INVITO ALL’APPROFONDIMENTO: LA RAI, YOUTUBE E LA CENSURA.
Può la Rai, servizio pubblico di un’azienda di Stato, finanziata con il
canone e le tasse dei cittadini, vantare diritti esclusivi di diritto d'autore
su fatti di cronaca ed impedire la divulgazione di notizie di interesse
pubblico e violare le norme internazionali del fair use o del fair dealing ai
sensi delle leggi vigenti sul copyright?
Tutto inizia
e finisce con una E-mail.
Venerdì
18/05/2018 19:40 da YouTube ad ANTONIO
GIANGRANDE : [Avviso di rimozione per
violazione del copyright] Il tuo account YouTube verrà disattivato tra 7
giorni.
Salve
ANTONIO GIANGRANDE, In seguito a una richiesta di rimozione per violazione del
copyright siamo stati costretti a rimuovere il tuo video da YouTube: Titolo del
video: Sarah Scazzi. Il processo. 1ª parte. La scomparsa.
Rimozione
richiesta da: RAI. Questo significa che non sarà più possibile riprodurre il
video su YouTube. Hai ricevuto un avvertimento sul copyright. Al momento
hai 3 avvertimenti sul copyright. Per questo motivo, è prevista la
disattivazione del tuo account tra 7 giorni. Il tuo canale rimarrà pubblicato
per i prossimi 7 giorni per consentirti di cercare una soluzione e mantenerlo
attivo. Se ritieni di non essere in torto in uno o più casi sopra descritti,
puoi fare ricorso inviando una contronotifica. Durante l'elaborazione della
contronotifica, il tuo account non verrà disattivato. Tieni presente che
l'invio di una contronotifica con informazioni false può comportare gravi
conseguenze legali. Puoi inoltre contattare l'utente che ha rimosso il tuo
video e chiedergli di ritirare la richiesta di rimozione. Durante questo
periodo, non potrai caricare nuovi video e gli avvertimenti sul tuo account non
scadranno.
Risposta: Il
mio utilizzo dei contenuti soddisfa i requisiti legali del fair use o del fair
dealing ai sensi delle leggi vigenti sul copyright. Le norme nazionali ed
internazionali mi permettono di fare copie singole di parti di opere per
ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. Infatti sono autore
del libro che racconta della vicenda. A tal fine posso assemblarle o per fare
una rassegna stampa. In ogni caso le immagini sono di utilizzo pubblico così
come stabilito dal tribunale di Taranto in virtù del decreto
dell’autorizzazione esclusiva alle telecamere di “Un Giorno in Pretura” con
obbligo di condividere i filmati con gli altri media. Su questo filmato altre
rivendicazioni analoghe sono state ritirate in seguito alla stessa
contestazione. E comunque, stante che il filmato è già stato rimosso da
youtube, si chiede alla signoria vostra di ritirare l’avvertimento, affinchè
l’intero canale “Antonio Giangrande” con 387 video di Pubblico Interesse non
venga disattivato.
Insomma non
si presenta la contronotifica, per minaccia di azioni legali del colosso Rai e si
genuflette per un diritto.
Ma Youtube
non si ferma qua. Già, sul portale di informazione ed approfondimento in
oggetto, pagava solo 1 decimo di tutti i video di cui si era chiesto la
monetizzazione. E non solo a quel portale.
California, a sparare una youtuber: «Era arrabbiata perché la società le
aveva sospeso i pagamenti». Il padre
della donna che ha aperto il fuoco, Nasim Aghdam: «Odiava la società». Aghdam,
39 anni scriveva: «Non c'è libertà di parola», scrive Marta Serafini il 4
aprile 2018 su "Il Corriere della Sera". Era arrabbiata perché
«YouTube aveva smesso di pagarla per i video che pubblicava sulla piattaforma».
Gli investigatori scavano nel passato di Nasim Aghdam, 39 anni, attivista
vegana e animalista residente a San Diego, che ha fatto fuoco nel campus di San
Bruno ferendo tre persone per poi togliersi la vita. A confermare l’ipotesi che
la donna fosse furibonda con YouTube, il padre Ismail Aghdam che in
un’intervista ad un giornale locale ha spiegato come la figlia fosse sparita lunedì
e non rispondesse al telefono da due giorni. «Era arrabbiata perché YouTube
aveva sospeso tutto, li odiava», ha dichiarato l’uomo. L’ipotesi è la società
avesse sospeso i pagamenti o a causa dei contenuti inappropriati dei filmati
postati dalla donna o a causa di un calo dei follower. Secondo
la Nbc un suo filmato era stato censurato da YouTube e secondo
il New York Times tutti i suoi canali erano stati rimossi martedì
notte. Il 20 febbraio YouTube ha stabilito nuove regole che escludono
dalla monetizzazione i canali con meno di 10.000 abbonati e meno di 4.000
ore di visualizzazione e probabilmente i filmati di Aghdam sono rientrati in
questo giro di vite.
