Il grido di
allarme ignorato: al Tribunale di Taranto condanna certa, perché è impedito
difendersi e criticare.
La
rivelazione di Antonio Giangrande.
Dalla
relazione fatta per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 dal presidente
vicario della Corte d’Appello di Lecce, Mario Fiorella, il numero di processi
proprio a carico di magistrati, anche tarantini, sono ben 113. Il dato
ufficiale si riferisce ai procedimenti aperti nel 2013 ed il Distretto di Corte
d'Appello comprende i Tribunali di Taranto, Brindisi e Lecce. Come riporta
Chiara Spagnolo su “la Repubblica”, sono stati infatti quelli i numeri degli
iscritti nel registro degli indagati, inchieste poi trasferite per competenza a
Potenza, mentre 92 sono i magistrati che risultano parti offese. I dati sono
fuorvianti, in quanto, a ben vedere si scoprirà, che le accuse agli imputati
magistrati si tramuteranno in archiviazioni tacite, mentre le accuse in cui i
magistrati sono parti offese si trasformeranno in condanne certe e roboanti:
perché così va il mondo. Magistrati giudicandi, ma ingiudicati!
Per esempio,
il 5 marzo 2015 si tiene a Potenza l’ennesima udienza contro Antonio Giangrande,
presieduta dal giudice monocratico Lucio Setola, già sostituto procuratore di
quel Foro. Processo per diffamazione e calunnia su denuncia del giudice di
Taranto, Rita Romano, persona offesa costituita parte civile.
La colpa di
Antonio Giangrande è di aver esercitato il sacrosanto diritto di difesa, per
non vedersi esser condannato ingiustamente, e per gli effetti aver presentato 3
richieste di ricusazione contro la Rita Romano, perché questa non si era ancora
astenuta nei tre processi in cui giudicava il Giangrande, nonostante nel
procedere in altri processi collegati già si era espressa in sentenza addebitando
la responsabilità all’imputato, sebbene questi non fosse sotto giudizio, e contro
il quale già aveva manifestato il suo parere in sentenze di altri processi definendolo
in più occasioni, di fatto, soggetto testimonialmente inattendibile. La
ricusazione oltre che fondata era altresì motivata con una denuncia allegata presentata
contro la stessa Rita Romano ed a Potenza risultata archiviata, nonostante la
fondatezza delle accuse e delle prove. Inoltre gli avvocati difensori De Donno
e Gigli per la ricusazione presentata hanno rinunciato alla difesa. Fatto sta
che i processi ricusati, con la decisione di altri giudici, però, hanno
prodotto il proscioglimento per l’imputato. Sulla attendibilità di Antonio Giangrande,
poi, parlano le sue opere ed i riscontri documentali nelle cause de quo.
Altro
esempio è che il 30 aprile 2015 si tiene l’ennesima udienza contro Antonio
Giangrande, presieduta dal giudice monocratico Natalia Catena. Processo per
diffamazione su denuncia presentata da Alessio Coccioli perché la Gazzetta del
Sud Africa, e non Antonio Giangrande, pubblicava un articolo in cui si definiva
il Tribunale di Taranto il Foro dell’ingiustizia, elencando tutti i casi di
errori giudiziari, e per aver pubblicato l’atto originale della richiesta di
archiviazione, poi accolta dal Gup, e le relative motivazioni attinenti una
denuncia per un concorso truccato per il quale il vincitore del concorso a
comandante dei vigili urbani di Manduria era colui il quale aveva indetto e
regolato lo stesso concorso.
Come si vede
le denunce a carico dei magistrati di Taranto sono 113 quelle presentate in un
solo anno a Potenza e di seguito archiviate, e non sono di Antonio Giangrande,
però Antonio Giangrande è uno dei tanti imputati su denuncia dei magistrati di
Taranto a sottostare a giudizio, e sicuramente a condanna, per aver esercitato
il suo diritto di critica e o il suo diritto/dovere di difesa. Diritti
garantiti dalla Costituzione ma disconosciuti sia a Taranto, sia a Potenza.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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