Il paese è vetusto ed in mano alle
lobbies, alle caste ed ai manettari: per gli effetti è attanagliato da mille
problemi che non sono solo economici e che non si vogliono risolvere. Per le
sinistre, insite anche nei movimenti come il M5S, il problema principale da 20
anni è sempre e solo Silvio Berlusconi. Il velo che artatamente copre le vergogne
italiche. Anche nel giorno in cui la memoria di Giovanni Falcone è stata ricordata
dai tanti giuda indefessi e senza vergogna che lo tradirono ed osteggiarono in
vita. Gli stessi che poi hanno ucciso Paolo Borsellino. Commemorazione
liturgica in mano all’antimafia monopolista dove tutto si deve tacere.
Per
dimostrare quello che non si osa dire:
1) La migliore giornalista italiana non
è giornalista (Sic) giusto per dimostrare che nelle professioni (avvocati,
magistrati, notai, ecc.) spesso si abilita ed opera chi non lo merita.
2) Grillo vuol solo rottamare l’ordine dei
giornalisti. Come tutti gli altri è prono alle lobbies.
Questa è
“Mi-Jena Gabanelli” (secondo Dagospia), la Giovanna D’Arco di Rai3, che i
grillini volevano al Quirinale. Milena Gabanelli intervistata da Gian Antonio Stella per "Sette - Corriere della Sera".
Sei impegnata da anni nella denuncia delle storture degli ordini
professionali: cosa pensi dell'idea di Grillo di abolire solo quello dei
giornalisti?
«Mi fa un
po' sorridere. Credo che impareranno che esistono altri ordini non meno
assurdi. Detto questo, fatico a vedere l'utilità dell'Ordine dei giornalisti.
Credo sarebbe più utile, come da altre parti, un'associazione seria e rigorosa
nella quale si entra per quello che fai e non tanto per aver dato un esame...».
Ti pesa ancora la bocciatura?
«Vedi un po'
tu. L'ho fatto assieme ai miei allievi della scuola di giornalismo. Loro sono
passati, io no».
Essere bocciata come Alberto Moravia dovrebbe consolarti.
«C'era una
giovane praticante che faceva lo stage da noi. Le avevo corretto la tesina...
Lei passò, io no. Passarono tutti, io no».
Mai più rifatto?
«No. Mi
vergognavo. Per fare gli orali dovevi mandare a memoria l'Abruzzo e io
lavorando il tempo non l'avevo».
Nel senso del libro di Franco Abruzzo, giusto?
«Non so se
c'è ancora quello. So che era un tomo che dovevi mandare a memoria per sapere
tutto di cose che quando ti servono le vai a vedere volta per volta. Non ha
senso. Ho pensato che si può sopravvivere lo stesso, anche senza essere
professionista».
Inchiesta
approfondita sul tema:
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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