Turismo e
risorse ambientali.
“Ci vogliono brutti,
sporchi e cattivi”
19 settembre 2016.
Dibattito pubblico a Otranto, in Puglia, sul tema: "Prospettive a
Mezzogiorno".
Il resoconto del
dr. Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger,
youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.
Nel Salento:
sole, mare e vento. Terra di emigrazione e di sotto sviluppo economico e
sociale dei giovani locali. Salentini che emigrano per mancanza di
lavoro…spesso con un diploma dell’istituto alberghiero. Salentini che
perennemente si lamentano della mancanza di infrastrutture per uno sviluppo
economico e che reiteratamente protestano per i consueti disservizi sulle coste
e sui luoghi di cultura. Salentini con lo stipendio pubblico che si
improvvisano ambientalisti affinchè si ritorni all’Era della pietra. Salentini
con la sindrome di Nimby: sempre no ad ogni proposta di sviluppo sociale ed
economico, sia mai che i giovani alzino la testa a danno delle strutture
politiche padronali. Il fenomeno, ben noto, si chiama “Nimby”, iniziali dell’inglese Not In My Backyard (non nel mio cortile), ossia la protesta
contro opere di interesse pubblico che si teme possano avere effetti negativi
sul territorio in cui vengono costruite. I veti locali e l’immobilismo decisionale ostacolano progetti strategici
e sono il primo nemico per lo sviluppo dell’Italia. Le
contestazioni promosse dai cittadini sono “cavalcate” (con perfetta par
condicio) dalle opposizioni e dagli stessi amministratori locali, impegnati a
contenere ogni eventuale perdita di consenso e ad allontanare nel tempo
qualsiasi decisione degna di tale nome. La fotografia che emerge è quella di
un paese vecchio, conservatore,
refrattario ad ogni cambiamento. Che non attrae investimenti perché
è ideologicamente contrario al
rischio d’impresa. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è
la tendenza allo stallo.
Quella che i sociologi definiscono “la tirannia dello status quo”,
cioè dello stato di fatto, quasi sempre insoddisfacente e non preferito da
nessuno. Salentini che dalla nascita fin alla morte si accompagnano con le
stesse facce di amministratori pubblici retrogradi che causano il sottosviluppo
e che usano ancora il metro di misura dei loro albori politici: per decenni
sempre gli stessi senza soluzione di continuità e di aggiornamento.
Presente al
convegno Flavio Briatore, fine conoscitore del tema, boccia il modello
turistico italiano, partendo proprio dalla Sardegna del suo Billionaire.
Intanto per il caro trasporti: «Hanno un'isola e non lo sanno - dice Briatore
alla platea del convegno - pensano che la gente arrivi per caso. La gente
arriva o via mare o via aerea: sono due monopoli, per cui fanno i prezzi (che
vogliono). Se tu vai da Barcellona a Maiorca, quattro persone sul traghetto
spendono 600 euro. Da Genova ad Alghero ne spendono 1600. L'80 per cento degli
amministratori - aggiunge ancora Briatore - non ha mai preso un aereo. Come si
fa a parlare di turismo senza averlo mai visto?».
Briatore è poi
passato alla Puglia, dove nell’estate 2017 aprirà il Twiga Beach di Otranto
grazie a una cordata di imprenditori locali ed ha criticato l'offerta turistica
del territorio, sottolineando in particolare la mancanza di servizi adeguati
alle esigenze dei turisti più facoltosi, sorvolando sulla mancanza di
infrastrutture primarie: «Se volete il turismo servono i grandi marchi e non la
pensione Mariuccia, non bastano prati, né musei, il turismo di cultura prende
una fascia bassa di ospiti, mentre il turismo degli yacht è quello che porta i
soldi, perché una barca da 70 metri può spendere fino a 25mila euro al giorno.
Masserie e casette, villaggi turistici, hotel a due e tre stelle, tutta roba
che va bene per chi vuole spendere poco - ha affermato Briatore - ma non
porterà qui chi ha molto denaro. Ci sono persone che spendono 10-20mila euro al
giorno quando sono in vacanza, ma a questi turisti non bastano cascine e musei,
prati e scogliere - ha continuato l'imprenditore - io so bene come ragiona chi
ha molti soldi: vogliono hotel extralusso, porti per i loro yacht e tanto
divertimento». Non poteva essere altrimenti: Briatore ha puntato il dito sulle
mancanze di infrastrutture a sostegno di quelle strutture turistiche mancanti
ad uso e consumo di un’utenza diversificata e non solo mirata ad un turismo di
massa che non guarda alla qualità dei servizi ed alla mancanza di
infrastrutture. Una semplice analisi di un esperto. Una banalità. Invece...
Sulle
affermazioni di Briatore si è scatenato un acceso dibattito, in particolare sui
social: centinaia i commenti, quasi tutti contro.
I contro, come
prevedibile, sono coloro che sono stati punti nel nerbo, ossia gli
amministratori incapaci di dare sviluppo economico e risposte ai ragazzi che
emigrano e quei piccoli imprenditori che con dilettantismo muovono un giro di
affari di turismo di massa a basso consumo con scarsa qualità di servizio.
L’assessore
regionale Sardo Maninchedda: «A parole stupide preferisco non rispondere».
