A.D. 2014. MORIRE
DI DENTI, MORIRE DI POVERTA’, MA I DENTISTI SI SCAGLIANO CONTRO ANTONIO
GIANGRANDE.
«Siamo un paese di gente che, presi uno ad uno, si
definisce onesta. Per
ogni male che attanaglia questa Italia, non si riesce mai a trovare il
responsabile. Tanto, la colpa è sempre degli altri!». Così afferma il dr
Antonio Giangrande, noto saggista di fama mondiale e presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie, sodalizio antimafia riconosciuto dal
Ministero dell’Interno. Associazione fuori dal coro e fuori dai circuiti
foraggiati dai finanziamenti pubblici.
«Quando ho trattato il tema dell’odontoiatria,
parlando di un servizio non usufruibile per tutti, non ho affrontato l’argomento
sulla selezione degli odontoiatri. Non ho detto, per esempio, che saranno processati a partire dal prossimo 6 marzo 2014 i 26 imputati
rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Bari Michele Parisi nell'ambito
del procedimento per i presunti test di ingresso truccati per l'ammissione alle
facoltà di odontoiatria e protesi dentaria delle Università di Bari, Napoli,
Foggia e Verona, negli anni 2008-2009. Ho scritto solo un articolo asettico dal
titolo eclatante.»
LA
LOBBY DEI DENTISTI E LA MAFIA ODONTOIATRICA.
In
una sequela di corpi nudi, da quale particolare tra loro riconosceresti un
indigente? Dai denti, naturalmente! Guardalo in bocca quando ride e quando
parla e vedrai una dentatura incompleta, cariata e sporca.
In
fatto di salute dentale gli italiani non si rivolgono alla ASL. I dentisti
della ASL ci sono, eppure è solo l'8% degli italiani ad avvalersi dei dentisti
pubblici. Nel 92% dei casi gli italiani scelgono un dentista privato. Più che
altro ad influenzare la scelta per accedere a questa prestazione medica è
perché alla stessa non è riconosciuta l’esenzione del Ticket. Ci si mette anche
la macchinosità burocratica distribuita in più tempi: ricetta medica;
prenotazione, pagamento ticket e finalmente la visita medica lontana nel tempo
e spesso a decine di km di distanza, che si protrae in più fasi con rinnovo
perpetuo di ricetta, prenotazione e pagamento ticket. La maggiore disponibilità
del privato sotto casa a fissare appuntamenti in tempi brevi, poi, è la carta
vincente ed alla fine dei conti, anche, la più conveniente. Ciononostante la
cura dei denti ci impone di aprire un mutuo alla nostra Banca di fiducia.
Il
diritto alla salute dei denti, in questo stato di cose, in Italia, è un
privilegio negato agli svantaggiati sociali ed economici.
LA
VULNERABILITA’ SOCIALE. Può essere definita come quella condizione di
svantaggio sociale ed economico, correlata di norma a condizioni di marginalità
e/o esclusione sociale, che impedisce di fatto l’accesso alle cure
odontoiatriche oltre che per una scarsa sensibilità ai problemi di prevenzione
e cura dei propri denti, anche e soprattutto per gli elevati costi da sostenere
presso le strutture odontoiatriche private. L’elevato costo delle cure presso i
privati, unica alternativa oggi per la grande maggioranza della popolazione, è
motivo di ridotto accesso alle cure stesse anche per le famiglie a reddito
medio - basso; ciò, di fatto, limita l’accesso alle cure odontoiatriche di
ampie fasce di popolazione o impone elevati sacrifici economici qualora siano
indispensabili determinati interventi.
Pertanto,
tra le condizioni di vulnerabilità sociale si possono individuare tre distinte
situazioni nelle quali l’accesso alle cure è ostacolato o impedito:
a)
situazioni di esclusione sociale (indigenza);
b)
situazioni di povertà:
c)
situazioni di reddito medio – basso.
Perché il
Servizio Sanitario Nazionale e di rimando quello regionale e locale non
garantisce il paritetico accesso alle cure dentali? Perché a coloro che
beneficiano dell’esenzione al pagamento del Ticket, questo non è applicato alla
prestazione odontoiatrica pubblica?
