INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO: LITURGIA APPARISCENTE, AUTOREFERENZIALE ED
AUTORITARIA.
Ogni anno, dopo il Natale, Capodanno e la Befana, si
reitera la liturgia pagana dell’osanna all’ordine della Magistratura, con la
liturgia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
LITURGIA APPARISCENTE, AUTOREFERENZIALE ED AUTORITARIA.
Il commento del Dr. Antonio Giangrande, esperto di
Diritto e di Giustizia, in quanto sul tema ha scritto “Impunitopoli, Legulei ed
Impunità” e “Malagiustiziopoli” con “Giustiziopoli”: disfunzioni del sistema
che colpiscono la collettività o il singolo. Il quale ritiene i magistrati,
unti dal delirio di onnipotenza, gli unici responsabili del degrado sociale,
culturale ed economico del nostro paese.
Sui
media prezzolati e/o ideologicizzati si parla sempre dei privilegi, degli
sprechi e dei costi della casta dei rappresentanti politici dei cittadini nelle
istituzioni, siano essi Parlamentari o amministratori e consiglieri degli enti
locali. Molti di loro vorrebbero i barboni in Parlamento. Nessuno che pretenda
che i nostri Parlamentari siano all’altezza del mandato ricevuto, per
competenza, dedizione e moralità, al di là della fedina penale o delle prebende
a loro destinate. Dimenticandoci che ci sono altri boiardi di Stato: i
militari, i dirigenti pubblici e, soprattutto, i magistrati. Corruzione nel
cuore dello Stato. Solo alla Difesa 130 dipendenti sotto accusa. Al Mef c'è chi
si porta via pure i timbri. Nel giro di due anni hanno subito provvedimenti
disciplinari per reati penali anche 800 dipendenti della Guardia di Finanza.
Neppure la Presidenza del Consiglio e il Consiglio di Stato sono immuni. Ecco
la radiografia degli illeciti nelle istituzioni che non avete mai letto. Eppure la corruzione passa per il tribunale. Tra
mazzette, favori e regali. Nei palazzi di giustizia cresce un nuovo fenomeno
criminale. Che vede protagonisti magistrati e avvocati. C'è chi aggiusta
sentenze in cambio di denaro, chi vende informazioni segrete e chi rallenta le
udienze. Mai nessuno che si chieda: che fine fanno i nostri soldi, estorti con
balzelli di ogni tipo. Se è vero, come è vero, che ci chiudono gli ospedali, ci
chiudono i tribunali, non ci sono vie di comunicazione (strade e ferrovie), la
pensione non è garantita e il lavoro manca. E poi sulla giustizia, argomento
dove tutti tacciono, ma c’è tanto da dire. “Delegittimano la Magistratura”
senti accusare gli idolatri sinistroidi in presenza di velate critiche contro
le malefatte dei giudici, che in democrazia dovrebbero essere ammesse. Pur non
avendo bisogno di difesa d’ufficio c’è sempre qualche manettaro che difende la
Magistratura dalle critiche che essa fomenta. Non è un Potere, ma la sinistra
lo fa passare per tale, ma la Magistratura, come ordine costituzionale detiene
un potere smisurato. Potere ingiustificato, tenuto conto che la sovranità è del
popolo che la esercita nei modi stabiliti dalle norme. Potere delegato da un
concorso pubblico come può essere quello italiano, che non garantisce
meritocrazia. Criticare l’operato dei magistrati nei processi, quando la
critica è fondata, significa incutere dubbi sul loro operato. E quando si
sentenzia, da parte dei colleghi dei PM, adottando le tesi infondate
dell’accusa, si sentenzia nonostante il ragionevole dubbio. Quindi si sentenzia
in modo illegittimo che comunque è difficile vederlo affermare da una corte,
quella di Cassazione, che rappresenta l’apice del potere giudiziario. Le
storture del sistema dovrebbero essere sanate dallo stesso sistema. Ma quando
“Il Berlusconi” di turno si sente perseguitato dal maniaco giudiziario, non vi
sono rimedi. Non è prevista la ricusazione del Pubblico Ministero che palesa il
suo pregiudizio. Vi si permette la ricusazione del giudice per inimicizia solo
se questi ha denunciato l’imputato e non viceversa. E’ consentita la
ricusazione dei giudici solo per giudizi espliciti preventivi, come se non vi
potessero essere intendimenti impliciti di colleganza con il PM. La rimessione
per legittimo sospetto, poi, è un istituto mai applicato.
