Usurati ed
esecutati. Aste giudiziarie
fallimentari. Il marcio sotto il tappeto: chi si scusa si accusa.
Il business delle Aste
giudiziarie fallimentari e della gestione dei beni confiscati a presunti
mafiosi.
L’intervento
del dr Antonio Giangrande, presidente della Associazione Contro Tutte le Mafie.
Dr
Antonio Giangrande Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger, youtuber,
presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.
Sono
presidente di una associazione Antiracket ed Antiusura, riconosciuta dal
Ministero dell’Interno perché iscritta presso la Prefettura di Taranto
nell’elenco dei sodalizi antimafia, finchè lo permetteranno. La mia peculiarità
è quella di essere presidente di una associazione che non prende soldi da
alcuno, né ha agganci politici o istituzionali. Per tale carica e per la mia
storia sono l’unico destinatario delle lamentele di migliaia di cittadini usurati
ed esecutati da tutta Italia. Accuse tutte uguali: sfiducia nella giustizia e
nelle istituzioni. La mia risposta a costoro è una sola: non caverete un ragno
dal buco.
L’assunto
è provato dal mio libro “Usuropoli e Fallimentopoli. Usura e fallimenti
truccati”. Saggio che raccoglie le storie piccole e grandi sparse in tutta
Italia. Storie come quelle di cui si parla in questo periodo al tribunale di
Taranto: Foro chiacchierato per questa e per altre vicende. Ma del
chiacchiericcio si deve tacere, altrimenti capita quello che capita a me:
perseguitato dalla magistratura di Taranto e Potenza perché oso parlarne.
Da
tempo mi chiamano i cittadini tarantini per denunciare anomalie nella gestione
delle aste giudiziarie fallimentari e di questi ne ho fatto un gran fascio,
oggetto di prove, veicolati presso uno studio legale che le raccoglie. Solo in
questo periodo è montata la polemica per la presentazione di interrogazioni
parlamentari, che ha permesso di parlare pubblicamente del fenomeno senza
ritorsioni e stranamente si è parata un’alzata di scudi a spada tratta da parte
delle corporazioni coinvolte: Excusatio non petita, accusatio manifesta, ossia,
chi si scusa si accusa.
Ma provare a chi?
Ai magistrati?
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo
n° 4-06628. Pubblicato il 9 novembre 2016, nella seduta n. 719: “…le denunce che giungono presso
il Tribunale e la Procura potentina sarebbero destinate all'insabbiamento ed
all'archiviazione, così come era stato evidenziato nell'atto di sindacato
ispettivo 4-06370”. Aste, stop alle accuse: “rispettate tutte le leggi”, scrive Campicelli su “Il Quotidiano di
Puglia”. Il presidente del Tribunale di Taranto Francesco Lucafò respinge con
fermezza qualsiasi insinuazione su “condotte non lineari” nell’esercizio delle
funzioni svolte dai magistrati tarantini impegnati sul fronte delle esecuzioni
immobiliari e delle aste giudiziarie: «La legge è chiara e le procedure si
rispettano fino in fondo».
Già perché nei tribunali si rispettano le
leggi? A questa domanda risponde un ex magistrato antimafia.
Ingroia: «Il
tribunale di Roma ignora il lavoro dei pm nisseni». L’ex pm aveva
chiesto che l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara venisse ascoltato come teste
assistito nel processo sul riciclaggio del tesoro di Ciancimino, scrive il 2
novembre 2015 "Il Corriere del Mezzogiorno". «Sono rimasto sorpreso
della decisione del tribunale di Roma di non acquisire gli atti dell’inchiesta
della procura di Caltanissetta e del Consiglio Superiore della Magistratura
sull’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di
Palermo, Silvana Saguto, e di non ascoltare l’avvocato Gaetano Cappellano
Seminara nella veste di teste assistito. Una decisione che trovo assolutamente
incomprensibile e che rende purtroppo più difficile la ricerca della verità».