Andare dal dentista
gratis è forse il sogno di tutti, visti i conti che ci troviamo
periodicamente a pagare e che non di rado sono la ragione per cui si rimandano
le visite odontoiatriche, a tutto discapito della salute dentale. Come avrete
capito, insomma, non è così semplice avere le cure dentistiche gratis e spesso,
per averle, si devono avere degli svantaggi molto forti, al cui confronto la
parcella del dentista, anche la più cara, non è nulla. E' però importante
sapere e far sapere che, chi vive condizioni di disagio economico o ha malattie
gravi, può godere, ma solo in rare Regioni, di cure dentistiche gratuite a
totale carico del Sistema Sanitario Nazionale. Diciamo subito che non tutti possono avere questo
diritto: le spese odontoiatriche non sono assimilabili a quelle di altre
prestazioni mediche offerte nelle ASL, negli ospedali e nelle cliniche
convenzionate di tutta Italia. Inoltre, qualora si rendano necessarie protesi
dentarie o apparecchi ortodontici, questi sono a carico del paziente: vi sono
però alcune condizioni particolari che permettono, a seconda dei regolamenti
regionali, di ottenere protesi dentali gratuite e apparecchi a costo zero o
quasi. Le regioni amministrano la sanità, e dunque anche le cure dentistiche,
con larghe autonomie che a loro volta portano a differenze anche sostanziali da
un luogo all'altro. Bisogna, quando si nasce, scegliersi il posto!
Alla fine
del racconto, la morale che se ne trae è una. E’ possibile che la lobby dei
dentisti sia così forte da influenzare le prestazioni sanitarie delle Asl
italiane e gli indirizzi legislativi del Parlamento? In tempo di crisi ci si
deve aspettare un popolo di sgangati senza denti, obbligati al broncio ed
impediti al sorriso da una ignobile dentatura?
Questo articolo è stato pubblicato da decine di
testate di informazione. E la reazione dei dentisti non si è fatta attendere,
anche con toni minacciosi. Oggetto degli strali polemici è stato, oltre che
Antonio Giangrande, il direttore di “Oggi”.
«I Dentisti non sono mafiosi
bensì gli unici che si prendono cura dei cittadini». ANDI protesta con Oggi per
una delirante lettera pubblicata. Così viene definito l’articolo. Il 14 gennaio 2014 sul sito del settimanale Oggi, nella rubrica “C’è posta
per noi”, è stata pubblicata una missiva del dott. Antonio
Giangrande presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie dal titolo
“La lobby dei dentisti e la mafia odontoiatrica”. Nella nota Giangrande
analizza il bisogno di salute orale e le difficoltà del servizio pubblico di
dare le risposte necessarie chiedendosi se tutto questo non è frutto del lavoro
della lobby dei dentisti talmente potente da influenzare le prestazioni
sanitarie delle Asl e le decisioni del Parlamento. ANDI, per tutelare
l’immagine dei dentisti liberi professionisti italiani, sta valutando se
intraprendere azioni legali nei confronti dell’autore della lettera e del
giornale. Intanto ha chiesto di pubblicare la nota che riportiamo sotto. La
Redazione di Oggi ha scritto il 24.1.2014 alle 16:59, Il precedente titolo
della lettera del Dottor Giangrande era fuorviante e di questo ci scusiamo con
gli interessati. Qui di seguito l’intervento dell’Associazione Nazionale
Dentisti italiani, a nome del Presidente Dott. Gianfranco Prada, in risposta
allo stesso Dottor Giangrande. «A nome dei 23 mila dentisti italiani Associati
ad ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) che mi onoro di presiedere
vorrei rispondere alla domanda che il dott. Antonio Giangrande, presidente dell’Associazione
Contro tutte le Mafie ha posto sul suo giornale il 14 gennaio. “E’ possibile
che la lobby dei dentisti sia così forte da influenzare le prestazioni
sanitarie delle Asl italiane e gli indirizzi legislativi del Parlamento? In
tempo di crisi ci si deve aspettare un popolo di sgangati senza denti,
obbligati al broncio ed impediti al sorriso da una ignobile dentatura?” La risposta è no. No, dott. Giangrande non
c’è una lobby di dentisti così forte da influenzare le scelte della sanità
pubblica. La causa di quanto lei scrive si chiama spending review o se vogliamo
utilizzare un termine italiano dovremmo dire tagli: oltre 30 miliardi negli
ultimi due anni quelli per la sanità. Poi io aggiungerei anche disinteresse
della politica verso la salute orale che non ha portato, mai, il nostro SSN ad
interessarsi del problema. Vede dott. Giangrande lei ha ragione quando sostiene
