Prescrizione. Manlio Cerroni e la malafede dei
giornalisti.
Un indagato/imputato prescritto non è un colpevole
salvato, ma un soggetto, forse innocente, NON GIUDICABILE, quindi, NON
GIUDICATO!!!
Incubo carcere preventivo: quattro milioni di
innocenti. In 50 anni troppe vittime hanno subìto l'abuso della detenzione. C'è
del marcio nei palazzi di giustizia. Si ostinano a chiamarli "errori
giudiziari", ma sono la prova che il sistema è al collasso, fin nelle
fondamenta, scrive Giorgio Mulè su “Panorama”. Quello che mi fa ribollire il
sangue è che si ostinano a chiamarli "errori giudiziari", a
presentarli come casi isolati da inserire nel naturale corso della dialettica
processuale. E invece sono la prova provata di un sistema giudiziario marcio
fin nelle fondamenta. Aprite i giornali e ogni giorno troverete uno di questi
"errori". Facciamo insieme due passi nelle cronache recentissime e ripercorriamole
a ritroso.
Eppure i figli di…Travaglio divulgano certi messaggi
fuorvianti atti ad influenzare gli ignoranti cittadini, che poi votano
ignoranti rappresentanti politici e parlamentari.
A tal proposito viene in aiuto l’esempio lampante di
come un tema scottante ed attuale venga trattato dai media arlecchini, servi di
più padroni.
Assolti? C’è sempre un però. E go te absolvo, sussurra
il prete dietro la grata del confessionale. Ma se lo dice il giudice allora no,
non vale. In Italia ogni assoluzione è un’opinione, per definizione opinabile o
fallace; e d’altronde ogni processo è già una pena, talvolta più lunga d’un
ergastolo.
TG1: ROMA PROCESSO MALAGROTTA, ASSOLTO CERRONI. Andato
in onda il 06/11/2018. "Il processo sulla discarica di Malagrotta e la
gestione dei rifiuti a Roma. Assolto l'ex patron dello stabilimento, Manlio
Cerroni, dall'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico
illecito di rifiuti". Flavia Lorenzoni.
Nel servizio si fa cenno al fatto che il processo è
durato 4 anni. E meno male che l’abbia detto. Ma lì si è fermato. Però, di
seguito, il TG1 ha mandato in onda il servizio sulla strage di Viareggio e
sugli affetti che la prescrizione avrebbe avuto su di esso.
Nel servizio al TG5 di questo tempo processuale di
Cerroni nemmeno se ne fa cenno.
A cercare su tutta la restante stampa e sugli altri tg
non si trova altro che cenni all’assoluzione, tacendo i tempi per il suo
ottenimento, ma insistendo ad infangare ed inficiare la reputazione dell’ultra
novantenne Cerroni.
Solo il detuperato e vituperato giornale di Pero
Sansonetti mi apre gli occhi: "Cerroni assolto dopo 14 anni di processi.
L’imprenditore era accusato di associazione a delinquere", scrive Simona
Musco il 7 Novembre 2018 su "Il Dubbio". "Non c’è mai stata
un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti a Roma
e nel Lazio. Sono serviti quasi 10 anni di indagini e quattro di processo,
nonostante il giudizio immediato, per arrivare alla conclusione raggiunta
lunedì, dopo otto ore di camera di consiglio, dalla prima sezione penale del
tribunale di Roma: l’imprenditore Manlio Cerroni non ha commesso il fatto,
dunque va assolto".
14 anni sotto la scure della giustizia. Ma in tema di
campagna contro la prescrizione meglio tacciare quest'aspetto della notizia,
sia mai si ledano i favori dei potenti di turno.
Una censura o un’omertà assordante, nonostante:
"In 30 anni ho finanziato tutta la politica. Tutta no, i Radicali non me
l'hanno mai chiesto". Manlio Cerroni, intervistato da Myrta Merlino su La
7 il 6 settembre 2017.
Lo scandalo non sta nel fatto che scatta la
prescrizione, dopo anni dal presunto reato e anni dall’inizio del procedimento
penale. Lo scandalo sta nel fatto che non sono bastati anni alla magistratura
per concludere l’iter processuale.
