ITALIA PAESE
DELL’IMMUNITA’ E DELLA CENSURA. PER L’EUROPA INADEMPIENTE SU OGNI NORMA.
La
Commissione europea, La Corte Europea dei diritti dell’uomo e “Le Iene”,
sputtanano. Anzi, le Iene no!!
E
la stampa censura pure…..
Pensavo
di averle viste tutte.
La
Commissione Europea ha aperto una procedura di
infrazione contro l'Italia perchè non adegua la sua
normativa sulla responsabilità civile dei giudici al diritto comunitario. Bruxelles
si aspetta che il governo nostrano estenda la casistica per i risarcimenti
"cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie". Casistica
regolata da una legge del 1988 e assai stretta: il
legislatore prevede che le toghe rispondano in prima persona solo in caso di
dolo o colpa grave nel compimento dell'errore giudiziario. Qual è il
problema per l'Ue? Si chiede “Libero Quotidiano”. Che i giudici italiani sono
chiamati a pagare per i propri errori in casi troppo ristretti, godendo di una
normativa che non solo li avvantaggia rispetto ad altri lavoratori e
professionisti italiani, ma anche rispetto ai propri colleghi
europei. La legge italiana 117/88
restringe la responsabilità dei giudici ai soli casi di errore viziato da
"dolo e colpa grave". E, come se non fosse abbastanza, il legislatore
assegna l'onere della prova (ovvero la dimostrazione del dolo e della colpa del
giudice) al querelante che chiede risarcimento per
il danno subito. Per l'Ue troppo poco. La Commissione Ue
chiede all'Italia di conformarsi al diritto comunitario. Innanzitutto via
l'onere della dimostrazione del dolo e della colpa. E poi estensione della
responsabilità del giudice di ultima istanza anche ai casi di sbagliata
interpretazione delle leggi e di errata valutazione delle
prove, anche senza il presupposto della malevolezza della toga verso
l'imputato. Anche per colpa semplice, insomma. E, comunque, non pagano i
giudici, paghiamo noi.
Inoltre
su un altro punto è intervenuta l’Europa. Condannare un giornalista
alla prigione è una violazione
della libertà d’espressione, salvo casi eccezionali come incitamento alla
violenza o diffusione di discorsi razzisti. A stabilirlo, ancora una volta. è
la Corte europea dei diritti dell’uomo
nella sentenza in cui dà ragione a Maurizio
Belpietro, direttore di Libero, condannato a quattro anni dalla Corte
d’Appello di Milano.
Trattativa stato-mafia, Ingroia rientra nel
processo come avvocato parte civile. Rappresenta l'associazione
vittime della strage di via Georgofili. Si presenta con la sua vecchia toga,
abbracciato dagli amici pm. Antonio Ingroia, nelle vesti di avvocato di parte
civile. Il leader di Azione civile rappresenta l'associazione dei familiari
delle vittime della strage di via dei Georgofili, presieduta da Giovanna
Maggiani Chelli. Ingroia sarà il sostituto processuale dell'avvocato Danilo
Ammannato.
Ed
Ancora. Bruxelles avvia un'azione contro l'Italia per l'Ilva di Taranto. La
Commissione "ha accertato" che Roma non garantisce che l'Ilva
rispetti le prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze
per salute e ambiente. Roma è ritenuta "inadempiente" anche sulla
norma per la responsabilità ambientale. La Commissione europea ha avviato la procedura di
infrazione sull’Ilva per violazione delle direttive sulla responsabilità
ambientale e un’altra sul mancato adeguamento della legislazione italiana alle
direttive europee in materia di emissioni industriali. Le prove di laboratorio
«evidenziano un forte inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie
e delle falde acquifere, sia sul sito dell'Ilva, sia nelle zone abitate
adiacenti della città di Taranto. In particolare, l'inquinamento del quartiere
cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell'acciaieria». Oltre a
queste violazioni della direttiva IPPC e al conseguente inquinamento, risulta
che «le autorità italiane non hanno garantito che l'operatore dello
stabilimento dell'Ilva di Taranto adottasse le misure correttive necessarie e
sostenesse i costi di tali misure per rimediare ai danni già causati».