che un sorriso in salute è una discriminante sociale, ma non da oggi, da
sempre. Ma questo non per ragioni economiche, bensì culturali. Chi fa
prevenzione non si ammala e non ha bisogno di cure. Mantenere sotto controllo
la propria salute orale costa all’anno quanto una signora spende alla settimana
dalla propria parrucchiera. Ed ha anche ragione quando “scopre” che le cure
odontoiatriche sono costose, ma non care come dice lei. Fare una buona
odontoiatria costa e costa sia al dentista privato che alla struttura pubblica,
che infatti non riesce ad attivare un servizio che riesca a soddisfare le
richieste dei cittadini. Inoltre, oggi, lo stato del SSN quasi al collasso, non
consente investimenti nell’odontoiatria: chiudono i pronto soccorso o vengono
negati prestazioni salva vita. Ma le carenze del pubblico nell’assistenza
odontoiatrica non è neppure di finanziamenti, è di come questi soldi vengono
investiti. Qualche anno fa il Ministero della Salute ha effettuato un
censimento per capire le attrezzature ed il personale impiegato da Ospedali ed
Asl nell’assistenza odontoiatrica e da questo è emerso che i dentisti impiegati
utilizzano gli ambulatori pubblici in media per sole 3 ore al giorno. Ma non
pensi sia per negligenza degli operatori, molto spesso è la stessa Asl che non
può permettersi di attivare il servizio per più tempo. Non ha i soldi. Però poi
succede anche che utilizzi le strutture pubbliche per dare assistenza
odontoiatrica a pagamento e quindi per rimpinguare i propri bilanci. Come mai
non ci indigna per questo? Il problema non è di carenza di attrezzature
(mediamente quelle ci sono) sono i costi per le cure. Una visita odontoiatria è
molto più costosa di una visita di qualsiasi altra branca della medicina. Pensi
quando il suo dermatologo o cardiologo la visita e poi allo studio del suo
dentista in termini di strumenti, attrezzature e materiali utilizzati. Anche
con i pazienti che pagano il ticket l’Asl non riesce a coprire neppure una
piccola parte dei costi sostenuti per effettuare la cure. Da tempo chiediamo ai
vari Ministri che negli anni hanno trascurato l’assistenza odontoiatrica di
dirottare quegli investimenti in un progetto di prevenzione odontoiatrica verso
la fasce sociali deboli e i ragazzi. Una seria campagna di prevenzione
permetterebbe di abbattere drasticamente le malattie del cavo orale, carie e
malattia parodontale, diminuendo drasticamente la necessità di interventi
costosi futuri come quelli protesici. Invece nelle nostre Asl e negli ospedali
non si previene e non si cura neppure, perché costa troppo curare, così si
estraggono solo denti… creando degli “sdentati” che avranno bisogno di protesi.
Dispositivo che il nostro SSN non può erogare. Ma molto spesso lo fa a
pagamento. Pensi, dott. Giangrande, siamo talmente lobbie che l’unico progetto
di prevenzione pubblica gratuito attivo su tutto il territorio nazionale è reso
possibile da 35 anni dai dentisti privati aderenti all’ANDI. Stesso discorso
per l’unico progetto di prevenzione del tumore del cavo orale, 6 mila morti
all’anno per mancata prevenzione. Per aiutare gli italiani a tutelare la
propria salute orale nell’immediato basterebbe aumentare le detrazioni fiscali
della fattura del dentista (oggi è possibile detrarre solo il 19%) ma questo il
Ministero dell’Economia dice che non è possibile. Però da anni si permette ai
cittadini di detrarre oltre il 50% di quanto spendono per ristrutturare casa o
per comprare la cucina. Come vede, caro dott. Giangrande, il problema della
salute orale è molto serio così come molto serio il problema della mafia. Ma
proprio perché sono problemi seri, per occuparsene con competenza bisogna
sforzarsi di analizzare il problema con serietà e non fare le proprie
considerazioni utilizzando banali lunghi comuni. In questo modo insulta solo i
dentisti italiani che sono seri professionisti e non truffatori o peggio ancora
mafiosi. Fortunatamente questo i nostri pazienti lo sanno, ecco perché il 90%
sceglie il dentista privato e non altre strutture come quelle pubbliche o i low
cost. Perché si fida di noi, perché siamo seri professionisti che lavorano per
mantenerli sani. Aspettiamo le sue scuse. Il Presidente Nazionale ANDI, Dott.
Gianfranco Prada».
Antonio
Giangrande, come sua consuetudine, fa rispondere i fatti per zittire polemiche
strumentali e senza fondamento, oltre che fuorvianti il problema della iniquità
sociale imperante.