La prescrizione è garanzia di giustizia, i pm la trasformano
in un mostro giuridico. Lo studio dell'associazione "Fino a prova
contraria". Annalisa Chirico, giornalista e fondatrice del movimento
"Fino a prova contraria", ha pubblicato sul Foglio un interessante
studio dei dati relativi alla prescrizione dei procedimenti penali in Italia.
Studio che merita di essere approfondito e commentato, visto che cristallizza
in maniera inconfutabile alcune verità che non faranno certamente piacere ai
giustizialisti in servizio permanente effettivo. Partendo dalle rilevazioni
statistiche del Ministero della Giustizia, raccolte in un documento dello
scorso maggio, la giornalista ha potuto constatare che circa il 60% delle
prescrizioni avvengono nella fase delle indagini preliminari. Quindi nella fase
in cui il pubblico ministero è dominus assoluto del procedimento e dove la
difesa, usando una metafora calcistica, "non tocca palla". Il dato
smentisce una volta per tutte la vulgata che vedrebbe l'indagato ed il suo
difensore porre in essere condotte dilatorie per sottrarsi al giudizio. Quella
che viene comunemente chiamata "fuga dal processo". Di contro,
certifica l'assoluta discrezionalità dell'ufficio del pubblico ministero nella
gestione del procedimento.
Nonostante la verità si appalesa, certi politici,
continuano a cavalcare barbare battaglie di inciviltà giuridica e sociale.
Prescrizione: Salvini, voglio tempi brevi processo e
in galera colpevoli, scrive Adnkronos l'8 Novembre 2018 su "Il
Dubbio". “La mediazione è stata positiva, accordo trovato in mezz’ora.
Voglio tempi brevi per i processi. In galera i colpevoli, libertà per
innocenti. La norma sulla prescrizione sarà nel ddl ma entra in vigore da
gennaio del 2020 quando sarà approvata la riforma del processo penale. La legge
delega, che scadrà a dicembre del 2019, sarà all’esame del Senato la prossima
settimana”. Lo dice il vicepremier Matteo Salvini, dopo l’intesa trovata a
Palazzo Chigi sulla prescrizione.
Prescrizione: Di Maio, soddisfatto da accordo, stop
furbetti, scrive Adnkronos il 9 Novembre 2018 su "Il Dubbio".
“Prescrizione? Mi sono svegliato dopo bene dopo l’accordo, mi soddisfa
totalmente, perché l’obiettivo di riformare la prescrizione è sempre stata un
obiettivo del M5S per fermare i furbetti. Allo stesso modo sapere che il 2019
sarà l’anno del processo penale è importante”. Lo ha detto il vicepremier e
ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, incontrando la
stampa estera a Roma. “Per me è molto importante confrontarmi con voi – ha
aggiunto – i media mondiali con cui vorrei confrontarmi su temi importanti”.
Non si vuole curare il male, ma vogliono eliminare il
rimedio di tutela.
Come si sa, i Giustizialisti
Giacobini dormono, la notte, adagiati fra le teste mozzate dei nemici
uccisi. Di essi hanno bevuto il sangue. Delle loro carni si sono saziati. Non
c’è nulla di più detestabile di un Giustizialista Giacobino. In lui
infatti convergono, tautologicamente, due orribili vizi:
l’essere giustizialista, e l’essere giacobino.
Il Giustizialista Giacobino è colui che non
evoca la giustizia come risoluzione di alcuni problemi giudiziari, ma
vorrebbe perversamente che essa li risolvesse tutti.
Il Giustizialista Giacobino è colui che una
la differenziazione della giustizia. Ciò ha un che di antiquato, di classista,
distinguere ricchi da poveri, privilegiati e non, potenti e miserabili. Questa
ignobile creatura sa infatti molto bene, ma finge di non sapere, che
se la giustizia è sempre giusta non sempre lo sono i giudici. Essi si dividono
in Giudici Giustizialisti Giacobini e Giudici Non Giustizialisti
e Non Giacobini. I primi condannano per scopi politici, per rancori personali,
per invidia sociale. I secondi sono animati da giustizia, saggezza e santità.