LITURGIA APPARISCENTE
Da Wikipedia si legge. L'Anno giudiziario,
nell'ordinamento giudiziario italiano, è il periodo di tempo, corrispondente
all'anno solare, nel quale è scandito lo svolgimento dell'attività giudiziaria,
attraverso la fissazione del cosiddetto calendario
giudiziario. Le modalità di svolgimento della cerimonia sono state
modificate recentemente: fino al 2005, per ogni anno giudiziario, il
Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione e il
Ministro della giustizia pronunciavano davanti al Presidente della Repubblica e
alle altre autorità presenti una relazione generale sull’amministrazione della
giustizia. Similmente, i procuratori generali presso ciascuna Corte d’appello
comunicavano al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministro della
giustizia la relazione per il proprio distretto. Questo in conformità
all’articolo 86 del regio decreto n. 12 del 1941, più volte modificato negli
anni. Dal 2006, a seguito di una modifica normativa, il Ministro della
giustizia rende direttamente comunicazioni al Parlamento, sull’amministrazione
della giustizia nell'anno appena trascorso e sugli interventi per
l’organizzazione e il funzionamento dei servizi che si intende attuare
nell’anno che inizia. Successivamente si riuniscono in forma pubblica e solenne
(cioè con la partecipazione di tutte le sezioni, i procuratori generali, i
magistrati delle procure generali e i rappresentanti dell’Avvocatura dello
Stato) prima la Corte suprema di cassazione e quindi le corti d'appello per
ascoltare la relazione generale del Primo Presidente della Corte di cassazione
e le relazioni per i singoli distretti dei Presidenti di corte d’appello; si
passa quindi agli interventi (facoltativi) dei Procuratori generali e dei
rappresentanti dell’Avvocatura dello Stato. L'inizio
dell'Anno giudiziario è celebrato con apposite cerimonie solenni (nelle quali i
magistrati indossano le toghe cerimoniali di colore rosso e bordate
d'ermellino) presso la Corte suprema di cassazione e presso le corti d'appello
dei distretti giudiziari italiani. Le cerimonie inaugurali sono occasione di
prolusioni dei massimi esponenti dell'ordine giudiziario circa lo stato
dell'amministrazione della giustizia nel territorio di competenza. In questo
senso assume particolare rilevanza l'inaugurazione dell'Anno giudiziario presso
la Corte suprema di cassazione, che precede di un giorno quelle presso i
distretti giudiziari, e che si svolge alla presenza del Presidente della
Repubblica. Anche i giudici speciali, come la magistratura amministrativa e
quella contabile (il Consiglio di Stato e la Corte dei Conti), ovvero la
magistratura militare, hanno una propria cerimonia inaugurale dell'anno
giudiziario, che si svolge secondo modalità e con contenuti analoghi a quelli
degli organi della magistratura ordinaria.
In queste occasioni si coglie in estrema sintesi la
genuflessione dei media all’ordine giudiziario osannandone le virtù artefatte e
riportandone le deliranti espressioni. I magistrati, che non vengono da Marte,
si sentono e sono essi stessi giudici e legislatori. Il potere in mano al
popolo: sia mai.
LITURGIA AUTOREFERENZIALE
In queste manifestazioni pubbliche, spesso, mancano le
componenti contraddittorie insite nei processi, ossia l’Ordine degli avvocati.
Sovente di leggono delle note, ignorate dai media, come questa: Le Camere
penali di Basilicata, di Matera e la Camera penale "Alfredo Marsico"
di Lagonegro (Potenza) "hanno deciso di non partecipare alla cerimonia
d'inaugurazione dell'anno giudiziario" in programma domani, 24 gennaio, a
Potenza, "raccogliendo l'invito dell'Unione Camere penali italiane di
disertare una cerimonia ancora autoritaria e appariscente che non consente un
concreto dibattito sui problemi della giustizia".
Il rito stantio delle toghe rossocerimonia, dell'anno
giudiziario, è un rito destinato alla liturgica dei monologhi autoreferenziali
e dell’elencazione dei problemi della Giustizia da addebitare agli altri.
Excusatio non petita, accusatio manifesta è una locuzione latina di origine medievale. La sua traduzione letterale è
"Scusa non richiesta, accusa manifesta", forma proverbiale in
italiano insieme all'equivalente "Chi si scusa, si accusa".