Francesco
Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia replica alle parole
dell’imprenditore: «La Puglia non è Montecarlo, Briatore si rassegni. La Puglia
ha hotel che vanno dai 2 stelle ai 5 stelle, dai bed & breakfast agli
affittacamere. Sono strutture per tutte le tasche e le esigenze, ma con un
unico denominatore comune: rispettano l’identità del luogo. Questo significa
che non ci si può aspettare un’autostrada a 4 corsie per raggiungere una
masseria. È probabile che si dovrà percorrere un tratto di sterrato, ma nessuno
ha mai avuto da ridire su questo. Anzi, fa parte del fascino del luogo».
Loredana
Capone, assessore imperituri (governo Vendola per 10 anni e con il Governo
Emiliano), che ha concluso da poco un lavoro di diversi mesi sul piano
strategico del turismo, ha illustrato il punto di vista di un eterno
amministratore pubblico: «Dobbiamo partire da quello che abbiamo per puntare ai
mercati internazionali. Come stiamo nei mercati? Prima di tutto evitando qualsiasi
rischio di speculazione e abusivismo. È puntando sulla valorizzazione del
patrimonio, residenze storiche, masserie, borghi, che saremo in grado di
offrire un turismo di qualità, capace di portare ricchezza. Non i grandi
alberghi uguali dappertutto, modelli omologati e omologanti. Anche gli
investimenti internazionali puntano al recupero più che alla nuove
costruzioni».
La visione di
Briatore proprio non piace a Sergio Blasi, altro esponente eterno del Pd
che si è detto disponibile a concorrere alla primarie del centrosinistra a
Lecce: «Briatore punta alla creazione di non-luoghi riservati all’accesso
esclusivo di una élite economica ad altissima qualità di spesa, nei quali conta
chi sei prima di entrare e non quello che sarai diventato alla fine del tuo
viaggio o della tua vacanza. Io la ritengo una prospettiva poco interessante
per il Salento. E lo dico da persona che ha criticato fortemente la svolta “di
massa” di alcune attrazioni, che a furia di sbandierare numeri sempre più alti
finiscono per rovinare più che per valorizzare le opportunità di crescita. Ma
esiste un mezzo – ha proseguito nel suo post l’ex segretario regionale del Pd -
nel quale collocare un’offerta turistica che sia in grado di valorizzare le
potenzialità inespresse, e sono tante, garantendo al contempo una “selezione”
non in base al ceto sociale quanto agli interessi e alle aspettative del
turista. Noi dobbiamo guardare ad un turismo che apprezza la cultura, anche
quella popolare, la natura e il paesaggio. Che apprezza i musei e i centri
storici tanto quanto il buon vino e il buon cibo. Che sia in grado di
apprezzare e rispettare la terra che visita e di non farci perdere il rispetto
per noi stessi».
Per Albano
Carrisi: “La Puglia piace così!”
Naturalmente
l’Italia degli invidiosi, che odiano la ricchezza, quella ricchezza che forma
le opportunità di lavoro per chi poi, senza quell’occasione è costretto ad
emigrare, non ha notato la luna, ma ha guardato il dito. Il discorso di
Briatore non è passato inosservato sul web dove alcuni utenti classisti, stupidi
ed ignoranti hanno manifestato subito il loro disappunto. "Tranquillo
Briatore, i parassiti milionari che viaggiano e non pagano non ce li
vogliamo in Puglia", ha commentato un internauta, "Noi vogliamo musei
e prati perché vogliamo gente che ami cultura e natura. Gli alberghi di lusso
fateli a Dubai", ha ribattuto un altro.
Ci vogliono brutti, sporchi e cattivi. E’
chiaro che il Salento quello ha come risorsa: sole, mare e vento. E quelle
risorse deve sfruttare: in termini di agricoltura, ma anche in termini di
turismo, essendo l’approdo del mediterraneo. E’ lapalissiano che le piccole e
le grandi realtà turistiche possono coesistere e la Puglia e il Salento possono
essere benissimo l’alcova di tutti i ceti sociali e di tutte le esigenze. E se
poi le grandi strutture turistiche incentivano opere pubbliche eternamente mancanti
a vantaggio del territorio, ben vengano: il doppio binario, strade decenti al
posto delle mulattiere, aeroporti, collegamenti ferro-gommati pubblici accettabili
per i pendolari ed i turisti, ecc.. Ma il sunto del discorso è questo. Salento:
sole, mare e vento. Ossia un luogo di paesini e paesoni agricoli a vocazione
contadina con il mito tradizionale della “taranta” e della “pizzica”. E da
buoni agricoltori, i salentini, da sempre, la loro costa non la considerano
come una risorsa turistica da sfruttare, (né saprebbero come fare, perché non è
nelle loro capacità), ma bensì semplicemente come dei terreni agricoli non
coltivati a vigna od ulivi ed edificati abusivamente, perciò da trascurare. Ed
i contadini poveri ed ignoranti, si sa, son sottomessi al potere dei
politicanti masso-mafiosi locali.
Stesso discorso
va ampliato in tutto il Sud Italia. Gente meridionale: Terroni e mafiosi agli occhi
dei settentrionali, che invidiano chi ha sole, mare e vento, e non si fa niente
per smentirli, proprio per mancanza di cultura e prospettive di sviluppo
autonomo della gente del sud: frignona, contestataria e nel frattempo
refrattaria ad ogni cambiamento e ad una autonoma e propria iniziativa,
politica, economica e sociale.
Allora chi è
causa del suo mal, pianga se stesso.
Dr Antonio Giangrande Scrittore, sociologo storico,
giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.
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