Se questa è antimafia…afferma il maggior espero
di mafia, avendo scritto dei veri e propri trattati sulla Mafia (nelle sue
varie forme e denominazioni) e sull’antimafia, il dr Antonio Giangrande.
Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger, youtuber, presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS…e vittima di mafia.
Se questa è antimafia…. In Italia, con l’accusa di mafiosità, si permette
l’espropriazione proletaria di Stato e la speculazione del Sistema su beni di
persone che mafiose non lo sono. Persone che non sono mafiose, né sono
responsabili di alcun reato, eppure sottoposte alla confisca dei beni ed alla
distruzione delle loro aziende, con perdita di posti di lavoro. Azione
preventiva ad ogni giudizio. Alla faccia della presunzione d’innocenza di
stampo costituzionale. Interventi di antimafiosità incentrati su un ristretto
ambito territoriale o di provenienza territoriale.
La Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia,
on. le Rosy Bindi, dichiara che è impossibile che in Valle d’Aosta non ci sia
’ndrangheta – «che ha condizionato e continua a condizionare l’economia» –
stante che il 30% della popolazione è di origine calabrese.
E’ risaputo che le aziende del centro nord appaltano i
grandi lavori pubblici, specialmente se le aziende del sud Italia le fanno
chiudere con accuse artefatte di mafiosità.
Questa antimafia, per mantenere il sistema, impone la
delazione e la calunnia ai sodalizi antiracket ed antiusura iscritti presso le
Prefetture provinciali. Per continuare a definirsi tali, ogni anno, le
associazioni locali sono sottoposte a verifica. L’iscrizione all’elenco è
condizionata al numero di procedimenti penali e costituzioni di parti civili
attivate. L’esortazione a denunciare, anche il nulla, se possibile. Più denunce
per tutti…quindi. Chi non denuncia, anche il nulla, è complice od è omertoso.
A tal fine, per non aver adempito ai requisiti di delazione,
calunnia e speculazione sociale, l’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS,
sodalizio nazionale di promozione sociale, già iscritta al n. 3/2006 presso il
registro prefettizio della Prefettura di Taranto Ufficio Territoriale del
Governo, il 23 settembre 2017 è stata cancellata dal suddetto registro.
Notifica consegnata l’8 novembre 2017.
Antimafioso, sì, complice di una stortura legislativa,
no.
Dove non arrivano con le interdittive prefettizie,
arrivano con i sequestri preventivi.
Proviamo a spiegarci. Le interdittive funzionano così:
sono discrezionali. Decide il prefetto. Non c’è bisogno di una condanna penale,
addirittura – nel caso ad esempio, del quale stiamo parlando – nemmeno di un
avviso di garanzia o di una ipotesi di reato. Il reato non c’è, però a me tu
non mi convinci. Punto e basta. Inoltre l’antimafia preventiva diventata
definitiva. Antimafia mafiosa. Come reagire, scrive il 27 settembre 2017 Mauro
Mellini. Avvocato e politico italiano. È stato parlamentare del Partito Radicale,
di cui fu tra i fondatori, su Telejato. C’È, È INUTILE RIPETERLO TROPPE VOLTE,
UNA CERTA PRESA DI COSCIENZA DELLA TURPITUDINE DELLA LEGISLAZIONE ANTIMAFIA,
CHE MEGLIO SAREBBE DEFINIRE “LEGGE DEI SOSPETTI”. ANCHE I PIÙ COCCIUTI
COMINCIANO AD AVVERTIRE CHE NON SI TRATTA DI “ABUSI”, DI DOTTORESSE SAGUTO, DI
“CASI” COME QUELLO DEL “PALAZZO DELLA LEGALITÀ”, DI FRATELLANZE E CUGINANZE DI
AMMINISTRATORI DEVASTANTI. È tutta l’Antimafia che è divenuta e si è rivelata
mafiosa. Come si addice al fenomeno mafioso, questa presa di coscienza rimane
soffocata dalla paura, dal timore reverenziale per le ritualità della dogmatica
dell’antimafia devozionale, del komeinismo nostrano che se ne serve per