Il senso di questa locuzione è: se non hai niente
di cui giustificarti, non scusarti. Affannarsi a giustificare il proprio
operato senza che sia richiesto può infatti essere considerato un indizio del
fatto che si abbia qualcosa da nascondere, anche se si è realmente innocenti. Liturgia
inutile, i magistrati si autoassolvono.
E così, è andata anche quest’anno. L’Italia, pur sede
del Vaticano – specialista in coreografie religiose dalle quali emerge comunque
la presenza dello Spirito – si segnala per una particolare tenacia nella
ripetizione ad oltranza di liturgie laiche (che è, si badi, una inutile
ripetizione, poiché liturgia altro non significa se non “opera del popolo”)
tanto ostinate quanto inutili, scrive Vincenzo Vitale su “Il Garantista”.
Per i magistrati il malfunzionamento della Giustizia
va ricondotto alla Prescrizione.
LITURGIA AUTORITARIA
C’è un passaggio della solenne cerimonia del 2015 che
traccia un bilancio crudo, amaro. Giorgio Santacroce, primo presidente della
Cassazione, parla a un certo punto di «parabola discendente». Si riferisce ai
suoi colleghi magistrati, scrive Errico Novi su “Il Garantista”. E se pure
parte dalla «campagna irresponsabile di discredito» condotta «per anni» contro
le toghe, e dà così la colpa anche alla politica, poi fa una diagnosi assai
brutale: siamo davanti a «una situazione di crescente disaffezione verso la
magistratura, dopo l’alto consenso dei tempi di Mani pulite è iniziata»,
appunto, «una parabola discendente».soprattutto, «i magistrati appaiono, anche
quando non lo sono, conservatori dell’esistente e portatori di interessi
corporativi». Di più: devono superare i loro «arroccamenti », e il richiamo
pronunciato «davanti al Csm dal presidente Giorgio Napolitano» deve costituire
per loro «un monito perché non ostacolino il rinnovamento, ma anzi si rinnovino
essi stessi».
Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario
le toghe finiscono dunque sul banco degli imputati, quanto meno al pari della
politica. Le parole di Santacroce sono nette, ancora di più quando parla delle
«tensioni» e delle «cadute di stile» che si registrano soprattutto fra i pm.
Non è da meno il pg di Cassazione Gianfranco Ciani, che una mezz’ora più tardi
interviene a sua volta nell’aula magna del Palazzaccio romano e si scaglia
contro quei pm «troppo deboli alle lusinghe della politica». Due relazioni (di
cui riportiamo ampi stralci nelle due pagine successive, ndr) che lasciano
almeno intravedere una svolta. I riferimenti dei due più alti magistrati della
Suprema Corte alle mancanze dei colleghi, ai limiti e alle storture del Csm, al
vizio del correntismo in toga, sono numerosissimi.
Si sentono stretti nella morsa. E reagiscono, scrive
“Il Garantista”. Dopo le scudisciate della cerimonia in Cassazione, i magistrati delle Corti d’Appello di tutta
Italia tentano di replicare ai massimi vertici della Suprema Corte. Venerdì
il primo presidente Giorgio Santacroce
e il procuratore generale Gianfranco Ciani avevano parlato di toghe arroccate
nel corporativismo, di pm cedevoli alle lusinghe dei media, di sacche
d’inefficienza che il Csm spesso non riconosce. Insomma l’avevano
fatta nera. E così nel day after,
cioè nella giornata di ieri dominata dalle cerimonie inaugurali nei singoli
distretti giudiziari, si è sentito di tutto. Non su Santacroce e Ciani, ma
contro l’altro polo del potere: la politica. Si va dalla riforma di Renzi giudicata «ben misera cosa» a
Milano al presidente di Reggio Calabria Macrì secondo cui «l’assenza di
iniziative legislative di vasta portata» farà affondare «la giustizia nella
palude». E poi si contano gli
anatemi contro la corruzione che soffoca Roma da parte del presidente
capitolino Antonio Marini, il
quadro apocalittico delle collusioni
tra camorra e e malapolitica di Antonio Buonajuto a Napoli, e insomma
una batteria di denunce che stavolta si spostano dai vizi di giudici e pm a
quelli delle altre, corrotte istituzioni.
