Lettera
al Direttore. Se questa è antimafia…di Antonio Giangrande*
In
Italia, con l’accusa di mafiosità, si permette l’espropriazione proletaria di
Stato e la speculazione del Sistema su beni di persone che mafiose non lo sono.
Persone che non sono mafiose, né sono responsabili di alcun reato, eppure
sottoposte alla confisca dei beni ed alla distruzione delle loro aziende, con
perdita di posti di lavoro. Azione preventiva ad ogni giudizio. Alla faccia
della presunzione d’innocenza di stampo costituzionale.
Interventi
di antimafiosità incentrati su un ristretto ambito territoriale o di
provenienza territoriale.
Questa
antimafia, per mantenere il sistema, impone la delazione e la calunnia ai
sodalizi antiracket ed antiusura iscritti presso le Prefetture provinciali. Per
continuare a definirsi tali, ogni anno, le associazioni locali sono sottoposti
a verifica. L’iscrizione all’elenco è condizionata al numero di procedimenti penali
e costituzioni di parti civili attivate.
L’esortazione
a denunciare, anche il nulla, se possibile. Più denunce per tutti…quindi. Chi
non denuncia, anche il nulla, è complice od è omertoso.
Ma
cosa sarebbe codesta antimafia, che tutto gli è concesso, se non ci fosse lo
spauracchio mediatico della mafia di loro invenzione?
E,
poi, chi ha dato la patente di antimafiosità a certi politicanti di sinistra
che incitano le masse…e chi ha dato l’investitura di antimafiosità a certi rappresentanti
dell’associazionismo catto-comunista che speculano sui beni…e chi ha dato l’abilitazione
ad essere portavoci dell’antimafiosità a certi scribacchini di sinistra che sobillano
la società civile?
E
perché questa antimafiosità ha immenso spazio su tv di Stato e giornali sostenuti
dallo Stato per fomentare questa deriva culturale contro la nostra Nazione o
parte di essa. Discrasia innescata da gruppi editoriali che influenzano l’informazione
in Italia?
Fintanto
che le vittime dell’antimafia useranno o subiranno il linguaggio dei loro
carnefici, continueremo ad alimentare i cosiddetti antimafiosi che lucreranno
sulla pelle degli avversari politici.
Se
la legalità è l’atteggiamento ed il comportamento conforme alla legge, perché l’omologazione
alla legalità non è uguale per tutti,…uguale anche per gli antimafiosi?
La
legge va sempre rispettata, ma il legislatore deve conformarsi a principi internazionali
condivisi di più alto spessore che non siano i propri interessi politici locali
prettamente partigiani.
Va
denunciato il fatto che l’antimafiosità è solo lotta politica e di propaganda e
la mafia dell’antimafia è più pericolosa di ogni altra consorteria criminale,
perchè: calunnia, diffama, espropria e distrugge in modo arbitrario ed impunito
per sola sete di potere.
La
mafia esiste ed è solo quella degli antimafiosi, o delle caste o delle lobbies
o delle massonerie deviate. E se per gli antimafiosi, invece, tutto quel che
succede è mafia…
Allora
niente è mafia.
E
se niente è mafia, alla fine gli stranieri considereranno gli italiani tutti
mafiosi.
Invece
mafioso è ogni atteggiamento e comportamento, da chiunque adottato, di
sopraffazione e dall’omertà, anche istituzionale, che ne deriva.
Non
denunciare ciò rende complici e di questo passo gli sciasciani non avranno mai
visibilità se rimarranno da soli ed inascoltati.
*Antonio
Giangrande ha scritto dei saggi sulla Mafia. (Mafiopoli; La Mafia dell’Antimafia;
Castopoli; Massoneriopoli; Impunitopoli.)
A cura del dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista,
blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS.
099.9708396 – 328.9163996
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