SE NASCI IN ITALIA……
Quando si nasce
nel posto sbagliato e si continua a far finta di niente.
Io sono Antonio Giangrande, noto autore di saggi pubblicati su Amazon, che
raccontano questa Italia alla rovescia. A tal fine tra le tante opere da me
scritte vi è “Italiopolitania. Italiopoli degli italioti”. Di questo,
sicuramente, non gliene fregherà niente a nessuno. Fatto sta che io non faccio
la cronaca, ma di essa faccio storia, perché la quotidianità la faccio
raccontare ai testimoni del loro tempo. Certo che anche di questo non gliene
può fregar di meno a tutti. Ma una storiella raccontata da Antonio Menna che spiega
perché, tu italiano, devi darti alla fuga dall’Italia, bisogna proprio leggerla.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in Italia. Si chiama Stefano Lavori. Non va
all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini.
Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno
sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i
soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a
come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora
prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi. Mettono un annuncio, attaccano i
volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese:
“volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo,
ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno
di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non
si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio
darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza
soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi
riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano
qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare. Ma per decollare ci vuole
un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i
vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il
direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano
bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo
un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo
solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”. I vigili sono
stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti,
il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono
bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori
qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e
apparano. Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza.
E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è
volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi
acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne
altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi? Ci sono i fondi europei,
gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista che sa fare benissimo
queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo
avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi
pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima
sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi
avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la
partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni
previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da
vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare
a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la
pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo
alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento
ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per
la pratica? E dove vi avviate?”. I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai
genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme
qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri
contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il
commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se
arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro,
o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano
di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno
del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’
comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a
venderli. La cosa sembra poter andare. Ma un giorno bussano al garage. E’ la
camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che
stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”. Se pagano,
finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il
garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè
hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in
galera pure loro. Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività.
Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna
versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista
preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa
impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò,
libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”. I due ragazzi si
guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano
garagisti. La Apple in Italia non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e
folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente
più.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
PUOI
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