Da Torino è partita la bordata più pesante, scrive “La
Stampa”. Il procuratore generale Marcello Maddalena usa l’arma del sarcasmo per
affrontare uno dei temi più controversi del piano del governo: «Il presidente
del Consiglio non ha trovato niente di meglio che ispirarsi al personaggio di
Napoleone della Fattoria degli animali di orwelliana memoria, che aveva
scoperto il grande rimedio per tutti i problemi della vita: far lavorare gli
altri fino a farli crepare dalla fatica, come il cavallo Gondrano».
Dottor Maddalena, perché questo affondo rivolto al
presidente del Consiglio?
«Adottare un decreto di quel tipo, ammissibile solo in
casi di necessità e urgenza, significa additare un’intera categoria di fronte
all’opinione pubblica considerandola responsabile del cattivo funzionamento
della Giustizia. Sono convinto che ciascuno possa dare di più, ma in questo
caso i contenuti sono discutibili. E il modo offende».
Eppure aumentano i processi che cadono in
prescrizione.
«Appunto. In un panorama segnato da migliaia di
processi finiti in prescrizione sostenere che i problemi da affrontare sono le
ferie dei magistrati e la responsabilità civile mi pare difficilmente
tollerabile».
Durissimo affondo da Maurizio Carbone, segretario nazionale
dell'Anm: "Respingiamo fortemente questa idea demagogica che il
problema della giustizia siamo noi magistrati e non di chi intasca le
tangenti". La proposta di riforma dell’Anm è quella sulla prescrizione.
"Non ci possiamo più permettere una prescrizione, soprattutto per i
reati di corruzione, che parta dal momento in cui si commette il fatto per
tutti e tre i gradi di giudizio. Questo significa non avere una risposta
di giustizia. Noi chiediamo - ha concluso Carbone - che i termini di
prescrizione vengano sospesi con l’inizio del processo di primo grado o
almeno dopo la sentenza di primo grado".
PER I MAGISTRATI IL CITTADINO DEVE ASPETTARE I LORO
COMODI!!
Eppure, secondo lo studio fatto da Dimitri Buffa su
“L’Opinione” i procedimenti prescritti sono dimezzati.
Prescrizioni penali rilevate in un decennio
2004
|
2005
|
2006
|
2007
|
2008
|
2009
|
2010
|
2011
|
2012
|
2013
|
219.146
|
189.588
|
159.703
|
164.115
|
154.671
|
158.335
|
141.851
|
128.891
|
113.057
|
123.078
|
Per Sabelli "il tema della responsabilità civile
è sempre fondamentale ma - conclude - non può essere mortificato attraverso
soluzioni che non tengono conto della giurisdizione e della compatibilità
con il principio di indipendenza e autonomia dei magistrati".
«Basta con lo strapotere delle correnti della
magistratura - dice il Premier Matteo Renzi -Oggi di nuovo le contestazioni di
alcuni magistrati che sfruttano iniziative istituzionali (anno giudiziario) per
polemizzare contro il governo e mi dispiace molto perché penso che la grande
maggioranza dei giudici italiani siano persone per bene, che dedicano la vita a
un grande ideale e lo fanno con passione. Ma trovo ridicolo - e lo dico, senza
giri di parole - che se hai un mese e mezzo di ferie e ti viene chiesto di
rinunciare a qualche giorno, la reazione sia: “Il premier ci vuol far CREPARE
di lavoro”. Noi vogliamo solo sentenze rapide, giuste. Vogliamo che i colpevoli
di tangenti paghino davvero e finalmente con il carcere ma servono le sentenze,
non le indiscrezioni sui giornali. L’Italia che è la patria del diritto prima
che la patria delle ferie, merita un sistema migliore di giustizia. La memoria
dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di
essere seri e rigorosi. A chi mi dice: ma sei matto a dire questa cose? Non hai
paura delle vendette? Rispondo dicendo che in Italia nessun cittadino onesto
deve avere paura dei magistrati».
Dopo il botta e risposta tra l’Associazione nazionale
magistrati e il premier Matteo Renzi, una sferzata ai giudici e al loro
protagonismo è arrivata anche da Giorgio Napolitano. Il presidente della
Repubblica, intervenuto al Consiglio superiore della magistratura, ha ribadito
che politica e giustizia devono restare separati e che i giudici devo evitare
comportamenti «impropriamente protagonistici».