Palermo. Morire,
nel 2014, perché non si vuole - o non si può - ricorrere alle cure di un
dentista. Da
un ospedale all'altro: muore per un ascesso. Quando il dolore è diventato
insopportabile ha deciso di rivolgersi ai medici, ma la situazione è
precipitata, scrive Valentina Raffa su “Il
Giornale”, martedì 11/02/2014. Una storia alla
Dickens, con la differenza però che oggi non siamo più nell'800 e romanzi
sociali come «Oliver Twist», «David Copperfield» e «Tempi difficili» dovrebbero
apparire decisamente anacronistici. Eppure... Eppure succede che ai nostri
giorni si possa ancora morire per un mal di denti. Un dolore a un molare che la
protagonista di questa drammatica vicenda aveva cercato di sopportare.
Difficile rivolgersi a un dentista, perché curare un ascesso avrebbe richiesto
una certa spesa. E Gaetana, 18enne di Palermo, non poteva permettersela. Lei si
sarebbe dovuta recare immediatamente in Pronto soccorso. Quando lo ha fatto,
ossia quando il dolore era divenuto lancinante al punto da farle perdere i
sensi, per lei non c'era più nulla da fare. È stata accompagnata dalla famiglia
all'ospedale Buccheri La Ferla, di Palermo, dove avrebbe risposto bene alla
terapia antibiotica, ma purtroppo il nosocomio (a differenza del Policlinico)
non dispone di un reparto specializzato. Quando quindi la situazione si è aggravata,
la donna è stata portata all'ospedale Civico. Ricoverata in 2^ Rianimazione, i
medici hanno tentato il possibile per salvarle la vita. A quel punto, però,
l'infezione aveva invaso il collo e raggiunto i polmoni. L'ascesso al molare
era divenuto fascite polmonare. L'agonia è durata giorni. La vita di Gaetana
era appesa a un filo. Poi è sopraggiunto il decesso. Le cause della morte sono
chiare, per cui non è stata disposta l'autopsia. Nel 2014 si muore ancora così.
E pensare che esiste la «mutua». Ma Gaetana forse non lo sapeva. Sarebbe
bastato recarsi in ospedale con l'impegnativa del medico di base. è una storia
di degrado, non di malasanità: ci sono 4 ospedali a Palermo con servizio
odontoiatrico. Ma nella periferia tristemente famosa dello Zen questa non è
un'ovvietà.
Morire
di povertà. Gaetana Priola, 18 anni, non aveva i soldi per
andare dal dentista scrive “Libero Quotidiano”. La giovane si è spenta
all'ospedale civico di Palermo, dove era ricoverata dai primi giorni di
febbraio 2014. A ucciderla, un infezione polmonare causata da un ascesso
dentale mai curato. All'inizio del mese, la giovane era svenuta in
casa senza più dare segni di vita. I medici le avevano diagnosticato uno choc
settico polmonare, condizione che si verifica in seguito a un improvviso
abbassamento della pressione sanguigna. Inizialmente, Gaetana era stata
trasportata al Bucchieri La Ferla e, in seguito, era stata
trasferita nel reparto di rianimazione del Civico. Le sue condizioni sono
apparse da subito come gravi. I medici hanno provato a rianimarla ma, dopo una
settimana di cure disperate, ne hanno dovuto registrare il decesso.
Disperazione e dolore nel quartiere Zen della città, dove la vittima risiedeva
insieme alla famiglia.
All'inizio era un semplice mal di denti, scrive “Il Corriere della Sera”.
