Cosa è che l’Italia dovrebbe sapere e che la stampa
tarantina tace?
«Se corrispondesse al vero la metà di quanto si dice,
qui parliamo di fatti gravissimi impunemente taciuti», commenta Antonio
Giangrande, autore del libro “Tutto su Taranto, quello che non si osa dire”,
pubblicato su Amazon.
Mio malgrado ho trattato il caso dell’ex Sostituto
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Matteo Di Giorgio,
così come altri casi della città di Taranto. Questioni che la stampa locale ha
badato bene di non affrontare. Prima che iniziassero le sue traversie
giudiziarie consideravo il dr. Matteo Di Giorgio uno dei tanti magistrati a me
ostile. Ne è prova alcune richieste di archiviazione su mie denunce penali.
Dopo il suo arresto ho voluto approfondire la questione ed ho seguito in video
la sua conferenza stampa, in cui esplicava la sua posizione nella vicenda
giudiziaria, che fino a quel momento non aveva avuto considerazione sui media.
Il contenuto del video è stato da me tradotto fedelmente in testo. Sia il
video, sia il testo, sono stati pubblicati sui miei canali informativi. Il
seguito è fatto noto: per Matteo Di Giorgio quindici anni di reclusione per
concussione e corruzione semplice. Tre in più rispetto ai dodici chiesti dal
pubblico ministero. Il Tribunale di Potenza (presidente Gubitosi),
competente a trattare procedimenti in cui sono coinvolti magistrati in servizio
presso la Corte d’appello di Lecce, ha inoltre inflitto la pena di tre anni di
reclusione all’ex sindaco di Castellaneta (Taranto) Italo D’Alessandro e all’ex
collaboratore di quest’ultimo, Agostino Pepe; 3 anni e 6 mesi a Giovanni
Coccioli, 2 anni a Francesco Perrone, comandante dei vigili urbani a
Castellaneta, 2 anni ad Antonio Vitale e 8 mesi ad un imputato accusato di
diffamazione.
L'ex pm Di Giorgio, sospeso cautelativamente dal Csm,
fu arrestato e posto ai domiciliari nel novembre del 2010. Le contestazioni
riguardano presunte minacce in ambito politico e ai danni di un imprenditore,
altre per proteggere un parente, e azioni dirette a garantire l’attività di un
bar ritenuto dall’accusa completamente abusivo. Il Tribunale di Potenza ha
inoltre disposto la trasmissione degli atti alla procura per valutare la
posizione di diversi testimoni in ordine al reato di falsa testimonianza. Tra
questi vi sono l’ex procuratore di Taranto Aldo Petrucci e l’attuale
procuratore aggiunto di Taranto Pietro Argentino. Complessivamente il Tribunale
di Potenza ha trasmesso alla procura gli atti relativi alle testimonianze di 21
persone, quasi tutti carabinieri e poliziotti. Tra questi l’ex vicequestore
della polizia di Stato Michelangelo Giusti.
Eppure Pietro Argentino è il numero due della procura
di Taranto. È il procuratore aggiunto che ha firmato, insieme ad altri
colleghi, la richiesta di rinvio a giudizio per i vertici dell’Ilva ed altri 50
imputati.
Pietro Argentino è il pubblico Ministero che con
Mariano Buccoliero ha tenuto il collegio accusatorio nei confronti degli
imputati del delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana.
Possibile che sia un bugiardo? I dubbi mi han
portato a fare delle ricerche e scoprire cosa ci fosse sotto. Ed è sconcertante
quello che ho trovato. La questione è delicata. Per dovere-diritto di cronaca,
però, non posso esimermi dal riportare un fatto pubblico, di interesse
pubblico, vero (salvo smentite) e continente. Un fatto pubblicato da altre
fonti e non posto sotto sequestro giudiziario preventivo, in seguito a querela.
Un fatto a cui è doveroso, contro censura ed omertà, dare rilevanza nazionale,
tramite i miei 1500 contati redazionali.
