FATTI DI CRONACA, DISFATTI DI GIUSTIZIA.
Quello che la gente non capisce……e quello che non si
osa dire.
Colloquio con il dr Antonio Giangrande, scrittore e
sociologo storico, noto per i suoi saggi d’inchiesta letti in tutto il mondo e
per i suoi articoli pubblicati in tutta Italia, ma ignorato dai media
generalisti foraggiati dallo Stato.
«Da anni racconto ai posteri
ed agli stranieri quello che in Italia non si osa dire. In tema di Giustizia la
gente si spella le mani ad osannare quelli che certa politica e certa
informazione ha santificato: ossia, i magistrati. Dico questo senza alcun pregiudizio
e, anzi, con il rispetto che devo ad amici e magistrati che stimo ed ai quali
questa percezione, che non credo sia mio esclusivo patrimonio, non rende il
giusto merito. Bene. Io, nei miei testi e
nei miei video, parlo di chi, invece da innocente non ha voce. Racconto le loro
storie, affinchè in un’altra vita venga reso a loro quella giustizia che in
questa realtà gli è negata. Un indennizzo o un risarcimento per quello che gli
è stato tolto e mai più gli può essere reso. La dignità ed ogni diritto.
Specialmente se poi le pene sono scontate nei canili umani. Cosa orrenda se io aborro
questa crudeltà e perciò, addirittura, non ho il mio cane legato alle catene. Ogni
città ha le sue storie di ingiustizie da raccontare che nessuno racconta. La
mia missione è farle conoscere, pur essendo irriconoscenti le vittime. Parlo di
loro, vittime d’ingiustizia, ma parlo anche delle vittime del reato. Parlo
soprattutto dell’ambiente sociale ed istituzionale che tali vicende trattano.
Vita morte e miracoli di chi ha il potere o l’indole di sbagliare e che, con i
media omertosi, invece rimane nell’ombra o luccica di luce riflessa ed
immeritata. Sul delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana, il mio paese, ho raccontato
quello che in modo privilegiato ho potuto vedere, ma non è stato raccontato. Ma
non solo di quel delitto mi sono occupato. Nel libro su Perugia mi sono
occupato del delitto di Meredith
Kercher. Per esempio.
FIRENZE. 30 gennaio 2014. Ore 22.00 circa. Come volevasi dimostrare. Ogni volta che un delitto si basa su
indizi aleatori che si sottopongono a contrastanti interpretazioni, i
magistrati condannano, pur sussistendo gravi dubbi che lasciano sgomenti
l'opinione pubblica. Condannano non al di là del ragionevole dubbio e lo fanno
per non recare sgarbo ai colleghi dell'accusa. I sensitivi hanno delle
sensazioni e li palesano, spesso non creduti. I pubblici ministeri, in assenza
di prove, anch’essi hanno delle sensazioni. Solo che loro vengono creduti dai
loro colleghi. Sia mai che venga lesa l’aurea di infallibilità di chi, con un
concorso all’italiana, da un giorno all’altro diventa un dio in terra. Osannato
dagli italici coglioni, che pur invischiati nelle reti dell’ingiustizia, nulla
fanno per ribellarsi.
«Grazie
a quei giudici coscienziosi e privi di animosità politica che spero sempre di
trovare - ha detto Silvio Berlusconi riferendosi ai suoi guai giudiziari - gli
italiani potranno comprendere appieno la vera e propria barbarie giudiziaria in
cui l’Italia è precipitata. Una degenerazione dei principali capisaldi del
diritto - ha, infine, concluso - che ha riservato a me e alle persone che mi
stimano e mi vogliono bene un’umiliazione e, soprattutto, un dolore
difficilmente immaginabili da parte di chi non vive l’incubo di accuse tanto
ingiuste quanto infondate».
Se
lo dice lui che è stato Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana?
Silvio Berlusconi: «Venti anni di guerra contro di me. In Italia
giustizia ingiusta per tutti».
Raffaele Sollecito: «Io
sono innocente. Come
mi sento? Vorrei che gli altri si mettessero al mio posto. E’ così...».
Sabrina Misseri: «Io non
c'entro niente, sono innocente».
Alberto Stasi: «Io sono
innocente».
Queste
sono solo alcune delle migliaia di testimonianze riportate nei miei saggi.
Gente innocente condannata. Gente innocente rinchiusa in carcere. Gente
innocente rinchiusa in carcere addirittura in attesa di un giudizio che
arriverà con i tempi italici e rilasciato da magistrati che intanto si godono
le loro ferie trimestrali.
Questo
può bastare a dimostrare la mia cognizione di causa?
Quale altro
ruolo istituzionale prevede l’impunità di fatto per ogni atto compiuto
nell’esercizio del proprio magistero? Quale altro organo dello Stato è il
giudice di se stesso?
Di
questa sorte meschina capitata ai più sfortunati, la maggioranza dei beoti italici
se ne rallegra. Il concetto di Schadenfreude potrebbe anche venire parafrasato
come "compiacimento malevolo". Il termine deriva da Schaden
(danno) e Freude (gioia). In tedesco il termine ha sempre una
connotazione negativa. Esiste una distinzione tra la "schadenfreude
segreta" (un sentimento privato) e la "schadenfreude aperta" (Hohn).
Un articolo del New York Times del 2002 ha citato una serie di studi
scientifici sulla Schadenfreude, che ha definito come "delizia delle
disgrazie altrui".
Ecco perché Antonio
Giangrande è orgoglioso di essere diverso.
In un mondo
caposotto (sottosopra od alla rovescia) gli ultimi diventano i primi ed i primi
sono gli ultimi. L’Italia è un Paese caposotto. Io, in questo mondo alla
rovescia, sono l’ultimo e non subisco tacendo, per questo sono ignorato o
perseguitato. I nostri destini in mano ai primi di un mondo sottosopra. Che
cazzo di vita è?
Noi siamo
animali. Siamo diversi dalle altre specie solo perché siamo viziosi e ciò ci
aguzza l’ingegno.
Al di là delle
questioni soggettive è il sistema giustizia ed i suoi operatori (Ministri, magistrati,
avvocati e personale amministrativo) che minano la credibilità di un servizio
fondamentale di uno Stato di Diritto.
Noi, miseri
umani, prima di parlare o sparlare dei nostri simili, facciamo come dice il
nostro amico Raffaele Sollecito: “Vorrei che gli altri si mettessero al mio
posto”. Quindi, facciamolo! Solo allora si vedrà che la prospettiva di giudizio
cambia e di conseguenza si possono cambiare le cose. Sempre che facciamo in
tempo, prima che noi stessi possiamo diventare oggetto di giudizio. Ricordiamoci
che quello che capita agli altri può capitare a noi, perché gli altri, spesso,
siamo proprio noi. Oggi facciamo ancora in tempo. Basta solo non essere ignavi!»
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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