Contro la
liturgia rossa dei sindacati e contro l’utopia della politica di sinistra
radicata nell’ideologia del potere proletario e che in Parlamento votano con la
destra leggi contro i giovani. Politica stantia che disgusta. Ed hanno il
coraggio di dire che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
Un 1° maggio
dedicato a chi è dimenticato.
In Italia, quando
il lavoro manca o si perde, il lavoro diventa
fuorilegge!! Una Festa del lavoro dedicata ai dileggiati e dimenticati,
sfruttati e schiavizzati. Agli Immigrati? Non solo, m anche agli italianissimi
a tutti gli effetti! Il lavoro se si riesce a trovare, è tutto in nero. E
proprio a questa Italia abbiamo scelto di dedicarci in questo primo maggio
2013. La crisi abbatte i muri tra le generazioni. C'è il dramma dei giovani che
si trovano le porte sbarrate sulla strada di un lavoro regolare. C'è il milione
di licenziati solo nel 2012. Tutto ciò ha lasciato per strada chi un lavoro ce
l'aveva e ora si trova con gli anni addosso e poche o nessuna sicurezza. C’è
chi, sindacalizzato, in cassa integrazione o in indennità di disoccupazione o in pensione, lavora in nero rubando il
lavoro a chi non ha nessun sostentamento. Tra queste rovine sociali cresce e
prospera il lavoro nero: quei soldi, pochi maledetti e subito che stanno
diventando una via obbligata per tanti. Troppi. E non sono solo i giovani pony
express, ma i benzinai, gli impiegati e le forze dell’ordine che fanno il
doppio lavoro. In Italia dilaga il lavoro nero, tre
milioni secondo i dati Istat sono senza contratto. Dal dipendente
pubblico costretto a fare il muratore per far quadrare i conti, fino agli
stranieri che lavorano soprattutto nei campi e nei cantieri italiani. Tante
storie diverse legate insieme dalla necessità di arrivare a fine mese.
Muratori, camerieri, braccianti. Ma anche professionisti, dipendenti pubblici, assicuratori,
insegnanti, benzinai. Sono solo alcune delle tante facce del lavoro nero in
Italia. Circa tre milioni di persone che lavorano senza un contratto, quindi
senza giorni di malattie, senza ferie e senza la speranza di una pensione. In
Italia i nostri politici insieme ai sindacati e alle aziende parlano di crisi,
ma nessuno affronta il problema dei tantissimi stagisti e praticanti che
lavorano gratis. Antonio Giangrande, suo malgrado proprio per questo perseguitato,
con i suoi canali divulgativi (tra cui www.controtuttelemafie.it o http://www.youtube.com/watch?v=p3Nq19OboqY) vuole portare
avanti e meglio far conoscere questo grave problema di sfruttamento, e quindi
chiede a tutte quelle persone che hanno fatto o che stanno facendo questa
esperienza di sostenerlo, facendo conoscere i suoi libri denuncia, anche da
leggere gratuitamente. L’invito è rivolto anche a tutte le persone che non hanno
mai avuto, per loro fortuna, questa esperienza, ma che vogliono dare un
contributo a questa iniziativa. Cosa succede oggi quando si raggiunge la
fatidica laurea? Semplice, si cerca un lavoro, e siccome il lavoro per i comuni
mortali ormai è diventato un miraggio, per non stare con le mani in mano, di
solito ti iscrivi a una scuola di specializzazione, il cui risultato finale è
uno stage gratuito di 6 mesi senza percepire un soldo, e magari per fare questo
stage cambi anche città per cui ti devi pagare l’affitto e il resto. Questa
classe di lavoratori sono gli “stagisti” o meglio i “nuovi proletari”, dove la
loro unica ricchezza sono mamma e papà che devono continuare a dargli la
“paghetta” per andare avanti. Quel che è peggio è che in moltissimi casi lo stage,
che dovrebbe rappresentare un momento formativo al lavoro, viene svilito delle
capacità professionali di una persona, nel senso: ci sono da fare le fotocopie,
le fa lo stagista! Al termine del periodo dello stage, cosa succede?