Cos'è
accaduto e chi era la donna. Aghdam, di origini iraniane, aveva una presenza
sul web «rilevante», un sito internete postava video dal 2011 con il
nickname di Nasim Wonderl e sul suo sito. Il contenuto variava: dalle ricette
vegane, passando per le parodie musicali, fino ai commenti contro la violenza
sugli animali e gli esercizi di bodybuilding. «Tutti i miei video sono
autoprodotti senza l'aiuto di nessuno», scriveva orgogliosa. Aghdam si sarebbe
lamentata più volte pubblicamente perché alcuni suoi post erano stati vietati
ai minori, un trattamento che la stessa youtuber aveva denunciato non essere applicato
a filmati dai contenuti più espliciti come i video clip di Miley Cyrus. «Non
c’è libertà di parola nel mondo e verrai perseguitata per aver detto la
verità», scriveva. Su Instagram il 18 marzo si lamentava di nuovo della censura
di YouTube. La donna era anche un’attivista della Peta e manifestava a favore
dei diritti degli animali. «Per me gli animali devono avere gli stessi diritti
degli esseri umani», diceva a Los Angeles Times nel 2009.
YouTube sta
rendendo più restrittive le regole che consentono agli iscritti di inserire
pubblicità nei propri video e di guadagnare soldi. Lo scopo principale
dell’iniziativa è quello garantire agli inserzionisti che i propri spot non
finiscano all’interno di contenuti inappropriati o con immagini disturbanti,
come avvenuto in passato.
La novità è
stata annunciata dalla stessa azienda con un post sul blog “YouTube
creators”: a partire da ieri, per iscriversi al “Programma partner” sono
necessari almeno 1000 iscritti al proprio canale e 4000 ore di visualizzazione
nell’arco degli ultimi 12 mesi.
“Le nuove
regole ci permetteranno di migliorare in maniera significativa la nostra
capacità di individuare i canali che contribuiscono positivamente alla nostra
community e ci aiuteranno a generare maggiori entrate pubblicitarie per loro (e
a tenerci lontano dai "cattivi attori"). Questi standard più elevati
ci aiuteranno anche a evitare che i video potenzialmente inappropriati possano
monetizzare, danneggiando i ricavi per tutti”, hanno spiegato Neal Mohan, chief
product officer e Robert Kyncl, chief business officer. In precedenza, il
requisito minimo per accedere al programma era quello delle 10mila
visualizzazioni complessive. La differenza sembra sostanziale: a pagarne le
conseguenze saranno sicuramente i canali più piccoli, che non attraggono un
pubblico vasto ma che fino due giorni fa potevano guadagnare e perlomeno
sostenere la realizzazione dei propri video. Prima di diventare famosi e
raggiungere i requisiti richiesti, adesso gli aspiranti Youtuber dovranno
trovare delle strade alternative per finanziare i propri progetti. YouTube
pensa ovviamente ai propri interessi: un paio di mesi fa, aveva perso milioni
di dollari di ricavi, in seguito alla decisione di alcuni inserzionisti – tra i
quali Adidas, Mars, Deutsche Bank – di lasciare la piattaforma
dopo essersi ritrovati la propria pubblicità sui dei video disseminati di
commenti pedofili.
Come sottolinea il
sito d’informazione The Next Web, l’approccio sembra contraddittorio: i
nuovi criteri rendono la vita più difficile ai canali con pochi iscritti e
visualizzazioni, lasciando tuttavia uno spiraglio ai trasgressori che
distribuiscono contenuti inappropriati, ma che hanno successo. YouTube pensa di
risolvere la questione affidandosi non solo alla metrica quantitativa, ma anche
alle segnalazioni che arrivano dalla community e a metodologie di rilevazione
di spam o altri abusi più efficaci.
L’annuncio
arriva a distanza di una settimana della vicenda che ha coinvolto Logan Paul:
il famoso Youtuber, apprezzatissimo tra i teenager, aveva condiviso il video di
un suicidio avvenuto in Giappone. A rimuovere il contenuto però non era stato
YouTube, bensì il suo stesso creatore. Con le identiche modalità era scomparso
il video caricato qualche mese fa da PewPewDie – che con i suoi 12 milioni di
dollari è tra le 10 star più pagate del Tubo nel 2017 – nel quale
comparivano due uomini a petto nudo che avevano in mano un cartello con la
scritta “Death to All Jews”. I due episodi, in particolare, hanno spinto
YouTube a modificare anche le regole di Google Preferred, la soluzione di
advertising dedicata ai canali più popolari (circa il 5% del totale): tutti i
contenuti del programma saranno valutati da un moderatore e approvati
manualmente. Se da un lato le mosse appaiono logiche e sensate, soprattutto per
non perdere la fiducia degli inserzionisti e milioni di ricavi dalla
pubblicità, dall’altro non si può fare a meno di notare che che la nuova
policy, rischia di stroncare sul nascere i sogni di migliaia aspiranti youtuber
e di rendere esclusiva una piattaforma che ha fatto invece dell’inclusività uno
dei fattori chiave del suo successo.