Lo dichiara l’avvocato Antonio Ingroia, difensore di Raffaele Valente e del
rumeno Victor Dombrovschi. «Il collegio - aggiunge Ingroia - ha totalmente
ignorato le evidenti connessioni probatorie esistenti tra il processo di Roma e
l’inchiesta di Caltanissetta, che vede indagati l’avvocato Gaetano Cappellano
Seminara e la giudice Silvana Saguto per fatti gravissimi all’esame del Csm
e su cui si è pronunciato in modo netto anche il ministro della Giustizia
Orlando. Nel procedimento romano, infatti, risultava che Cappellano Seminara
era stato nominato dalla Saguto amministratore giudiziario dei beni
sequestrati, e sequestrati proprio grazie alle informative di Cappellano
Seminara: come si può negare che ci sia una connessione con quanto emerso nelle
ultime settimane a Palermo? La logica suggerisce di sì e invece il tribunale ha
deciso di ignorare il lavoro dei pm nisseni. Evidentemente - conclude Ingroia -
meglio non sentire, non vedere, non sapere. Ma non è così che si accerta la verità
e si fa giustizia».
Ma provare a chi?
Agli ispettori ministeriali?
Se,
come è stato evidenziato nell’interrogazione parlamentare, tutto è stato
insabbiato a Potenza, come può desumersi fonte di prova un atto che non si
trova o che sia già valutato negativamente dal sistema giudiziario? E comunque,
il Ministero della Giustizia, (andando contro corrente, anche in virtù delle
risultanze di una certosina ispezione senza condizionamenti ambientali, da cui
risultasse un sistema criminale collusivo non certificato dai magistrati), promuovesse
un’azione disciplinare nei confronti dei responsabili, quale risultato ne
conseguirebbe, se non un esito scontato?
PUNTATA
DEL 29/11/2015. LA GIUSTA CAUSA di Claudia Di Pasquale
CLAUDIA
DI PASQUALE FUORI CAMPO:…ma un procedimento disciplinare del CSM a carico di un
magistrato può durare fino a 5 anni.
CLAUDIA
DI PASQUALE: Ogni anno quanti procedimenti vengono invece archiviati?
PASQUALE
CICCOLO - PROCURATORE GENERALE CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE: La media è il 94%
circa.
CLAUDIA
DI PASQUALE: Che cosa?
PASQUALE
CICCOLO - PROCURATORE GENERALE CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE: Delle archiviazioni
sul numero degli esposti. Noi facciamo azione disciplinare sul 7% degli
esposti.
FRANCANTONIO
GRANERO - EX PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI SAVONA: Quando un magistrato
prende uno svarione nessuno gli fa un procedimento disciplinare.
Ma provare a chi?
Ai Prefetti in funzione antiusura ed antiracket?
Nella
migliore delle ipotesi, da rappresentanti istituzionali e governativi, ti
impediscono di parlare di usura bancaria e di aste truccate, come di
malagiustizia in generale; nella peggiore delle ipotesi si parla di Prefetti
arrestati o condannati, come Ennio Blasco per corruzione in relazione alle
certificazioni antimafia rilasciate, o Carlo Ferrigno per usura e sesso in
cambio di aiuto o agevolazioni.
Ma provare a chi? Agli
avvocati?
Avvocati?
A trovarne uno meritevole di tale appellativo è un’impresa. E se lo trovi te lo
tieni stretto, pur essendo sempre un avvocato, coi i suoi difetti e con i suoi
pregi. Il fascio di prove sono in mano ad un avvocato coraggioso di Massafra,
che per ripicca è isolato ed accusato di Stalking giudiziario. Per altro gli
avvocati di Taranto hanno preso una netta posizione.
I presunti
brogli nella gestione dei fallimenti. «Infangata la Giustizia per scopi
elettorali», Il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Vincenzo Di Maggio,
attacca il M5S: “preferisce il sensazionalismo all’impegno per risolvere i
problemi”, scrive Enzo Ferrari su "Taranto Buona Sera” il 16 novembre 2016.
«Fallimenti
ed esecuzioni, le procedure sono corrette». Documento delle Camere delle Procedure Esecutive e
delle Procedure Concorsuali, scrive "Taranto Buona Sera” il 10 novembre
2016. In un documento congiunto, i rispettivi presidenti, gli avvocati Fedele
Moretti e Cosimo Buonfrate, fanno chiarezza a tutela della onorabilità dei professionisti
impegnati come curatori e custodi giudiziari ed esprimendo piena fiducia
nell’operato dei magistrati.
Ma provare a chi?
Ai commercialisti?
