AREA MARINA
PROTETTA. A MANDURIA QUALCOSA NON VA……
A
Manduria qualcosa non va. Non voglio pensare che tutti i cittadini del paese
messapico siano in sintonia con i loro amministratori. Al contrario, la cosa
sarebbe grave e da far pensare.
Gli
amministratori manduriani, che si presume rappresentino tutta la cittadinanza
di Manduria, sembra che adottino provvedimenti amministrativi paradossali e
poco condivisibili dal resto del mondo.
Gli
amministratori manduriani e quelli savesi, pur avendo un vasto territorio idoneo
alla bisogna, furbescamente, prima hanno deciso di disfarsi delle loro feci,
scaricandoli sul territorio di Avetrana, con la realizzazione del depuratore
consortile a fianco dell’Urmo, frazione turistica di Avetrana ad 1 km dal mare,
giusto per rovinare lo sviluppo turistico di Avetrana, poi, non contenti
decidono di sversare il liquame nel mare prospiciente, di competenza manduriana.
Questo
con la colpevole, se non dolosa, complicità dei rappresentanti locali e
regionali di tutti gli schieramenti politici: da Calò, Massaro fino a Massafra;
da Fitto a Vendola.
Non
è che per anni Manduria abbia fatto qualcosa per quel suo territorio di costa.
Abusivismo, abbandono e degrado. Quello che fa Maruggio con Campomarino, o
Porto Cesareo per sé e con Torre Lapillo per valorizzare la costa e creare
sviluppo e lavoro, (giusto per citare i loro vicini più prossimi), per i
manduriani è una missione impossibile.
Cosa
si può pensare di una amministrazione che ti vieta addirittura il parcheggio per
le auto dei bagnanti pendolari che dall’entroterra si versano sulla costa.
Giusto per respingerli come se fossero migranti venuti dall’Africa. E poi per
difendere cosa? Se non una costa abbandonata e desolata.
Per
i manduriani considerare il Salento come la nuova El Dorado del turismo al pari
del resto della Puglia o della Versilia o del litorale marchigiano romagnolo è
una utopia scolastica. Purtroppo i limiti culturali ed imprenditoriali son
quelli. Chissà se gli amministratori manduriani hanno mai visitato quei luoghi,
giusto per imparare qualcosa dai loro colleghi.
Oggi
che si vedono stretti in un cul de sac dalle proteste di tutte le popolazioni
spalleggiate dalle loro amministrazioni comunali dei paesi limitrofi per la
questione depuratore consortile, il Consiglio Comunale di Manduria ha approvato
all’unanimità l’avvio dell’iter per l’istituzione di un’area marina protetta a
tutela degli ecosistemi marini e costieri del tratto di mare che ricade nella
giurisdizione della città messapica. I diciotto chilometri della costa di
Manduria si allungano in direzione sud-ovest da Torre Borraco a Torre Columena
dove arrivano le ultime propaggini delle Murge Tarantine, passando per San
Pietro in Bevagna. Quasi a tempo di record, quindi, la proposta avanzata dal circolo
di Manduria di Legambiente è stata recepita dall’intero consesso elettivo.
Legambiente ha prodotto tutta la documentazione necessaria, oltre alle cartine
dell’area interessata. Il Consiglio Comunale, pertanto, non si è lasciato
sfuggire l’occasione di avviare l’iter per dotarsi di uno strumento per loro prezioso.
Ergo:
sotto l’egida degli ambientalisti hanno approvato l’adozione di un progetto di
desertificazione. Le mire degli ambientalisti manduriani è come quello degli
ambientalisti tarantini: anziché incrementare aziende sanificate tendono a
desertificare il territorio dal tessuto produttivo.
L’adozione
della proposta assomiglia alla barzelletta di quel marito tradito che per
punire la moglie si taglia il…….
In
un periodo di recessione, intervenendo sullo sviluppo, impedendone la crescita
è un paradosso.
