LA BALLA DELLA SPEREQUAZIONE
FINANZIARIA DELLE REGIONI DEL NORD A FAVORE DI QUELLE DEL SUD.
Il commento del dr. Antonio Giangrande,
che sul tema ha scritto dei saggi: “Legopoli. La Lega da Legare”; “Italia Razzista”;
“L’Invasione Barbarica Sabauda del Mezzogiorno d’Italia”.
In Regione
Lombardia non tornano 54 miliardi di tasse versate. (Lnews - Milano 06
settembre 2017). "La Lombardia è la regione che versa più tasse allo Stato
ricevendo, in cambio, meno trasferimenti in termini di spesa pubblica. In
questi anni, infatti, il residuo fiscale della Lombardia ha raggiunto la cifra
record di 54 miliardi (fonte: Eupolis Lombardia). Si tratta del valore in
assoluto più alto tra tutte le regioni italiane. Un'immensità anche a livello
europeo se si pensa che due regioni tra le più industrializzate d'Europa come
la Catalogna e la Baviera hanno rispettivamente un residuo fiscale di 8
miliardi e 1,5 miliardi". Lo scrive una Nota pubblicata oggi dal sito
lombardiaspeciale.regione.lombardia.it.
RESIDUO
FISCALE - "Con il termine residuo fiscale - spiega la Nota - s'intende la
differenza tra quanto un territorio verso allo Stato sotto forma di imposte e
quanto riceve sotto forma di spesa pubblica. Se il residuo fiscale abbia segno
positivo, il territorio versa più di quanto riceve; se c'è un residuo negativo
il territorio riceve più di quanto versa. Secondo James McGill Buchanan Jr,
premio Nobel per l'Economia nel 1986, cui si attribuisce la paternità della
definizione, il trattamento che lo Stato riserva ai cittadini può considerarsi
equo se determina residui fiscali minimi in capo a individui, a prescindere dal
territorio nel quale risiedono. Differenze marcate denotano una violazione dei
principi di equità basilari".
I DATI PER
REGIONE - "Dopo la Lombardia - appunta il teso - si colloca l'Emilia
Romagna, con un residuo fiscale di 18.861 milioni di euro. Seguono Veneto
(15.458 mln), Piemonte (8.606 mln), Toscana (5.422 mln), Lazio (3.775 mln), Marche
(2.027 mln), Bolzano (1.100 mln), Liguria (610 mln), Friuli Venezia Giulia (526
mln), Valle d'Aosta (65 mln). In coda alla classifica: Umbria (-82 mln), Molise
(-614 mln), Trento (-249 mln), Basilicata (-1.261 mln), Abruzzo (-1.301 mln),
Sardegna (-5.262 mln), Campania (-5.705 mln), Calabria (-5.871 mln), Puglia
(-6.419 mln) e Sicilia (-10.617 mln)".
IL DATO PRO
CAPITE - Anche per quanto riguarda il residuo fiscale pro capite, la Lombardia
presenta i valori più alti d'Italia, con 5.217 euro. Seguono Emilia Romagna
(4.239), Veneto (3.141), Provincia Autonoma di Bolzano (2.117), Piemonte
(1.950), Toscana (1.447), Marche (1.310), Lazio (641), Valle d'Aosta (508),
Friuli Venezia Giulia (430), Liguria (386), Umbria (-92), Provincia Autonoma di
Trento (-464), Campania (-974), Abruzzo (-979), Puglia (-1.572), Molise
(-1.963), Sicilia (-2.089), Basilicata (-2.192), Calabria (-2.975) e Sardegna
(-3.169)", spiega la Nota pubblicata.
Da sempre i
giornali e le tv nordiste, spalleggiate dagli organi d’informazione stataliste,
ce la menano sul fatto che ci sia un grande disavanzo finanziario tra le
regioni del centro-nord ricco e le regioni povere del sud Italia. I conti,
fatti in modo bizzarro, rilevano che il centro-nord paga molto di più di quanto
riceva e che la differenza vada in solidarietà a quelle regioni che a loro
volta sono votate allo spreco ed al ladrocinio. A fronte di ciò, i
settentrionali, hanno deciso che è meglio tagliare quel cordone ombelicale e
lasciar cadere quella zavorra che è il sud Italia. Ed il referendum
secessionista è stato organizzato per questo, facendo leva sull’ignoranza della
gente.
Ora facciamo
degli esempi scolastici che si studiano negli istituti tecnici commerciali, per
dimostrare di quanta malafede ed ignoranza sia propagandato questo referendum.
Una partita
iva, persona o società, registra in contabilità la gestione e versa tasse,
imposte e contributi nel luogo della sede legale presso cui redige i suoi
bilanci semplici o consolidati (gruppi d’impreso con un capogruppo).
Il Centro-Nord
Italia, con la Lombardia ed il Lazio in particolare, è territorio privilegiato
per eleggere sede legale d’azienda, per la vicinanza con i mercati europei.
Dove c’è sede legale vi è iscrizione al registro generale dell’imprese. Ergo:
sede di versamento fiscale che alimenta quei numeri, oggetto di nota della
Regione Lombardia. Quei dati, però, spesso, nascondono la ricchezza prodotta al
sud (stabilimenti, appalti, manodopera, ecc.), ma contabilizzata al nord.
E’ risaputo
che nel centro-nord Italia hanno stabilito le loro sedi legali le più grandi
aziende economiche-finanziarie italiane e lì pagano le tasse. Il Sud Italia è
di fatto una colonia di mercato. Di là si produce merce e lavoro (e
disinformazione), di qua si consuma e si alimenta il mercato.
Il residuo
fiscale era tollerato e l’assistenzialismo era alimentato, affinchè il mercato
meridionale non cedesse e le aziende del nord potessero continuare a produrre
beni e servizi e ad alimentare ricchezza nell’Italia settentrionale,
condannando il sud ad un perenne sottosviluppo e terra di emigrazione.
Oggi lo
Stato centralista assorbe tutta la ricchezza nazionale prodotta e
l'assistenzialismo si è bloccato, ma il sud Italia continua ad essere un
mercato da monopolizzare da parte delle aziende del Centro-Nord Italia. Una
eventuale secessione a sfondo razzista-economica votata dai nordisti sarebbe un
toccasana per i meridionali, che imporrebbero diversi rapporti commerciali,
imponendo dei dazi od altre forme di limitazioni alle merci del nord. Il
maggior costo di beni e servizi del nord Italia favorirebbe la nascita nel sud
Italia di aziende, favorite economicamente dal minor costo della mano d’opera
del posto e delle spese di trasporto e logistica locale. Inoltre quello che
produce il centro nord è acquisibile su altri mercati. Quello che si produce al
Sud Italia è peculiare e da quel mercato, per forza, bisogna attingere e
comprare...
Quindi, viva
il referendum…
A
cura del dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista,
blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS.
099.9708396 – 328.9163996
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