Vicenda Aste
pilotate, i commercialisti: fiducia nei magistrati, scrive Marcella D'Addato il 15
novembre 2016 su "Canale 189”.
Ma provare a chi?
Ai politici parlamentari?
I due
parlamentari di Taranto (avvocati) scrivono al ministro per difendere la
sezione fallimentare del tribunale. Chiarelli e Pelillo evidenziano quelle che ritengono
le estraneità assolute con fatti riguardanti la malavita e attaccano i
parlamentari M5S che chiedono di chiarire presunte anomalie, scrive il 16
novembre 2016 “Noi Notizie”.
La polemica.
Abusi nella gestione dei fallimenti, bufera sul Movimento 5 Stelle. Pelillo e
Chiarelli scrivono al ministro Orlando e attaccano i senatori pentastellati, scrive "Taranto Buona Sera” il
16 novembre 2016. Diventa un caso politico la polemica sollevata da un gruppo
di senatori del M5S su presunti abusi nella gestione dei fallimenti al
Tribunale di Taranto. La reazione parlamentare all’interrogazione dei
Cinquestelle arriva in modalità bipartisan con una lettera congiunta degli
onorevoli Michele Pelillo (Pd) e Gianfranco Chiarelli (CoR) indirizzata al
ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Una lettera nella quale, oltre a
esprimere incondizionata fiducia agli operatori della giustizia, i due deputati
accusano i senatori del M5S di aver voluto strumentalizzare politicamente
situazioni che neppure conoscono.
Ma provare a chi?
All’antipolitica parlamentare?
Aste
Immobiliari del Tribunale di Taranto, il Meetup amici di Beppe grillo di
Massafra risponde, scrive
"Vivi Massafra” il 16 Novembre 2016. «Ma quali fini elettoralistici… il
movimento 5 stelle non ne ha bisogno, cammina sulle sue gambe, anzi corre, e
meno male che c’è!" Meetup Amici di Beppe Grillo Massafra». Da sapere che
i 12 senatori della prima interrogazione che ha innescato la polemica ed i 15
senatori della seconda interrogazione sono quei parlamentari che hanno votato
contro la responsabilità civile dei magistrati. Ergo: per la loro assoluta
impunità ed irresponsabilità! Inoltre è risaputo il fenomeno dei concorsi
pubblici farsa o truccati. Allora perché non chiedere ai rappresentanti delle categorie
interessate pronti ad aprir bocca, come loro sono stati abilitati?
Ma provare a chi?
Al regime omologato dell’informazione, che ha anch’essa assoluta fiducia nella
magistratura?
Da
premettere che ricevo segnalazioni di inchieste a carico di magistrati ed
avvocati delle quali nessuno ha mai saputo nullo, compreso l’inchiesta sul
bilancio del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Taranto. Ma è esemplare
come la vicenda delle aste giudiziarie fallimentari a Taranto con conseguente
interrogazione parlamentare e ispezione ministeriale a gennaio 2017, sia
rimasta censurata sulla stampa nazionale e locale, salvo casi eccezionali.
Nella cerchia nell’eccezionalità, nella maggioranza dei casi, però, deformando
la realtà. Si pensi che il video della intercettazione privata ambientale in
cui si dimostra la concussione di un delegato giudiziario è stato pubblicato da
un giornale non tarantino, non pugliese, ma da un giornale lucano. E comunque
nessuno ha avuto il coraggio di fare il nome dell’avvocato coinvolto a chiedere
la presunta tangente.
Su
come sono stati trattati i fatti vi è un esempio lampante: “Caso aste giudiziarie a Taranto,
un'inchiesta per fare chiarezza. La procura farà chiarezza sulle denunce arrivate
dagli agricoltori”. Servizio di Francesco Persiani del 9/11/2016 su TeleNorba.
Breve intervista a Paolo Rubino, Tavolo Verde agricoltori: «Non possiamo che
registrare una grande sfiducia nelle istituzioni. In questo caso della
Magistratura». Il resto dell'intervista dedicata all'Avv. Fedele Moretti,
Presidente Camera Procedure ed Esecuzioni Immobiliari. «La Procura indagherà,
partendo dai servizi giornalistici di questi giorni, ritenute possibili notizie
di reato e per questo acquisiti dall’autorità giudiziaria su disposizione del procuratore
capo presso il Tribunale di Taranto Carlo Maria Capristo», chiosa Persiani.