Sembrava un dolore da sopportare senza drammatizzare troppo. Eppure in seguito
si è trasformato in un ascesso poi degenerato in infezione. Una patologia
trascurata, forse anche per motivi economici, che ha provocato la morte di una ragazza
di 18 anni, Gaetana Priolo. La giovane, che abitava a Palermo nel quartiere
Brancaccio, non si era curata; qualcuno dice che non aveva i soldi per pagare
il dentista. Un comportamento che le è stato fatale: è spirata nell'ospedale
Civico per uno «shock settico polmonare». Le condizioni economiche della
famiglia della ragazza sono disagiate ma decorose. Gaetana era la seconda di
quattro figli di una coppia separata: il padre, barista, era andato via un paio
di anni fa. Nella casa di via Azolino Hazon erano rimasti la moglie, la sorella
maggiore di Gaetana, il fratello e una bambina di quasi cinque anni. Per
sopravvivere e mantenere la famiglia la madre lavorava come donna delle
pulizie. «È stata sempre presente, attenta, una donna con gli attributi», dice
Mariangela D'Aleo, responsabile delle attività del Centro Padre Nostro, la
struttura creato da don Pino Puglisi, il parroco uccisa dalla mafia nel '93,
per aiutare le famiglie del quartiere in difficoltà. L'inizio del calvario per
Gaetana comincia il 19 gennaio scorso: il dolore è insopportabile tanto da far
perdere i sensi alla diciottenne. La ragazza in prima battuta viene trasportata
al Buccheri La Ferla e visitata al pronto soccorso per sospetto ascesso
dentario. «Dopo due ore circa, in seguito alla terapia, essendo diminuito il
dolore, - afferma una nota della direzione del nosocomio - è stata dimessa per
essere inviata per competenza presso l'Odontoiatria del Policlinico di
Palermo». Dove però Gaetana non è mai andata. Si è invece fatta ricoverare il
30 gennaio al Civico dove le sue condizioni sono apparse subito gravi: in
seconda rianimazione le viene diagnosticata una fascite, un'infezione grave che
partendo dalla bocca si è già diffusa fino ai polmoni - dicono all'ospedale -.
I medici fanno di tutto per salvarla, ma le condizioni critiche si aggravano
ulteriormente fino al decesso avvenuto la settimana scorsa. Al momento non c'è
nessuna denuncia della famiglia e nessuna inchiesta è stata aperta. «È un caso
rarissimo - spiega una dentista - ma certo non si può escludere che possa
accadere». Soprattutto quando si trascura la cura dei denti. Ed è questo un
fenomeno in crescita. «L'11% degli italiani rinuncia alle cure perchè non ha le
possibilità economiche, e nel caso delle visite odontoiatriche la percentuale
sale al 23% - denuncia il segretario nazionale Codacons, Francesco Tanasi - In
Sicilia la situazione è addirittura peggiore. Chi non può permettersi un medico
privato, si rivolge alla sanità pubblica, settore dove però le liste d'attesa
sono spesso lunghissime, al punto da spingere un numero crescente di utenti a
rinunciare alle cure».
“È
un caso rarissimo – spiega una dentista – ma certo non si può escludere che
possa accadere”, scrive “Canicattiweb”. Soprattutto quando si trascura la cura
dei denti. Ed è questo un fenomeno in crescita. Il Codacons si è schierato
subito al fianco dei familiari e dei cittadini indigenti. “Il caso della 18enne
morta a Palermo a causa di un ascesso non curato per mancanza di soldi, è uno
degli effetti della crisi economica che ha colpito la Sicilia in modo più
drammatico rispetto al resto d’Italia”. “L’11% degli italiani rinuncia alle
cure mediche perché non ha le possibilità economiche per curarsi, e nel caso
delle le visite odontoiatriche la percentuale sale al 23% – denuncia il
segretario nazionale Codacons, Francesco Tanasi – Ed in Sicilia la situazione è
addirittura peggiore. Chi non può permettersi cure private, si rivolge alla
sanità pubblica, settore dove però le liste d’attesa sono spesso lunghissime,
al punto da spingere un numero crescente di utenti a rinunciare alle cure. Tale
stato di cose genera emergenze e situazioni estreme come la morte della ragazza
di Palermo. E’ intollerabile che nel 2014 in Italia si possa morire per
mancanza di soldi – prosegue Tanasi – Il settore della sanità pubblica deve
essere potenziato per garantire a tutti le prestazioni mediche, mentre negli
ultimi anni abbiamo assistito a tagli lineari nella sanità che hanno prodotto
solo un peggioramento del servizio e un allungamento delle liste d’attesa”.
Bene,
cari dentisti, gli avvocati adottano il gratuito patrocinio, ma non mi sembra
che voi adottiate il “Pro Bono Publico” nei confronti degli indigenti. Pro
bono publico (spesso abbreviata in pro bono) è una frase derivata
dal latino che significa "per il bene di tutti". Questa locuzione è
spesso usata per descrivere un fardello professionale di cui ci si fa carico
volontariamente e senza la retribuzione di alcuna somma, come un servizio
pubblico. È comune nella professione legale, in cui - a differenza del concetto
di volontariato - rappresenta la concessione gratuita di servizi o di
specifiche competenze professionali al servizio di coloro che non sono in grado
di affrontarne il costo.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
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