“SPECULOPOLI. FISCO E MONOPOLI”. Il libro di Antonio
Giangrande.
COME SI COMBATTE LA CRISI E L’EVASIONE
FISCALE? UCCIDENDO LAVORO ED IMPRESA E SPOLPANDO I POVERI CRISTI.
Quale è la nazione dove di permette ai
professionisti, come per esempio gli avvocati, di sfruttare i praticanti, non
pagandoli o pagandoli poco od a nero, ed omettendo di pagare loro i contributi,
mentre si rastrellano i poveri coltivatori, artigiani, commercianti, al fine di
estorcere loro quel poco che hanno ed inibendo il proseguo dell’attività,
costringendoli al suicidio economico e spesso anche fisico? Come si chiama
quella nazione dove i giornali vanno dietro alle veline dei magistrati ed al
gossip ed ignorano le richieste di aiuto dei poveri contribuenti per far
cessare la mattanza?
In Italia naturalmente. Basta denunciare il
fatto. Ed è quello che si fa con il saggio “Speculopoli. Fisco e Monopoli”. E’
da venti anni che studio il sistema Italia, a carattere locale come a livello
nazionale. Da queste indagini ne sono scaturiti decine di saggi, raccolti in
una collana editoriale "L'Italia del Trucco, l'Italia che siamo",
letti in tutto il mondo, ma che mi sono valsi l’ostruzionismo dei media
nazionali. Pennivendoli venduti all’economia ed alla politica. Book ed E-Book
che si possono trovare su Amazon.it.
Siamo basiti, scrive Vittorio Feltri su “Il
Giornale”. «Ieri (20 agosto 2014) apriamo il Corriere della Sera a pagina 17 e
leggiamo il seguente titolo: “Due uomini dai pm: siamo stati amanti di Marita
Bossetti”. Chi è costei? La moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, sospettato di
essere l'assassino di Yara Gambirasio, l'adolescente di Brembate (Bergamo), in
galera da un paio di mesi per via del suo Dna rilevato sul corpo della vittima.
Non riassumiamo la vicenda perché è stata raccontata mille volte e supponiamo
che il lettore ne sia a conoscenza. Ci limitiamo a esprimere stupore e
indignazione davanti a questa ennesima incursione nella vita privata di una
famiglia - quella dei Bossetti, appunto - che avrebbe diritto a essere lasciata
in pace, ammesso che possa trovarne, avendo il proprio capo chiuso in una cella
senza che esista la minima probabilità che questi reiteri il reato
attribuitogli, inquini le prove (che non ci sono) e si appresti a fuggire,
visto che in quattro anni non ha mai provato a farlo. Stando a Giuliana
Ubbiali, la cronista che ha rivelato quest'ultimo particolare piccante sui
coniugi, due gentiluomini si sono presentati (spontaneamente? ne dubito) in
Procura e hanno confidato agli inquirenti di avere avuto rapporti intimi con la
signora Marita. Hanno detto la verità o no? Non è questo il punto. La suddetta
signora ha facoltà di fare ciò che vuole con chi vuole e quando vuole senza
l'obbligo di giustificarsi con nessuno, tranne il marito. Perché le toghe
ficcano il naso nelle mutande di una sposa già distrutta dagli eventi? A quale
scopo? Sarebbe interessante che qualcuno ci spiegasse che c'entrano due supposte
(non accertate) relazioni avute dalla donna in questione con il delitto di Yara
commesso - forse - dal coniuge. Il gossip non ha alcuna importanza - fondato o
infondato che sia - ai fini di accertare la verità. Questo lo capisce chiunque.
Nonostante ciò, gli investigatori hanno infilato negli atti processuali che due
linguacciuti asseriscono di essersi divertiti, sessualmente parlando, con la
consorte di Bossetti. Cosicché questi, oltre a essere inguaiato per un
omicidio, nonché detenuto, adesso è anche formalmente cornuto agli occhi di chi
si pasce di pettegolezzi. Non solo. Marita ha il suo uomo agli arresti, tre
figli da mantenere (in assenza di un reddito), un futuro nebuloso, gli avvocati
da pagare e, dulcis in fundo, ci ha smenato pure la reputazione passando
ufficialmente (zero prove) per puttana».
A fronte di uno stillicidio mediatico rispetto
ad una notizia con valore zero, dall’altra parte troviamo uno dei tanti, troppi
casi, di ordinaria pazzia, che non meritano l’attenzione dei media.
La storia di Salvatore Lo Cascio di Monte
Porzio Catone, in provincia di Roma.
Roma. Italia. “Dopo una vita di fatica,
costretto alla fame ed al freddo. E nessuno mi dà retta”.
Questa lettera mi è arrivata da un signore
che scrive dal Lazio, ma che può pervenire da qualsiasi località italiana.
«Dr Antonio Giangrande, da semplice ed onesto
cittadino sto vivendo la più assurda situazione:
1° -Servizi idrici totalmente chiusi da 33
mesi.
2° -Lavoro bloccato, il Comune mi ha tolto la
licenza di vendita di ciò che produco da 33 mesi.