Servizi
giornalistici? Lo studio legale che ha il fascio di prove sulle aste di Taranto
è tenuta ben lontana dagli autori dei servizi giornalistici mai nati. Perché? Perché
i giornalisti son di sinistra e son amici dei magistrati. Ecco a voi una vera e
propria perla andata in onda su Rainews24: durante la notte delle elezioni
americane, Giovanna Botteri si è lasciata andare alla disperazione: «Che ne
sarà di noi giornalisti se non riusciamo più a influenzare l’opinione
pubblica?» Parole testuali: «Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai
vista come in queste elezioni una stampa così compatta ed unita contro un
candidato… che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella
società americana? Le cose che sono state scritte, le cose che sono state dette
evidentemente non hanno influito su questo risultato e
sull’elettorato che ha creduto a Trump e non alla stampa!». Forse è per questo
che la gente non si fida più di voi? Forse è per questo che non vendete più
giornali? Forse è per questo che dovete andarvene tutti a casa?
Ma i
giornalisti sono troppo di sinistra? Si chiedono Luigi Curini e Sergio Splendore di
Lavoce.info il 20 ottobre 2016 su "Il Fatto Quotidiano". I
giornalisti italiani si collocano politicamente più a sinistra dei cittadini.
Ne consegue una scarsa fiducia dei lettori nella carta stampata. Perché i
giornali non reagiscono? Perché a leggerli e comprarli sono coloro che hanno
una posizione ideologica in media più vicina a chi li scrive. Il difficile
rapporto tra italiani e stampa. Stando ai sondaggi periodicamente effettuati da
Eurobarometro, i cittadini italiani hanno poca fiducia nella carta
stampata. Sostanzialmente più di un italiano su due esprime un giudizio
negativo a riguardo: negli ultimi quindici anni la media del livello
di fiducia verso la stampa è stata complessivamente del 43 per cento,
quattro punti in meno del dato europeo nello stesso periodo. Le spiegazioni
più ricorrenti riconducono la sfiducia al modello di giornalismo
italiano contraddistinto da una propensione al commento, da un alto
livello di parallelismo politico e da una stampa che storicamente si
è indirizzata a una élite, producendo, come conseguenza, bassi
livelli di lettura. In questo quadro, il rapporto tra giornalisti e
cittadini rimane tuttavia in secondo piano.
Tra gli
omologati spicca la figura dell’eccezione. «Cane non morde cane. Le
certezze del sistema e i dubbi dei cittadini. Sul caso delle aste
pilotate al tribunale di Taranto e delle facili archiviazioni alla Procura di
Potenza levata di scudi contro i Cinque Stelle e la nostra inchiesta. A quando
la verità? - Scrive Michele Finizio su "Basilicata 24", mercoledì
16/11/2016. - Può darsi che quanto raccontato negli esposti dei cittadini
vittime delle “presunte” irregolarità sia tutto falso, Oppure tutto vero. Basta
fare qualche verifica. Eppure, a quanto pare, tutti i signori della giustizia,
della politica, delle professioni, della stampa, non hanno dubbi: “Tutto
regolare”. Vorremmo toglierci il dubbio anche noi, per questo il nostro lavoro
di inchiesta sulla vicenda, continua. A presto rivederci».
Ma provare a chi?
Agli usurati esecutati?
Le
vittime, accusate di mitomania o pazzia, anziché fare un fascio di prove
aggregandosi tra loro, anche per rompere il velo di omertà e censura, pensano
bene di smarcarsi e fare guerra a sé per salvare il proprio orticello.
La
conclusione di questo mio intervento, quindi, è che ogni vittima di qualsivoglia
ingiustizia non caverà mai un ragno dal buco perché per gli altri sarà sempre “Tutto
Regolare”, mentre per quanto riguarda se stessi: chi è causa del suo mal,
pianga se stesso.
E
comunque, dopo quanto ho scritto, non mi si chieda perché il mio sodalizio si
chiama Associazione Contro Tutte le Mafie. Il perché dovrebbe essere chiaro…
A
cura del dr Antonio Giangrande Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger,
youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.
099.9708396
– 328.9163996
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