Arrivederci, grazie e avanti un altro. Tanto è gratis. Per fortuna non è sempre
così, ci sono realtà aziendali dove il tirocinio post-laurea è davvero
considerato ciò che dovrebbe essere, un periodo di formazione e prova che
precede un’assunzione (uno su dieci circa), e spesso in questo caso lo stage è
anche retribuito. Ma sono casi isolati. Accanto agli stagisti, ci sono centinaia
di migliaia di praticanti (come si fa a non vederli), molti dei quali tenuti a
stecchetto per anni da avvocati, notai, commercialisti ed altri liberi professionisti,
che hanno avuto la fortuna di superare un concorso di abilitazione truccato :
perché pagare chi, per accedere all’Ordine, ha bisogno di svolgere il
praticantato? Siamo allo sfruttamento vero e proprio del lavoro. Praticanti e
collaboratori anche presso gli stessi parlamentari che legiferano. Di questo
mondo di stagisti e praticanti i sindacati e la politica non ne parlano e non
ne vogliono parlare. Oggi i praticanti avvocati sono come i
“ragazzi-spazzola” dei barbieri di una volta, quelli costretti a
sperare nella generosità dei clienti che volevano lasciargli una mancia. Ebbene
i giovani aspiranti avvocati, laurea in tasca e dignità sotto i piedi, lavoreranno
gratis o quasi come i garzoni di bottega dei tempi andati. Aspiranti avvocato trattati come una schiavi. Questa
è la riforma votata nell’ultimo scorcio del governo Monti da destra e da sinistra.
Un "sorcio" in uno studio legale. Situazioni di sfruttamento e
mobbing professionale, come li chiamano a Roma "quei sorci da buttà in
gabbia". Ebbene, la gabbia, sembra paradossale a dirsi, è uno studio
legale, uno dei tanti dove oggigiorno vengono "assunti" giovani
praticanti. "Assunzione", però è una parola grossa perché, pur se
subordinata ad un formale colloquio di assunzione, ad esso non segue un
contratto. Nessuna certezza dunque e la possibilità di ritrovarsi senza un
posto di lavoro se "il periodo di prova" è andato male. Ebbene sì,
pur avendo tutte le carte in regola per lavorare in uno studio legale, (laurea,
master, esame d'avvocato già sostenuto) si viene sottoposti giornalmente ad un
esame di compatibilità con lo studio. Cosa si intende per compatibilità?
Giovani avvocati: Lo schiavismo del nuovo millennio. Retribuzioni da 30
centesimi l'ora, maternità di due settimane, "multe" per ogni errore,
il potere assoluto del "dominus". Avvocati schiavi; architetti
saltuari. Non solo call center: precariato e sfruttamento colpiscono negli
studi professionali, nella scuola, nei giornali, persino sui Tir. Medici a
partita iva, infermieri a termine: la precarietà va anche in ospedale. E chi
vuole avviare un'impresa trova più ostacoli che incentivi. Un medico chirurgo a
partita Iva, un geometra perennemente scalzato da apprendisti che possono
essere pagati di meno, un archeologo a chiamata nei cantieri delle fogne…Sono
storie che raccontano anche le facce meno conosciute del precariato, quello che
tocca professioni superqualificate, come il medico appunto, oppure le
difficoltà di chi prova a smarcarsi dall’utopia del posto fisso per creare
un’impresa, ma dal fisco e dalle banche trova ostacoli invece che
incoraggiamento. E poi le grottesche mansioni affidate agli stagisti, supplenti
della scuola che spendono di tasca propria migliaia di euro per “qualificarsi”
a un lavoro che sfugge di anno in anno. Ed i giornalisti che dovrebbero
denunciare l’arcano? In base a una norma da poco approvata l’esame lo possono fare tutti i
pubblicisti che dimostrano di vivere di
questo mestiere (non ci sono più requisiti stringenti di reddito).
Oltre, naturalmente, a tutti quelli che hanno lavorato in una redazione: in regola come praticanti,
e sono pochissimi (compresi i soliti raccomandati), o in nero. Poi però devi
sborsare quasi 500 euro tra tasse e
bolli vari, iscriverti obbligatoriamente a un corso preparatorio –
quello online, per esempio, costa 200 euro -, andare a Roma due volte per fare
scritto e orale nel bunker burocratico dell’hotel Ergife. Siamo sui mille euro
come ridere. Ma poi c’è poco da ridere e stare allegri. Che cosa si risolve
diventando professionisti? Nelle ultime infornate di esami ho incontrato molti
trentenni che non lavorano già più o fanno lavoretti giornalistici saltuari per
poche centinaia di euro l’anno. Un importante gruppo editoriale ha di recente
imposto ai collaboratori condizioni standard per cui i pezzi molti brevi sono
pagati… zero euro. Zero. Il lavoro
gratuito viola la Costituzione. Anche quello a condizioni non dignitose.
Sui problemi della professione grava da anni una cappa di silenzio, un muro di gomma.
Paradossale, grottesco, kafkiano perché stiamo parlando del mondo dei mass media, della comunicazione.
Ma visto che sui giornali non se ne può parlare, perché gli editori non
gradiscono, dove altro parlarne? Internet
per fortuna sta un po’ cambiando le cose. In questa situazione poi se la
vittima diventa carnefice e va a colpire un povero cristo come lui,
crocifiggiamolo, ed è giusto che sia così, ma quando parliam di loro non
dimentichiamoci delle motivazioni che portano alla esasperazione ed a gesti
inconsulti.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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