Le migliori alternative a YouTube, scrive
"1and1". YouTube è il campione indiscusso tra i portali
video e può tranquillamente essere definito come il leader del settore.
Con oltre un miliardo di utenti, secondo i dati forniti dalla compagnia stessa,
quasi un terzo di tutta l’utenza Internet naviga su YouTube. È indubbio che la
piattaforma da tempo sia stata riconosciuta anche come un efficace strumento di
marketing. I video sono caricabili con pochi click e tramite la generazione
automatica di un codice HTML sono facilmente postabili su siti web esterni.
Inoltre, dal 2010, quando YouTube e SIAE hanno firmato un accordo riguardo ai
video musicali e ai proventi generati dalle visualizzazioni di questi, è
diventato ancora più difficile per la concorrenza. Dunque è lecito porsi la
seguente domanda: quali alternative ci sono a YouTube?
Le
alternative attive a YouTube presentate in questo articolo sono cinque e sono
Vimeo, Dailymotion, Veoh, Vevo e Flickr. Questi quattro servizi offrono agli
utenti privati ed a coloro che li utilizzano per lavoro molte possibilità
diverse, come guardare e mettere a disposizione contenuti eccezionali.
Dailymotion
è un portale video di origine francese, che rappresenta una delle migliori
alternative a YouTube in termine di numero utenti, soprattutto nel suo paese di
origine. Nel 2015 il servizio ha registrato una utenza attiva del 23%.
Comparando a livello internazionale, nessun altro servizio raggiunge un valore
simile. In Francia infatti Dailymotion si trova secondo solo a YouTube, che ha
una utenza attiva del 57%. Ad ogni modo, anche in altri paesi Dailymotion si
trova al secondo posto dietro a YouTube. La compagnia calcola i suoi utenti in
giro per il globo attorno ai 300 milioni. Mensilmente vengono visualizzati
3,5 miliardi di video su Dailymotion. In Italia Dailymotion riceve 6 milioni di
unique viewers al mese, registrando un totale di circa 65 milioni di
visualizzazioni tra tutti i tipi di dispositivi. Dailymotion punta
principalmente sulle specifiche di upload: con file video fino a 2GB e 60
minuti di durata. Vengono supportati numerosi formati video e audio, così che è
possibile scegliere tra file con estensione .mov, .mpeg4, .mp4, .avi e .wmv.
Come codec video e audio vengono consigliati rispettivamente H.264 e AAC con un
frame rate di 25FPS. La risoluzione massima possibile è 1080p (Full HD). In
questo modo il portale si confà anche agli uploader più esigenti; i file di
grandi dimensioni sono ben accetti tanto quanto lo è una qualità convincente
dell’immagine. Il layout, di colore blu e bianco, è semplice e comodo da
utilizzare. L’ordine degli elementi è decisamente orientato a quello di
YouTube, che ha il vantaggio, che anche i principianti riescono a raccapezzarci
qualcosa sin da subito. Anche l’integrazione e la condivisione dei video su
piattaforme esterne è semplice; con un click il codice HTML corretto viene
automaticamente generato. Ci sono inoltre ulteriori funzioni per i cosiddetti
partner, i quali hanno la possibilità di guadagnare soldi con Dailymotion
esattamente come su YouTube. Anche con Dailymotion si può monetizzare con
i video, personalizzare il player e controllare i proventi attraverso il tool
di analisi. Perciò Dailymotion è una delle migliori alternative a YouTube
particolarmente per i blogger, che vogliono mettere i propri contenuti a
disposizione solo a pagamento o che vogliono offrire dei contenuti premium
separati. Chi ad esempio vuole usufruire della monetizzazione offerta da
Dailymotion per un sito web, può sia attivare il proprio sito sia incorporare
un dispositivo speciale del provider. Alcuni partner rinomati hanno già preso
parte a questo programma, e tra questi vi sono ad esempio la CNN, la
Süddeutsche Zeitung e la Deutsche Welle. Anche la vasta scelta di
App di Dailymotion risulta piacevole. L’alternativa a YouTube è presente
con apposite App su molte Smart TV, set-top box o sulla Playstation 4 della
Sony, e può essere guardata comodamente dal divano di casa. Il servizio può
essere utilizzato anche da dispositivo mobile con applicazioni iOS, Android o
Windows.
Dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico,
giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie
ONLUS. 099.9708396 – 328.9163996
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