«Come volevasi dimostrare nessuno dei giornali
italiani nazionali o locali ha più parlato dopo il primo maggio 2014 dei
quindici anni di galera inflitti al Magistrato di Taranto Matteo Di Giorgio e
dell’incriminazione per falsa testimonianza inflitta al Procuratore Aggiunto di
Taranto Pietro Argentino, scrive Michele Imperio. Ma “La Notte” no. “La Notte”
non ci sta a questa non informazione o a questa disinformazione. Quando assunsi
la direzione di questo glorioso giornale, che ora sta per riuscire nella sua
versione cartacea, dissi che avremmo sempre raccontato ai nostri lettori tutta
la verità, solo la verità, null’altro che la verità e avremmo quindi sfidato
tutte le distorsioni giornalistiche altrui, tutti i silenzi stampa, tutti i
veti incrociati dei segmenti peggiori del potere politico. Strano cambiamento.
Sarà stata l’aspirazione di candidarsi Presidente della Provincia di Taranto
per il centro-destra, maturata nel 2008. Ancora alcuni anni fa infatti il
giudice Matteo Di Giorgio era ritenuto il più affidabile sostituto procuratore
della Repubblica della Procura della Repubblica di Taranto, tanto da essere
insignito della prestigiosa carica di delegato su Taranto della Procura
Distrettuale Antimafia di Lecce. Subì perfino un attentato alla persona per il
suo alacre impegno contro il crimine organizzato. Sette capi di imputazione!
Però sin poco dopo il mandato di cattura tutti hanno capito subito che qualcosa
non andava in quel processo, perché in sede di giudizio sul riesame di quei
capi di imputazione la Corte di Cassazione ne aveva annullati ben tre (censure
che la Cassazione, in sede di riesame, non muove praticamente mai!) e il resto
della motivazione della Cassazione sembrava un’invocazione rivolta ai giudici
di marito: Non posso entrare nel merito – diceva la Cassazione – ma siete
sicuri che state facendo bene? Tutti i commenti della Rete su questo caso sono
stati estremamente critici, quanto meno allarmati. Invece i vari giornali
locali, dopo aver dato la notizia il giorno dopo, non ne hanno parlato più.
Scrive invece sulla Rete – per esempio – il prof. Mario Guadagnolo, già sindaco
di Taranto dal 1985 al 1990: “Premetto che io – scrive (Guadagnolo) – non
conosco il dott. Di Giorgio nè ho alcuna simpatia per certi magistrati che
anzichè amministrare la giustizia la usano per obbiettivi politici. Ma 15 anni
sono troppi se paragonati ai 15 anni di Erika e Omar che hanno massacrato con
sessanta pugnalate la madre e il fratellino di sette anni o con i 15 anni
comminati alla Franzoni che ha massacrato il figlioletto Samuele. Qui c’è
qualcosa che non funziona. Non so cosa ma è certo che c’è qualcosa che non
funziona”. Trovo molto singolare che il Procuratore
Aggiunto di Taranto Pietro Argentino sarà incriminato di falsa testimonianza a
seguito del processo intentato contro il dott. Matteo Di Giorgio - scrive
ancora l’avv. Michele Imperio su “Tarastv” e su “La Notte on line” - A
parte la stima che tutti riservano per la persona, il dott. Pietro Argentino
aveva presentato al CSM domanda per essere nominato Procuratore Capo proprio
della Procura di Potenza e il CSM tiene congelata questa delicata nomina da
diversi anni. L'attuale Procuratore Capo di Potenza Laura Triassi è solo un
facente funzioni e sicuramente anche lei aspirerà alla carica. Certamente
questa denuncia terrà bloccata per molti anni una eventuale nomina del dott.