3° -L’Inps mi ha cancellato da coltivatore
diretto iscrivendomi alla categoria commercianti e, tassandomi per tale, ha ipotecato
tutto ciò che ho e per gli effetti Equitalia minaccia espropriazioni. Ho
denunciato ogni casa a Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato,
tribunali. Tutto giace archiviato, ne letto ne ascoltato, messo a tacere. Ho
inviato denuncia al C.S.M. per occultamento della denuncia nel Tribunale di
Velletri, ho inviato messaggi scritti al Capo dello Stato, messaggi email a
Matteo Renzi, a Pietro Grasso. Una lettera è stata inviata alla Corte di
Giustizia dell’Unione Europea. Tutte le richieste alle testate
giornalistiche e televisive non hanno avuto risposta. Non posso cercare
soluzione tramite un bravo avvocato perchè non ho alcun mezzo economico. Io non
chiedo aiuti economici, me li hanno offerti dalla Calabria dopo la mia esternazione
in TV su Rete 4 a “5ª Colonna.” Chiedo esclusivamente di non essere messo
a tacere. Ho inviato email e lettere alla Merkel, all'ambasciatore Germanico a
Roma, al Tribunale Diritti Umani di Strasburgo. Ho cercato sostegno agli
avvocati delle associazioni dei consumatori e dei sindacati. Nulla.»
Dopo questa richiesta di aiuto ho fatto delle
ricerche per conferma ed approfondimento, rinunciando alla marea di carte
inutili che in casi simili le vittime son pronte ad inondarti. In effetti solo un
giornale locale ne ha parlato. E’ stata la giornalista Lucrezia La Gatta su “La fiera dell’est” del 21 dicembre 2013. Essa
parla di come il sistema spolpa i poveri cristi ed io le do rilevanza
nazionale. Non gliene fregherà niente a nessuno e non si caverà un ragno dal
buco. Intanto io il mio dovere l’ho fatto, altri chissà…..
“La storia di Salvatore Lo Cascio, residente
a Monte Porzio Catone, è una storia di privazioni ed ingiustizie. Con una casa ipotecata
e la licenza agricola revocata a 62 anni. La sua vita avanti tra una battaglia
e l’altra. «Lavoro come
agricoltore da quando ero ragazzo - spiega Salvatore - ho iniziato vendendo i
prodotti del mio terreno all'ingrosso poi, a seguito delle nuove leggi, ho
dovuto optare per la Convenzione di Tipo A per l'occupazione di suolo pubblico
presso la Piazza del Mercato di Monte Porzio Catone». Ci viene mostrata una
fotocopia della licenza nella quale si legge che la Convenzione di Tipo A
permette la vendita dei prodotti agricoli quotidianamente. Il 25 novembre 2011
è arrivata, però, una lettera da parte del Comune dove si fa presente che
l'accordo con Salvatore Lo Cascio prevede che la vendita dei suoi prodotti
avvenga esclusivamente di martedì. Il 1 dicembre 2011, inoltre, arriva una
lettera da parte del Comune dove si annuncia la revoca dell'occupazione del suolo
pubblico. Quello che viene detto, dunque, è che la sua licenza fosse stata di
tipo B, la quale prevede la vendita dei prodotti per uno o più giorni a
settimana, in base agli accordi. «Ho mandato lettere al Comune di Monte Porzio
Catone, ho sporto denuncia al Tribunale di Velletri, ho protestato davanti Montecitorio,
ma nessuno mi ha mai risposto» continua a spiegarci mostrandoci tutte le lettere
e le denunce sporte negli ultimi anni. Il periodo in cui viene revocata la
Licenza Agricola al sig. Lo Cascio coincide con la fondazione di
un'Associazione Commercianti di Monte Porzio, la quale utilizza proprio la
Piazza del Mercato. Da quel giorno Salvatore ha smesso di lavorare all'età di
62 anni: «Dopo anni di sacrifici mi sarei aspettato una pensione ed una vita
tranquilla, invece ora mi ritrovo senza un lavoro e con una casa ed il terreno
ipotecati». Negli anni, il signor Lo Cascio ha accumulato 120.000 euro di
arretrati: una cifra che l'INPS, tempo fa, aveva richiesto di riunire nel giro
di soli cinque giorni. Non avendo le disponibilità economiche per coprire il
debito, Equitalia ha proceduto con l'ipoteca. Neanche le lettere inviate all'Agenzia
Delle Entrate, alla Regione Lazio, alla Federconsumatori ed alla Confesercenti hanno
saputo porre rimedio al danno subìto. «Mi hanno distrutto la vita e la famiglia
- ci racconta - mia moglie è costretta a lavorare come badante e donna delle
pulizie per guadagnare quel poco che ci fa andare avanti». Salvatore ha sempre
portato avanti le sue battaglie personalmente, non avendo le disponibilità
economiche per assumere un legale. Dopo l'ennesima opposizione alla richiesta di
archiviazione della sua pratica, risalente al 9 ottobre 2013, il 20 novembre arriva
finalmente una lettera protocollata 796/13 PM e 5914/13 GIP dove si annuncia la
prima seduta del 13 marzo 2014, al Tribunale di Velletri, dove verrà analizzata
la revoca della licenza agricola del sig. Lo Cascio. Un piccola soddisfazione per
l'agricoltore, dopo anni di silenzi e di indifferenza totale. Nonostante la
bella notizia, non si può affermare che ora Lo Cascio possa vivere in
tranquillità: tra il terreno ipotecato e la mancanza di lavoro, i sacrifici e
le sofferenze non terminano qui. In lacrime, conclude: «Il problema di un
singolo non fa notizia».
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
PUOI
TROVARE I LIBRI DI ANTONIO GIANGRANDE SU AMAZON.IT
Nessun commento:
Posta un commento