Basta con la liturgia dell’antimafia di sinistra
Antonio Giangrande: «Se aprile è il mese dei riti
cristiani con la pasqua, maggio è il mese della liturgia dell’antimafia di
sinistra.»
Io sono abituato a parlare di argomenti, di cui ho
qualcosa da dire. Sulla mafia, per esempio, ho scritto un libro letto in tutto
il mondo: “Mafiopoli. Mafia, quello che non si osa dire”. Per me Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino sono il faro a cui mi ispiro ed il loro esempio è l’oggetto
del mio libro. Il mio ricordo a loro va tutti i giorni e non solo nell’anniversario
della loro morte. Per molti la data della loro morte è solo l’anniversario
degli attentati. Il gesto criminale sminuisce la figura dell’uomo che viene a
mancare. Mai dire antimafia è il concetto che divulgo, in qualità di noto autore di saggi sociologici che raccontano di una Italia alla
rovescia, profondo conoscitore ed esperto del tema e presidente nazionale di
una associazione antimafia. Il mio intento è dimostrare che la mafia siamo noi:
i politici che colludono, i media che tacciono, i cittadini che emulano e le
istituzioni che abusano ed omettono. Credo che sul
tema io sia uno dei principali esperti, anche perché sono presidente dell’Associazione
Contro Tutte le Mafie, sodalizio antiracket ed antiusura riconosciuto dal
Ministero dell’Interno. Una delle tante associazioni a cui viene disconosciuto
il ruolo e gli onori che meritano, solo perché non fanno parte del sistema
strutturato dalla sinistra, di cui “Libera” è la maggiore espressione.
Anche quest’anno i giornali e le tv, quasi sempre di
sinistra, osannano l’evento che corrompe le giovani menti. Se aprile è il mese
dei riti cristiani con la pasqua, maggio è il mese della liturgia dell’antimafia
di sinistra. A Civitavecchia si sono imbarcati circa 1.500 studenti, gai per
aver marinato la scuola, a cui si sono aggiunti altri 1.500 studenti all’arrivo
a Palermo. Corrompendo le menti dei giovani si cerca di perpetrare quel credo
partigiano, per il quale gli onesti stanno da una parte e i delinquenti dall’altra,
Grillo permettendo.
QUALE ANTIMAFIA? Camera
dei Deputati. 15 maggio 2014. Alessio Villarosa (Movimento 5 Stelle)
accusa la maggioranza di non rispettare (nei fatti) gli insegnamenti di Falcone e Borsellino. "Noi siamo il partito di Pio La Torre e non accettiamo
lezioni da nessuno in materia di legalità. Soprattutto da chi è guidato da chi
sostiene che la mafia non esiste". Lo ha urlato nell'aula della Camera
Anna Rossomando del Pd replicando al M5s in dichiarazione di voto sulla
richiesta di arresto per Francantonio Genovese. Tutti i suoi colleghi di gruppo
si sono levati in piedi per applaudirla mentre il M5s urlava:
"Vergognatevi". "Noi
siamo i fondatori della democrazia", ha rivendicato l'esponente
democratica citando Pio La Torre, il segretario del Partito comunista siciliano
ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982. Il Pd, ha detto Rossomando rivolta al
gruppo M5S, "non accetta lezioni da nessuno, soprattutto da chi è andato
in Sicilia dicendo che la mafia non esiste, facendo le buffonate attraversando
lo Stretto". La
presidente della commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi (Pd) ha preso la
parola in aula, al termine del dibattito sulla richiesta di arresto a carico
del deputato democratico Francantonio Genovese, per replicare al polemico
intervento di Alessio Villarosa del Movimento 5 stelle. "Vorrei restasse
agli atti di questa Camera, nel rispetto del sacrificio della loro vita e dei
loro familiari - ha detto Bindi - che nessuno può appropriarsi di Falcone e di
Borsellino". Secondo la presidente dell'antimafia, i due magistrati uccisi
dalla mafia "sono di tutta la nazione, di tutta l'Italia e da quando
abbiamo messo le loro immagini nel parlamento europeo sono di tutta
l'Europa". Bindi a capo
dell'Antimafia: sfruttò i sindaci anti boss per farsi
eleggere alla Camera. Il Pd la candidò in Calabria: ma una volta presi i
voti, non s'è più fatta vedere, scrive
Felice Manti su “Il Giornale”. A Siderno la stanno ancora aspettando.
Eppure a Rosy Bindi la Locride dovrebbe esserle cara, visto che quei voti
raccolti alle primarie Pd in Calabria sono stati decisivi per la sua elezione
come capolista. Da febbraio invece l'ex presidente Pd i calabresi la vedono
solo in tv. D'altronde la Bindi non ha fatto un solo incontro sulla 'ndrangheta
durante la campagna elettorale, ammettendo «di non sapere niente di mafia».