Pietro Argentino a Procuratore Capo di una qualsiasi Procura. La sua carriera è
stata quindi stroncata. Laura Triassi è inoltre sorella di Maria Triassi,
professoressa dell'università di Napoli la quale fu incaricata della perizia
epidemiologica nel processo Ilva dal noto Magistrato Patrizia Todisco, la quale
è lo stesso Magistrato che già aveva denunciato alla Procura della Repubblica
di Potenza il collega Giuseppe Tommasino, poi assolto e che aveva invece lei
stessa assolto dal reato di concorso esterno in associazione a delinquere il
noto pregiudicato A. F., mandante - fra l'altro - di un grave attentato
dinamitardo a sfondo politico, che poteva provocare una strage. Il conflitto Di
Giorgio-Loreto lo conosciamo già. Ma di un altro conflitto che sta dietro
questo processo non ha parlato mai nessuno. Alludiamo al conflitto Di
Giorgio-Fitto. Se infatti il dott. Matteo Di Giorgio fosse stato nominato
presidente della provincia di Taranto sarebbero saltati per aria tanti strani
equilibri che stanno molto cari all'on.le Fitto e non solo a lui. Inoltre trovo
molto strano che l'on.le Raffaele Fitto, il quale fa parte di un partito molto
critico nei confronti di certe iniziative giudiziarie, quanto meno esagerate,
non abbia mai detto una sola parola su questa vicenda, che vedeva peraltro
coinvolto un Magistrato dell'area di centro-destra. Come pure non una sola
parola, a parte quelle dopo l'arresto, è stata mai detta sulla vicenda
dall'attuale Procuratore Capo della Repubblica di Taranto dott. Franco
Sebastio. E nel processo sulla malasanità di Bari compaiono intercettazioni
telefoniche fra il dott. Sebastio e il consigliere regionale dell'area del P.D.
ostile al sindaco di Bari Michele Emiliano, Michele Mazzarano, nel corso delle
quali il dott. Sebastio esprimeva sfavore per la nomina a Procuratore Aggiunto
del dott. Pietro Argentino. Nel corso di una dichiarazione pubblica il dott.
Sebastio espresse invece, in modo del tutto sorprendente, soddisfazione per
l'arresto del dott. Matteo Di Giorgio e disse che auspicava che anche un
secondo Magistrato fosse stato allontanato dalla Procura della Repubblica di
Taranto (Argentino?). Ora, guarda un pò, anche il dott. Argentino potrebbe
essere sospeso dalle funzioni o trasferito di sede....Ciò che è accaduto
al Tribunale di Potenza è, quindi, come ben comprenderete, un fatto di una
gravità inaudita e sottintende un conflitto fra Magistrati per gestioni
politiche di casi giudiziari, promozioni e incarichi apicali, mai arrivato a
questi livelli. Voglio fare alcune premesse utili perchè il lettore capisca che
cosa c’è sotto. Sia a Taranto che a Potenza, patria di Angelo Sanza,
sottosegretario ai servizi segreti quando un parte del Sisde voleva assassinare
Giovanni Falcone e un’altra parte del Sisde non era d’accordo (e lui da che
parte stava?), come forse anche in altre città d’Italia, opera da decenni una
centrale dei servizi segreti cosiddetti deviati in realtà atlantisti, che
condiziona anche gli apparati giudiziari e finanche quelli politici della
città. Di sinistra. Così pure altra sede dei servizi segreti atlantisti questa
volta di destra, opera a Brindisi. La sezione di Taranto in particolare
appartiene sicuramente a quell’area politica che Nino Galloni avrebbe chiamato
della Sinistra politica democristiana cioè una delle tre correnti
democristiane, in cui si ripartiva la vecchia Sinistra Democristiana che erano
– lo ricordo a me stesso – la Sinistra sociale capeggiata dall’on.le Carlo
Donat Cattin, il cui figlio è stato suicidato-assassinato; la Sinistra morotea
capeggiata dall’on.le Aldo Moro, assassinato, e poi inutilmente e per
brevissimo tempo riesumata dal Presidente della Regione Sicilia Piersanti
Mattarella, anche lui assassinato; la Sinistra politica capeggiata dai vari De
Mita, Mancino, Rognoni, Scalfaro e Prodi, i quali non sono stati mai nemmeno
scalfiti da un petardo. Ma torniamo a noi e ai giudici tarantini Pietro
Argentino e Matteo Di Giorgio. La cui delegittimazione – per completezza di
informazione – è stata preceduta da un’altra clamorosa delegittimazione di un
altro Giudice dell’area di centro destra, il capo dei g.i.p. del Tribunale di
Taranto Giuseppe Tommasino, fortunatamente conclusasi con un’assoluzione e
quindi con un nulla di fatto. Quindi Tommasino, Di Giorgio, Argentino, a
Taranto dovremmo cominciare a parlare di un vero e proprio stillicidio di
incriminazioni e di delegittimazioni a carico di Magistrati della Procura o del
Tribunale non appartenenti all’area della Sinistra Politica Democristiana o
altra area alleata, ovvero all’area della Destra neofascista finiana.