Per riconoscere una sentenza come Giustizialista basta individuare
chi è stato colpito da essa.
Il Giustizialista Giacobino è colui che
invoca una giustizia rapida, inflessibile, con inasprimento delle pene e
accelerazione dell’iter processuale, incarcerazione preventiva prolungata e
cancellazione delle attenuanti e dell’habeas corpus per i reati
commessi dai nemici giurati della comunità civica e dunque della giustizia
giusta. Sì, però, va detto che la giustizia è sempre giusta, ma i giudici
possono essere giusti ed ingiusti.
La Prescrizione. E' l'istituto più odiato dai
giustizialisti, sto parlando della prescrizione del reato. Vorrebbero tempi di
prescrizione lunghissimi, praticamente infiniti. Non conta quando hai commesso
un reato, dicono, conta se lo hai commesso, e se lo hai commesso devi essere
punito, punto e basta. Non è un caso, in conclusione, che uno dei padri della
scienza penalistica italiana, come Francesco Carrara (Lucca, 18 settembre
1805 - Lucca, 15 gennaio 1888), abbia avuto modo di insegnare l’importanza
giuridica dell’istituto della prescrizione: «Interessa la punizione dei colpevoli,
ma interessa altresì la protezione degli innocenti. Un lungo tratto di tempo
decorso dopo il fatto criminoso che vuolsi obiettare ad alcuno rende a questo
punto infelice, quasi impossibile, la giustificazione della propria innocenza
[…]. Qual sarebbe l’uomo che chiamato oggi a dar conto di ciò che fece in un
dato giorno dieci anni addietro sia in grado di dire e dimostrare dove egli
fosse, e come sia falsa la imputazione che contro di lui si dirige? La perfidia
di un nemico può avere maliziosamente tardato a lanciare lo strale della
calunnia per farne più sicuro lo effetto».
Tuttavia la veemenza con cui, negli ultimi anni,
opinione pubblica e rappresentanti politici e della magistratura ritengono una
ferita alla civiltà giuridica un istituto che, dai tempi del diritto romano, ne
è stato invece baluardo, ha origini mediocri.
Ma se è mediocre la veemenza, è antica la genesi dell’istituto
della Prescrizione.
E' indubbio che l'istituto della
prescrizione - nato come istituto di natura processuale (la longi temporis
praescriptio del diritto romano) che estingue l'azione (civile o penale) e
come tale disciplinato nel diritto penale risponde in primo luogo
all'esigenza di garantire la certezza dei rapporti giuridici, esigenza cui
è evidentemente interessato soprattutto l'imputato. Nell'Atene
classica esisteva un termine di prescrizione di 5 anni per tutti reati, ad
eccezione dell'omicidio e dei reati contro le norme costituzionali, che non
avevano termine di prescrizione. Demostene scrisse che questo termine
fu introdotto per controllare l'attività dei sicofanti.
“Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria (Milano
15 marzo 1738 - Milano 28 novembre 1794). CAPITOLO XXX PROCESSI E PRESCRIZIONE.
Conosciute le prove e calcolata la certezza del delitto, è necessario concedere
al reo il tempo e mezzi opportuni per giustificarsi; ma tempo cosí breve che
non pregiudichi alla prontezza della pena, che abbiamo veduto essere uno de’
principali freni de’ delitti. Un mal inteso amore della umanità sembra
contrario a questa brevità di tempo, ma svanirà ogni dubbio se si rifletta che
i pericoli dell’innocenza crescono coi difetti della legislazione. Ma le leggi
devono fissare un certo spazio di tempo, sì alla difesa del reo che alle prove
de’ delitti, e il giudice diverrebbe legislatore se egli dovesse decidere del
tempo necessario per provare un delitto.
A
cura del dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista,
blogger, videomaker, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS.
099.9708396 – 328.9163996
Scegli i libri di Antonio Giangrande su Amazon.it o su
Lulu.com o su CreateSpace.com o su Google Libri
Antonio Giangrande è sui Social Network
Nessun commento:
Posta un commento