Per
chi vuol sapere cosa sia una Area Marina Protetta, basta leggere Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.
L'area
naturale marina protetta, definita per comodità, anche a livello
internazionale, generalmente e più brevemente solo come area marina protetta o
AMP, è una zona di mare circoscritta, in genere di particolare pregio
ambientale e paesaggistico, all'interno della quale è in vigore una normativa
limitativa e protettiva dell'habitat, delle specie e dei luoghi, e relativa
alla regolamentazione e gestione delle attività consentite. Rientrano
nell'ambito delle aree naturali protette e spesso sono anche definite
riserve; in alcune di esse viene consentita anche la pesca commerciale
tradizionale, presumibilmente non distruttiva.
In
Italia dopo un lunghissimo iter di studio e fattibilità, contrastato
soprattutto da pescatori, persone e politici con interessi particolari
soprattutto speculativi all'interno delle aree dove ne era prevista
l'istituzione, un estenuante e acceso dibattito politico nonché un profondo
ritardo nei confronti di tutti gli stati occidentali, è stata finalmente
attuata una legge quadro ed infine nel giro di diversi anni sono state infine
istituite nel tempo tutte le aree marine ora in esercizio.
Le
motivazioni di base erano e sono la necessità di preservare l'ambiente ed in
particolare la flora, la fauna e la geologia delle aree prese in esame, di
rendere impossibile o limitare, se non per motivi di effettiva necessità
istituzionali, la costruzione di nuovi edifici e di non effettuare attività
turistiche, commerciali ed industriali che potessero in qualche modo snaturare
e danneggiare e fasce costiere di tali località, anche se in effetti le tardive
istituzioni hanno consentito negli anni passati di costruire alberghi e
insediamenti abitativi completamente inadeguati e fuori dalle logiche
ambientalistiche all'interno delle aree costiere di pregio. Le AMP sono in
pratica delle zone dove è praticamente molto difficile se non impossibile
costruire lungo i litorali nuovi edifici, nel caso possono e devono essere
restaurati e resi fruibili per le normali attività degli enti e associazioni
preposti alla tutela, valorizzazione e promozione di tali aree.
Una
delle peculiarità delle regole dell’AMP è quella di limitare le attività di
pesca e prelievo con delle regolamentazioni specifiche, ma anche quella di
promuovere ed effettuare dei programmi di studio, ricerca e ripopolamento
abbinati a dei programmi didattici ed educativi che permettano la maggiore
conoscenza e sensibilità nei confronti della natura.
In
Italia le aree sono suddivise in 3 zone denominate zona "A", zona
"B" e zona "C" Le zone "A" sono delle aree
delimitate dove non è possibile svolgere alcuna attività, quindi neanche il
transito e la balneazione, che non sia di carattere scientifico e di controllo,
mentre le zone "B" e "C" sono fruibili ma con relativi
limiti alla pesca e agli attrezzi utilizzabili ed alla velocità di transito, in
genere sotto i 6 nodi vicino alle coste. La pesca sportiva con canne e lenze è
generalmente consentita con autorizzazioni contingentate mentre la pesca
subacquea sportiva è completamente vietata, ed è consentita solo la pesca
subacquea professionale limitatamente alla raccolta del riccio di mare Paracentrotus
lividus che hanno raggiunto la taglia commerciale e solo in apnea, con
ulteriore limitazione delle quantità prelevabili.
In
poche parole Area Marina Protetta significa area marina e costiera non più
fruibile da alcuno, residente o turista.
Bene,
ma come si concilia da desertificazione e quindi l’inibizione di qualsivoglia
opera urbanistica igienico sanitaria con la sanificazione di tutta un’area
aggredita dall’edilizia abusiva con migliaia di case che scaricano i liquami
domestici nella falda acquifera?
C’è
da chiedersi: a Manduria come si scelgono i rappresentanti politici? Per la
loro capacità o solo per la loro ambizione e capacità di proporsi per apparire?
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
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– 328.9163996
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