L’indagine a carico del Dott. Matteo Di Giorgio è durata circa due anni ed è
stata condotta da un Maresciallo dei Carabinieri espulso dall’arma e
caratterizzata dall’uso di cimici disseminate in tutti gli uffici del Tribunale
di Taranto e della Procura. E’ capitato personalmente a me di essere invitato
dal giudice Giuseppe Di Sabato, (g.i.p.), un Magistrato che non c’entrava
niente con l’inchiesta, di essere invitato a interloquire con lui al bar del
Tribunale anziché nel suo ufficio, perchè anche nel suo ufficio c’erano le cimici
di Potenza. Ma c’è di più! La Sinistra Politica democristiana vuole diventare a
Taranto assolutamente dominante sia in Tribunale che in tutta la città, perché
corre voce che due Magistrati, uno della Procura l’altro del G.I.P., resi
politicamente forti dalla grande pubblicità e visibilità del processo Ilva,
starebbero per passare alla politica, uno come candidato sindaco l’altro come
parlamentare, quando sarà.»
Sembra che il cerchio si chiuda con la scelta del
Partito democratico caduta su Franco Sebastio, procuratore capo al centro
dell’attenzione politica e mediatica per la vicenda Ilva, intervistato da
Francesco Casula su “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Procuratore Sebastio, si può giocare a carte scoperte:
il senatore Alberto Maritati alla Gazzetta ha ammesso di averle manifestato
l’idea del Partito democratico di averla in lista per il Senato...
«Io conosco il senatore Maritati da tempo, da quando
era pretore a Otranto. Siamo amici e c’è un rapporto di affettuosa stima
reciproca. Ci siamo trovati a parlare del più e del meno... É stato un discorso
scherzoso, non ricordo nemmeno bene i termini della questione».
Quello che può ricordare, però, è che lei ha detto no
perché aveva altro da fare...
«Mi sarà capitato di dire, sempre scherzosamente,
all’amico e all’ ex collega che forse ora, dopo tanti anni, sto cominciando a
fare decentemente il mio lavoro. Come faccio a mettermi a fare un’attività le
cui caratteristiche non conosco e che per essere svolta richiede qualità
elevate ed altrettanto elevate capacità? É stato solo un discorso molto
cordiale, erano quasi battute. Sa una cosa? La vita è così triste che se non
cerchiamo, per quanto possibile, di sdrammatizzare un poco le questioni,
diventa davvero difficile».
«Candidare il procuratore Franco Sebastio? Sì, è stata
un'idea del Partito democratico. Ne ho parlato con lui, ma ha detto che non è
il tempo della politica». Il senatore leccese Alberto Maritati, intervistato da
Francesco Casula su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, conferma così la notizia
anticipata dalla Gazzetta qualche settimana fa sull’offerta al magistrato
tarantino di un posto in lista per il Senato.
Senatore Maritati, perchè il Pd avrebbe dovuto puntare
su Sebastio?
«Beh, guardi, il procuratore è un uomo dello Stato che
ha dimostrato sul campo la fedeltà alle istituzioni e non solo ora con l'Ilva.
Possiede quei valori che il Pd vuole portare alla massima istituzione che è il
Parlamento. Anche il suo no alla nostra idea è un esempio di professionalità e
attaccamento al lavoro che non sfocia mai in esibizionismo».
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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