Bene.
Di tutto questo la stampa si guarda bene di indicare tutti i responsabili, non
fosse altro che sono i loro referenti politici. Ma sì, tanto ci sono “Le Iene”
di Italia 1 che ci pensano a sputtanare il potere.
Cosa????
Invece
“Le Iene” ci ricascano. Tralasciamo il fatto che è da anni che cerco un loro
intervento a pubblicizzare l’ignominia dell’esame forense truccato, ma tant’è.
Ma parliamo di altro. La pubblicazione del video di Alessandro Carluccio denuncia
la censura de “Le Iene” su Francesco Amodeo, quando Francesco ha parlato è
stato censurato...non serve parlare !! il Mes ,il gruppo Bilderberg,Mario
Monti,Enrico Letta,Giorgio Napolitano,il Signoraggio Bancario,la Guerra
Invisibile,...e tanta truffa ancora!!! Alessandro Carluccio, il bastardo di professione
.. "figlio di iene"….indaga,..spiegando che non è crisi.. è
truffa..se accarezzi la iena rischi di esser azzannato...in quanto la iena
approfitta delle prede facili...ma se poi dopo diventi il leone sono costrette
a scappare...un faccia a faccia con Matteo Viviani e Pablo Trincia in arte LE
IENE....con Francesco Amodeo.
Dopo
questo, ci si imbatte nel caso di Andrea Mavilla, vittima di
violenza e di censura. C’è il servizio shock delle Iene sui carabinieri, ma il
video scompare scatenando le ire del web. Una storia davvero
incredibile che ha lasciato tutto il pubblico de Le Iene Show senza parole.
Peccato che le stesse Iene abbiano censurato, o siano state costrette a farlo,
il loro stesso lavoro. “Ma il servizio di Viviani?”, “dove si può vedere il
video riguardo Andrea Mavilla e il vergognoso abuso di potere che ha subito?”,
“TIRATE FUORI IL VIDEO!”. Sono solo alcuni dei commenti che hanno inondato il
25 settembre 2013 la pagina Facebook di Le Iene, noto
programma di Italia Uno
la cui fama è legata ai provocatori, ma anche il più delle volte illuminanti,
servizi di inchiesta, scrive Francesca su “Che Donna”. Proprio oggi però
l’intrepido coraggio dei ragazzi in giacca e cravatta è stato messo in dubbio
proprio dai loro stessi fan. Tempo fa Andrea Mavilla, blogger, filmò un’auto
dei carabinieri mentre sostava contromano sulle strisce pedonali:
l’uomo dimostrò che i tre militari rimasero diversi minuti
nella pasticceria lì vicino, uscendo poi con un pacchetto della stessa. I carabinieri dovettero poi ricorrere alle vie
legali, dimostrando con tanto di verbale che il pasticcere li aveva chiamati e loro,
seguendo il regolamento, erano intervenuti parcheggiando la volante
quanto più vicino possibile al locale. Il pacchetto? Un semplice regalo del
negoziante riconoscente per la celerità dell’arma. Storia finita dunque? A
quanto pare no. Il blogger infatti sostiene di aver subito una ritorsione
da parte dell’arma: i carabinieri sarebbero
entrati senza mandato in casa sua svolgendo una perquisizione
dunque non autorizzata. Proprio qui sono intervenute Le Iene: Viviani,
inviato del programma, ha infatti realizzato sull’accaduto un servizio
andato in onda la sera del 24 settembre 2013, alla ripresa del programma dopo
la pausa estiva. Inutile dire che la cosa ha subito calamitato l’attenzione del
pubblico che così, la mattina dopo, si è catapultato sul web per rivedere il
servizio. Peccato che questo risulta ad oggi irreperibile e la cosa non è
proprio piaciuta al pubblico che ora alza la voce su Facebook per richiedere il
filmato in questione. Come mai manca proprio quel filmato? Che i temerari di Italia
Uno non siano poi così impavidi? Le provocazioni e le domande fioccano
sul social network e la storia sembra dunque non finire qui.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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