSA DIRE”.
Il libro di Antonio Giangrande.
Il paradosso di chi, bue, chiama cornuto
l’asino. I barbari padani si son sempre lavati la bocca a suon d’insulti sul
popolo meridionale, per nascondere la loro insipienza. Con il libro “Legopoli.
Lega da legare. Tutto sulla Lega nord. Quello che non si osa dire” si butta una
luce abbagliante non solo sulla Lega ed i suoi elettori, ma su tutto il nord
Italia in generale. Il saggio non parla di politica ma di un modo di pensare
insito nella gente del nord: indica la pagliuzza negli occhi altrui e non vede
la trave nei suoi occhi.
Vediamo chi sono.
Da quando esiste l’Unità d’Italia esiste la
diatriba, politica o meno, fondata o meno, sulla differenza, prima culturale e
poi economica, tra il Nord ed il Sud d’Italia. Questa lotta fratricida rende
più debole una nazione con enormi potenzialità. Di sicuro ne esce malconcia la
credibilità del paese e delle sue istituzioni, come se non bastasse quanto già
avvenuto prima con gli scandali. E’ da venti anni che studio il sistema Italia,
a carattere locale come a livello nazionale. Da queste indagini ne sono
scaturiti decine di saggi letti in tutto il mondo, ma che mi sono valsi
l’ostruzionismo dei media nazionali. Pennivendoli venduti all’economia ed alla
politica. Book ed E-Book che si possono trovare su Amazon.it.
Quante volte ci hanno umiliato con i loro
giudizi sferzanti. Chi? Ma la civilissima gente del Nord. Sud che vai, degrado
che trovi: dicono loro. Se poi sono solo loro ad avere voce nel mondo
dell’informazione. Be’ allora. Ma ora nel mondo dell’editoria alternativa c’è
un saggio che parla di loro, e rende pan per focaccia. Non è un libro che parla
della civilissima gente del nord che da turista, ospite in casa nostra, esprime
tutta la sua inciviltà: che fanno la pipì dentro un cestino, che decidono di
lavarsi nelle fontane artistiche. Ne vediamo di tutti i colori: dalle auto che
si ritrovano in fondamenta o sulle scalinate, ai campeggiatori tra i parcheggi,
dalle docce di svariata natura, nudi dietro un camper, o, appunto, con il solo
costume a due passi dalle piazze più belle, o ai tuffi sotto i ponti cittadini.
Da quelli che si presentano nelle piazze architettoniche col pranzo al sacco e
tavolino da pic-nic sotto braccio. Come andassero a una scampagnata fuori
porta. Quante volte abbiamo visto frequenti bivacchi a base di riso o pasta. Di
gente che cambia il pannolino ai bambini lavandoli alla fontanella o di altri
che si fanno la pedicure proprio lì. Non sono sempre barbari che vengono da
lontano, da oltre le alpi, o che viaggiano col passaporto. Quante volte i
turisti sono finiti su YouTube filmati dai cellulari dei passanti mentre
facevano l'amore vicino alle statue o che prendevano il sole nelle aiuole come
fossero in spiaggia: asciugamano disteso, bikini e crema solare. E quelli che
con firme e pensieri lasciano la traccia della loro imbecillità sui muri dei
monumenti? C’è chi fa pipì in strada incurante dei divieti. Di giorno c'è chi
usa le fontane per refrigerare i piedi, chi i ponti per lasciare scritte a
pennarello o lucchetti e buttare via la chiave. Tanto c' è sempre qualcuno che
rimedia, ripulisce, raccoglie. Quelli che di notte schiamazzano e di giorno vanno
in giro in costume da bagno lungo le vie o le piazze del paese. Capita spesso
di trovare visitatori con le scarpe appoggiate ai muri dei musei o delle opere
d’arte o di qualunque manufatto o che si debbano ripulire le panchine dai
chewingum. E poi quelli che contestano i prezzi del soggiorno o del servizio,
minacciando ricorsi, con l’intento di scroccare la vacanza. Che abbiano bisogno
di noi meridionali per saper come ci si deve comportare? Lezione di stile o
soltanto di educazione?
Secondo i documenti ufficiali, quando i
piemontesi “occuparono” Caserta appropriandosi della Reggia,
nell’inventario ufficiale delle bellezze e dei tesori ritrovati all’interno
delle stanze, il bidet non fu riconosciuto. Assolutamente ignari della funzione
di quello strano arnese, i piemontesi scrissero nel loro registro “Oggetto sconosciuto a forma di chitarra”. Basta fare due conti, anche
abbastanza approssimativi, per trarre una conclusione inevitabile: “Quando a Napoli ci lavavamo il sedere, nel resto
d’Italia proliferavano piattole, sporcizia e sudiciume..” e poi quelli che hanno bisogno di
una lavata, saremmo noi?
Proprio per questo nel libro si parla di loro,
ma in casa loro. Tutto quello che non si dice.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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