LA MORIA DEGLI AVVOCATI
Di
Antonio Giangrande, scrittore e sociologo storico.
Chi
studia giurisprudenza pensa che vale la forza della legge. Chi come me ha esperienza
e perizia, afferma che vale la legge del più forte. Ossia: nei tribunali la
prassi fotte la legge. In tutta Italia.
L’unico
consiglio che io posso dare è che, ormai in questa Italia, è meglio non fare
nulla, perché si fotte tutto lo Stato, e non avere nulla, perché si fottono
tutto i legulei.
Già, i
legulei.
I
giornalisti approssimativi e disinformati da sempre ce la menano sul dato che
in Italia ci siano 250 mila avvocati con la tendenza all’aumento di 15 mila
unità all’anno. A loro è imputata ogni sorte di maldicenza. Al loro incremento
numerico è addebitata la responsabilità della deriva della giustizia in Italia.
Cosà più
falsa non c’è.
Sicuramente
tra gli scribacchini ci sarà qualcuno che avvocato lo è o comunque ha
partecipato invano all’esame per diventarlo e quindi la verità è a loro
portata.
Eppure si
sottace o si continua a negare l’evidenza sul come ci si abiliti
all'avvocatura, alla magistratura, o ad ogni altra professione, così come
attestato dalle sentenze dei Tar di tutta Italia. Un esame truccato nelle
voglie dei commissari. Un sistema insito in tutti gli esami o i concorsi
pubblici.
Abilitazione
uguale a omologazione. Subisci e taci e non rompere il cazzo. Se sei diverso e
ti ribelli: sei fuori.
Oggi c'è
il paradosso che, a prescindere dall’esame truccato di abilitazione, non
conviene più parteciparvi, in quanto pur superandolo non ci si può iscrivere
agli albi per esercitare la professione.
Un
ostacolo ulteriore per chi entra, un impedimento a proseguire per chi già c’è.
Ecco perché
in tempo di crisi non si parla dell’imminente moria dei cosiddetti “pesci
piccoli” forensi.
E’ da
venti anni che studio il sistema Italia, a carattere locale come a livello
nazionale. Da queste indagini ne sono scaturiti decine di saggi, raccolti in una
collana editoriale "L'Italia del Trucco, l'Italia che siamo", letti
in tutto il mondo, ma che mi sono valsi l’ostruzionismo dei media nazionali.
Pennivendoli venduti ai magistrati, all’economia ed alla politica. Book ed
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Non paghi
di aver partorito in Parlamento una riforma forense contro l’inclusione dei
giovani nel mondo leguleico, i marpioni, sempre in Parlamento, hanno adottato
un riforma, affinchè chi sia entrato nel loro autarchico mondo venga espulso
per stato di necessità. E cioè sono coloro che non ben ammanicati nel sistema
forense giudiziario non ce la fanno a supportare le inani spese di gestione
della professione.
Di questo
nessuno ne parla. Ed aimè tocca a me farlo per una categoria che non merita
solidarietà ma solo commiserazione.
Da sempre
il popolo forense si divide in due parti.
I
dinosauri privilegiati con degni natali e con potere in Parlamento, ma
genuflessi alla magistratura;
i loro
followers per ignavia o per necessità, ossia i praticanti ed i giovani
avvocati.
Il 7
agosto 2014, il Ministero per del Lavoro e delle Politiche Sociali ha approvato
il Regolamento attuativo dell'art. 21 della Legge Professionale n. 247 del
2012, che impone a tutti gli avvocati, iscritti all'apposito albo, l'iscrizione
obbligatoria anche alla Cassa Forense, con versamento di un contributo di
importo fisso indipendentemente dalle condizioni reddituali.
I
contributi minimi dovuti dagli iscritti, rivalutati per ogni anno di iscrizione
alla Cassa, sono i seguenti:
a)
Contributo minimo soggettivo: € 2.780,00;
b)
Contributo minimo integrativo: € 700,00;
c)
Contributo di maternità: € 151,00.
Il
regolamento prevede: o paghi o ti cancelli dall’Albo e nulla valgono le
presunte agevolazioni previste.
«La
conseguenza immediata di tale provvedimento è che, di qui a poco, circa
cinquantamila avvocati italiani, soprattutto più giovani, rischiano di sparire
dagli albi professionali, in quanto impossibilitati a far fronte agli onerosi
contributi obbligatori richiesti! Molti avvocati con un reddito basso e
insignificante non possono iscriversi alla Cassa per mancanza di
liquidità economica e rischiano, pertanto, di subirne le relative
conseguenze, ovvero la cancellazione forzata ed obbligata dai relativi albi
professionali di appartenenza. Il versamento obbligatorio dei contributi
previdenziali, così come previsto dalla nuova normativa, se per gli studi
legali con giro d'affari multimilionario, risulterà praticamente
insignificante, colpisce, tuttavia, una schiera di professionisti che avranno
serie difficoltà a sostenere tale spesa: appunto, qualcosa come cinquantamila
avvocati - coloro, cioè, che percepiscono un reddito inferiore ai 10.300 euro
annui. Per loro sarà complicato trovare un'alternativa alla disoccupazione,
vuoi per l'età, vuoi per l'alta specializzazione in un settore e in nessun
altro», dice l’avv. Eugenio Gargiulo di Foggia.
Vero è
che la contribuzione obbligatoria e l’esoso peso fiscale accompagnato dalla
mano morta della burocrazia colpisce ogni categoria professionale. Ed è questa
stagnazione dello status quo che alimenta la crisi economica.
Inoltre i
liberi professionisti del ramo tecnico, ingegneri, architetti, geometri e
periti sono alla fame. Nessuno ne parla. Sono un esercito di oltre 500.000
persone senza protezioni sociali.
E’ questa
l’Italia che continuiamo a volere? Con l’astensionismo elettorale il popolo
mette sotto processo la politica inconcludente ed ignava e rea di aver sfornato
una classe dirigente inetta, frutto di familismo e raccomandazioni.
Perché in
Italia, oramai, si lavora esclusivamente per mantenere le sanguisughe.
La
rottamazione assoluta del sistema senza schemi identitari ed ideologici, se non
ora, quando?
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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