Immigrazione/emigrazione. Dimmi dove vai, ti dirò chi
sei.
Rendiconto analitico del dr
Antonio Giangrande. Scrittore,
sociologo storico, giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione
Contro Tutte le Mafie ONLUS. Sul tema ha scritto “Profugopoli. Vittime e
carnefici”.
L'immigrato/emigrato italiano o straniero è colui il quale si è trasferito, per costrizione
o per convenienza, per vivere in un altro luogo diverso da quello natio.
Soggetti:
L’immigrato arriva, l’emigrato parte. La definizione del trasferito la dà colui
che vive nel luogo di arriva o di partenza. Chi resta è geloso della sua terra,
cultura, usi e costumi. Chi arriva o parte è invidioso degli altri simili. Al
ritorno estemporaneo al paese di origine gli emigrati, per propria vanteria,
per spirito di rivalsa e per denigrare i conterranei di origine, tesseranno le
lodi della nuova cultura, con la litania “si vive meglio là, là è diverso”, senza,
però, riproporla al paese di origine, ma riprendendo, invece, le loro vecchie e
cattive abitudini. Questi disperati non difendono o propagandano la loro
cultura originaria, o gli usi e costumi della terra natia, per il semplice
motivo che da ignoranti non li conoscono. Dovrebbero conoscere almeno il sole,
il mare, il vento della loro terra natia, ma pare (per soldi) preferiscano i
monti, il freddo e la nebbia della terra che li ospita.
Tempo: il trasferimento può essere temporaneo o permanente.
Se permanente le nuove generazioni dei partenti si sentiranno appartenere al
paese natio ospitante.
Luoghi di
arrivo: città, regioni, nazioni
diverse da quelle di origine.
Motivo del trasferimento: economiche (lavoro, alimentari, climatiche ed eventi
naturali); religiose; ideologiche; sentimentali; istruzione; devianza.
Economiche: Lavoro (assente o sottopagato),
alimentari, climatiche ed eventi naturali (mancanza di cibo dovute a siccità o
a disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti, carestie);
Religiose: impossibilità di praticare il credo
religioso (vitto ed alloggio decente garantito);
Ideologiche: impossibilità di praticare il proprio
credo politico (vitto ed alloggio decente garantito);
Sentimentali: ricongiungimento con il proprio partner
(vitto ed alloggio decente garantito);
Istruzione: frequentare scuole o università o stage
per elevare il proprio grado culturale (vitto ed alloggio decente garantito);
Devianza: per sfuggire alla giustizia del paese di
origine o per ampliare i propri affari criminali nei paesi di destinazione
(vitto ed alloggio decente garantito).
Il trasferimento per lavoro garantito: individuo
vincitore di concorso pubblico (dirigente/impiegato pubblico); trasfertista
(assegnazione temporanea fuori sede d’impresa); corrispondente (destinazione
fuori sede di giornalisti o altri professionisti). Chi si trasferisce con
lavoro garantito ha il rispetto della gente locale indotto dal timore e
rispetto del ruolo che gli compete, fatta salva ogni sorta di ipocrisia dei
locali che maschera il dissenso all’invasione dell’estraneo. Inoltre il lavoro
garantito assicura decoroso vitto e alloggio (nonostante il caro vita) e civile
atteggiamento dell’immigrato, già adottato nel luogo d’origine e dovuto al
grado di scolarizzazione e cultura posseduto.
Il trasferimento per lavoro da cercare in loco di
destinazione: individuo nullafacente ed incompetente. Chi si trasferisce per
lavoro da cercare in loco di destinazione appartiene ai ceti più infimi della
popolazione del paese d’origine, ignari di solidarietà e dignità. Costui non ha
niente da perdere e niente da guadagnare nel luogo di origine. Un volta partiva
con la valigia di cartone. Non riesce ad inserirsi come tutti gli altri, per
mancanza di rapporti adeguati amicali o familistici, nel circuito di conoscenze
che danno modo di lavorare. Disperati senza scolarizzazione e competenza
lavorativa specifica. Nel luogo di destinazione faranno quello che i locali non
vorrebbero più fare (dedicarsi agli anziani, fare i minatori o i manovali, lavorare
i campi ed accudire gli animali, fare i lavapiatti nei ristoranti dei
conterranei, lavare le scale dei condomini, fare i metronotte o i vigilanti,
ecc.). Questo tipo di manovalanza assicura un vergognoso livello di
retribuzione e, di conseguenza, un livello sconcio di vitto ed alloggio (quanto
guadagnano a stento basta per sostenere le spese), oltre l’assoggettamento agli
strali più vili e razzisti della popolazione ospitante, che darà sfogo alla sua
vera indole. Anche da parte di chi li usa a scopo politico o ideologico. Questi
disperati subiranno tacenti le angherie e saranno costretti ad omologarsi al
nuovo stile di vita. Lo faranno per costrizione a timore di essere rispediti al
luogo di origine, anche se qualcuno tenta di stabilire la propria discultura in
terra straniera anche con la violenza.
Ecco allora è meglio dire: Dimmi come vai, ti dirò chi
sei.
Nessun commento:
Posta un commento