Da presidente nazionale di una associazione antimafia
è una vergogna non essere invitati ad alcuna celebrazione istituzionale o
scolastica dedicata ai martiri della mafia: tra cui Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino. Questo pur essendo il massimo esperto della materia. Questo perché
noi non seguiamo la logica nazionale delle celebrazioni dei due magistrati,
specialmente fatta da chi ne ha causato la morte. Perché non ci associamo alla
liturgia di questa antimafia che poi è forse solo propaganda.
SVELARE LA VERITÀ SUI MAGISTRATI. Si farebbe cosa nobile, invece, svelare la verità sulla loro morte e
disincentivare tutti quei comportamenti socio mafiosi che inquinano la società
italiana. Come si farebbe onore alla verità svelare chi e come paga il giro di
carovane e carovanieri. In riferimento all’attentato di Brindisi e a tutte le
manifestazioni di esaltazione di un certo modo di fare antimafia di parte e di
facciata, denuncio l’ipocrisia di qualcuno che suggestiona e manipola la mente
dei giovani per indurli ad adottare comportamenti miranti a promuovere una
verità distorta su chi e come fa antimafia.
LOTTA ALLA MAFIA CON LA CONOSCENZA. Con l’attentato alla scuola Morvillo-Falcone e la morte di Melissa Bassi Brindisi
e Mesagne e l’intero Salento sono diventate tutto d’un tratto terra di mafia e
di mafiosi e per gli effetti sono diventate palco promozionale per carovane e
carovanieri proveniente da ogni dove, da cui noi prendiamo assolutamente le
distanze. Mesagne e Brindisi e tutto il Salento non hanno bisogno di striscioni
in sparute manifestazioni o di omelie religiose per fare ciò che deve essere
fatto: sia in campo istituzionale, sia in campo sociale. Gli studenti, con la
mente vergine e aperta, non devono essere influenzati da falsi pedagoghi
catto-comunisti, sostenuti da sindacati e movimenti di sinistra, che inducono a
falsi convincimenti di tipo ideologico. La lotta alla mafia è un’altra cosa: è
conoscenza senza censura e omertà scevra da giudizi preconcetti. E di questo
anche il Santo Padre, Papa Francesco, ne deve essere edotto: non esiste solo un’antimafia
clericale-comunista. E Don Ciotti non è l’unico punto di riferimento.
Le vittime di mafia, non hanno bisogno di ricordare, perché
la mafia la vivono sulla loro pelle ogni giorno.
Le vittime di mafia non hanno bisogno di front office
pubblicizzati e finanziati dalla politica. Le vittime non hanno bisogno di
visibilità, a loro basta che l’Ordine Pubblico e la Giustizia funzionino. Che
le loro denuncie non siano insabbiate.
Ma a Palermo la liturgia antimafia del 23
maggio non si tocca: e così i vip istituzionali della
“Falconeide” hanno ricordato la strage di Capaci riempiendosi la bocca di una
parola cruciale: la memoria. La
“Falconeide” è un festival della memoria, ma di quella memoria a intermittenza
che è tipica dei professionisti della “doppia morale istituzionale”. Dispiace
per la buona volontà disinteressata di alcuni: ma finché la memoria
istituzionale sarà esclusivo privilegio di defilé mediatici, regolati
da star del buonismo televisivo, finché la memoria istituzionale non avrà lo
stessa sacralità della verità storica, la “Falconeide” – e le analoghe
manifestazioni che fanno spettacolo dell’impegno antimafia – non potrà essere
altro che quello che oggi (tristemente) appare: una sfilata di virtuosi
dell’ipocrisia di Stato che forse non fanno parte, come
sostiene Beppe Grillo, “dello stesso governo che ha ucciso Falcone e
Borsellino”, ma di certo sono parte integrante della stessa classe politica
senza scrupoli.
Peccato che trattasi, anche quest’anno, di
memoria buona solo ed esclusivamente alle passerelle antimafia, come ha
rilevato qualche tempo fa il pm Nino Di Matteo che ha toccato con
mano le tante amnesie istituzionali nell’indagine sulla trattativa
Stato-mafia: “Per tanti, i magistrati sono da onorare solo da morti; siamo
stanchi dell’ipocrisia di chi, quando erano in vita Falcone e Borsellino, non
esitava a definirli “giudici politicizzati”, mentre, dopo che
sono morti finge di onorarli. E’ un falso storico”. E quei “giudici politicizzati” non erano di sinistra, quindi si ricordi
bene da vivi da chi erano attaccati: da chi oggi li osanna!!!
CHI PAGA? Tra
canti, fiaccole e palloncini, infatti, è stato un vero trionfo dell’ipocrisia
istituzionale. E per ultimo, in tempo di spending review , tutti noi dovremmo
chiederci: tutto l’ambaradan comunista della nave della legalità che porta in
gita gli studenti, la cui estrazione sociale è tutta da verificare, quanto
costa alla comunità, quindi a noi stessi, pur distanti da quella ideologia
vetusta?
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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