“neutralizzare” la nostra libertà. Molti si chiedono e ci chiedono: che fare? È
già qualcosa: se è vero, come diceva Manzoni, che il coraggio chi non c’è l’ha
non se lo può dare, è vero pure che certi interrogativi sono un indizio di un
coraggio che non manca o non manca del tutto. Non sono un profeta, né un
“maestro” e nemmeno un “antimafiologo”, visto che tanti mafiologhi ci hanno
deliziato e ci deliziano con le loro cavolate. Ma a queste cose ci penso da
molto tempo, ci rifletto, colgo le riflessioni degli altri. E provo a dare un
certo ordine, una certa sistemazione logica a constatazioni e valutazioni. E
provo pure a dare a me stesso ed a quanti me ne chiedono, risposte a
quell’interrogativo: che fare? Io credo che, in primo luogo, occorre riflettere
e far riflettere sul fatto che il timore, la paura di “andare controcorrente”
denunciando le sciagure dell’antimafia e la sua mafiosità, debbono essere messe
da parte. Che se qualcuno non ha paura di parlar chiaro, tutti possono e
debbono farlo. Secondo: occorre affermare alto e forte che il problema, i
problemi non sono quelli dell’esistenza delle dott. Saguto. Che gli abusi,
anche se sono tali sul metro stesso delle leggi sciagurate, sono la naturale
conseguenza delle leggi stesse. Che si abusa di una legge che punisce i
sospetti e permette di rovinare persone, patrimoni ed imprese per il sospetto
che i titolari siano sospettati è cosa, in fondo, naturale. Sarebbe strano che,
casi Saguto, scioglimenti di amministrazioni per pretesti scandalosi di
mafiosità, provvedimenti prefettizi a favore di monopoli di certe imprese con
“interdizione” di altre, non si verificassero. Terzo. Occorre che allo studio,
alle analisi giuridiche e costituzionali delle leggi antimafia e delle loro
assurdità, si aggiungano analisi, studi, divulgazioni degli uni e degli altri
in relazione ai fenomeni economici disastrosi, alle ripercussioni sul credito,
siano intrapresi, approfonditi e resi noti. Possibile che non vi siano
economisti, commercialisti, capaci di farlo e di spendersi per affrontare
seriamente questi aspetti fondamentali della questione? Cifre, statistiche,
comparazioni tra le Regioni. Il quadro che ne deriverà è spaventoso. Quindi
necessario. E’ questo l’aspetto della questione che più impressionerà
l’opinione pubblica. E poi: non tenersi per sé notizie, idee, propositi al
riguardo. Questo è il “movimento”. Il movimento di cui molti mi parlano.
Ma cosa sarebbe codesta antimafia, che tutto gli è
concesso, se non ci fosse lo spauracchio mediatico della mafia di loro
invenzione? E, poi, chi ha dato la patente di antimafiosità a certi politicanti
di sinistra che incitano le masse…e chi ha dato l’investitura di antimafiosità
a certi rappresentanti dell’associazionismo catto-comunista che speculano sui
beni…e chi ha dato l’abilitazione ad essere portavoci dell’antimafiosità a
certi scribacchini di sinistra che sobillano la società civile? E perché questa
antimafiosità ha immenso spazio su tv di Stato e giornali sostenuti dallo Stato
per fomentare questa deriva culturale contro la nostra Nazione o parte di essa.
Discrasia innescata da gruppi editoriali che influenzano l’informazione in
Italia?
Fintanto che le vittime dell’antimafia useranno o subiranno
il linguaggio dei loro carnefici, continueremo ad alimentare i cosiddetti
antimafiosi che lucreranno sulla pelle degli avversari politici.
A
cura del dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista,
blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS.
099.9708396 – 328.9163996
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