Lettera aperta a “Quarto Grado”.
Egregio Direttore di “Quarto
Grado”, dr Gianluigi Nuzzi, ed illustre Comitato di Redazione e stimati autori.
Sono il Dr Antonio Giangrande,
scrittore e cultore di sociologia storica. In tema di Giustizia per conoscere
gli effetti della sua disfunzione ho scritto dei saggi pubblicati su Amazon.it:
“Giustiziopoli. Ingiustizia contro i singoli”; “Malagiustiziopoli”.
Malagiustizia contro la Comunità”. Per conoscere bene coloro che la disfunzione
la provocano ho scritto “Impunitopoli. Magistrati ed Avvocati, quello che non
si osa dire”. Per giunta per conoscere come questi rivestono la loro funzione
ho scritto “Concorsopoli. Magistrati ed avvocati col trucco”. Naturalmente per
ogni città ho rendicontato le conseguenze di tutti gli errori giudiziari. Errore giudiziario non è quello conclamato,
ritenuto che si considera scleroticamente solo quello provocato da dolo o colpa
grave. E questo con l’addebito di infrazione da parte dell’Europa. Né può
essere considerato errore quello scaturito solo da ingiusta detenzione. E’
errore giudiziario ogni qualvolta vi è una novazione di giudizio in sede di
reclamo, a prescindere se vi è stata detenzione o meno, o conclamato l’errore
da parte dei colleghi magistrati. Quindi vi è errore quasi sempre.
Inoltre, cari emeriti signori,
sono di Avetrana. In tal senso ho scritto un libro: “Tutto su Taranto, quello
che non si osa dire” giusto per far sapere come si lavora presso gli uffici
giudiziari locali. Taranto definito il Foro dell’Ingiustizia. Cosa più
importante, però, è che ho scritto: “Sarah Scazzi. Il delitto di Avetrana. Il
resoconto di un avetranese. Quello che non si osa dire”. Tutti hanno
scribacchiato qualcosa su Sarah, magari in palese conflitto d’interesse, o come
megafono dei magistrati tarantini, ma solo io conosco i protagonisti, il
territorio e tutto quello che è successo sin dal primo giorno. Molto prima di
coloro che come orde di barbari sono scesi in paese pensando di trovare in loco
gente con l’anello al naso e così li hanno da sempre dipinti. Certo che
magistrati e giornalisti cercano di tacitarmi in tutti i modi, specialmente a
Taranto, dove certa stampa e certa tv è lo zerbino della magistratura. Come in
tutta Italia, d’altronde. E per questo non sono conosciuto alla grande massa,
ma sul web sono io a spopolare.
Detto questo, dal mio punto di
vista di luminare dell’argomento Giustizia, generale e particolare, degli
appunti ve li voglio sollevare sia dal punto giuridico (della legge) sia da
punto della Prassi. Questo vale per voi, ma vale anche per tutti quei programmi
salottieri che di giustizia ne sparlano e non ne parlano, influenzando i
telespettatori o da questi sono condizionati per colpa degli ascolti. La
domanda quindi è: manettari e forcaioli si è o si diventa guardando certi
programmi approssimativi? Perché nessuno sdegno noto nella gente quando si
parla di gente rinchiusa per anni in canili umani da innocente. E se capitasse
agli ignavi?
Certo direttore Nuzzi, lei si
vanta degli ascolti alti. Non è la quantità che fa un buon programma, ma la
qualità degli utenti. Fare un programma di buon livello professionale, si
pagherà sullo share, ma si guadagna in spessore culturale e di levatura giuridica.
Al contrario è come se si parlasse di calcio con i tifosi al bar: tutti
allenatori.
Il suo programma, come tutti del
resto, lo trovo: sbilanciatissimo sull’accusa, approssimativo, superficiale,
giustizialista ed ora anche confessionale. Idolatria di Geova da parte di
Concetta e pubblicità gratuita per i suoi avvocati. Visibilità garantita anche come
avvocati di Parolisi. Nulla di nuovo, insomma, rispetto alla conduzione di
Salvo Sottile.
Nella puntata del 27 settembre
2013, in studio non è stato detto nulla di nuovo, né di utile, se non quello di
rimarcare la colpevolezza delle donne di Michele Misseri. La confessione di
Michele: sottigliezze. Fino al punto che Carmelo Abbate si è spinto a dire:
«chi delle due donne mente?». Dando per scontato la loro colpevolezza. Dal
punto di vista scandalistico e gossipparo, va bene, ma solo dalla bocca di un
autentico esperto è uscita una cosa sensata, senza essere per forza un
garantista.
Alessandro Meluzzi: «non si
conosce ora, luogo, movente ed autori dell’omicidio!!!».
Ergo: da dove nasce la certezza
di colpevolezza, anche se avallata da una sentenza, il cui giudizio era già
stato prematuramente espresso dai giudici nel corso del dibattimento, sicuri di
una mancata applicazione della loro ricusazione e della rimessione del
processo?
E quello del dubbio scriminate,
ma sottaciuto, vale per tutti i casi trattati in tv, appiattiti invece sull’idolatria
dei magistrati. Anzi di più, anche di Geova.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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