«I Tribunali non sono proprietà dei giudici», scrive
Errico Novi su “Il Garantista”. Vogliono rovinare la “festa”. Oggi sarebbe la
giornata della giustizia, proclamata dall’Anm per protestare contro la riforma
del ministro Orlando e in particolare contro il taglio delle ferie. I penalisti
intervengono con una certa, brutale franchezza e mettono in discussione i dati
che oggi i magistrati proporranno ai cittadini, per l’occasione liberi di
entrare nei Palazzi di giustizia. Intanto, dice il presidente dell’Unione
Camere penali Beniamino Migliucci, l’iniziativa del sindacato delle toghe è «la
dimostrazione, come se ce ne fosse bisogno, di una concezione proprietaria
della giustizia e dei luoghi in cui essa si celebra, da parte dei magistrati».
I cittadini, dice, «non hanno bisogno di alcun invito per accedere al
Tribunale, luogo sacro in cui si svolgono i processi in nome del popolo
italiano». Dopodiché «i numeri forniti dall’Associazione magistrati rischiano
di offrire una visione autoreferenziale e alterata della situazione in cui
versa la giustizia italiana, nella quale si enfatizza la loro efficienza a
tutto discapito di una realtà che ci vede fra i primi paesi in Europa per
numero di condanne dalla Corte di Strasburgo». I numeri sono altri, secondo il
presidente dei penalisti, «a cominciare dalla sostanziale inattuazione del
sistema di controllo sulla responsabilità dei magistrati, dalle frequentissime
sentenze di riforma dei giudizi di primo grado, per passare al cospicuo importo
dei risarcimenti che lo Stato è costretto ogni anno a pagare per indennizzare
le vittime degli errori giudiziari, all’inevitabile ricorso, da parte della
magistratura togata, all’ausilio di magistrati onorari, il cui apporto è
determinante per il raggiungimento di quegli obiettivi di produttività che la
Anm enfatizza». Su una delle “contro-statistiche” proposte da Migliucci
interviene anche il cahier de doleance del viceministro della Giustizia Enrico
Costa, che dà notizia del boom di risarcimenti per ingiusta detenzione ed
errori giudiziari pagati dallo Stato nel 2014. «L’incremento rispetto
all’anno precedente è del 41,3%: 995 domande liquidate per un totale di 35
milioni e 255mila euro». Dal 1992, osserva Costa, «l’ammontare delle
riparazioni raggiunge così i 580 milioni: sono numeri che devono far
riflettere, si tratta di persone che si sono viste private della libertà
personale ingiustamente e per le quali lo Stato ha riconosciuto l’errore.
Dietro c’è una storia personale, ci sono trepidazioni, ansie, che un assegno,
anche di migliaia di euro, non può cancellare». Le contromisure di Parlamento e
governo sono note: da una parte la legge sulla custodia cautelare, che naviga
ancora in acque incerte, dall’altra quella sulla responsabilità civile dei
giudici, prossima all’approvazione della Camera. Sui problemi più generali del
processo penale è ora all’esame della commissione Giustizia di Montecitorio l’atteso
ddl del governo, che si accoda al testo base adottato proprio ieri dai deputati
sulla prescrizione. «Sono soddisfatta, abbiamo avviato tutti e due i
provvedimenti, coerenti tra loro», dice la presidente Donatella Ferranti. Su un
altro capitolo della riforma, la soppressione di alcuni Tribunali, arriva dalla
Consulta la bocciatura del referendum con cui alcune regioni avevano impugnato
le chiusure. Tra queste, c’erano anche le sedi delle zone terremotate
dell’Abruzzo.
Eppure c’è ancora un’altra verità che si tace nella
liturgia laica giudiziaria.
Sono Procure o nidi di vipere? Si chiede Piero
Sansonetti su “Il Garantista”. In un giorno solo tre casi che dovrebbero
scuotere la credibilità della magistratura (ma in Italia è difficile
scuoterla…). Il più clamoroso è l’atto di accusa dell’architetto Sarno, che è
il testimone chiave del processo contro l’ex presidente della Provincia Filippo
Penati (Pd). Sarno ha dichiarato: «Lo ho accusato, ingiustamente, perché la
Procura mi ha fatto capire che se non lo accusavo non uscivo più di cella». Il
secondo caso viene dalla Calabria: una Pm (la dottoressa Ronchi) accusata
di abuso di ufficio e falso ideologico per avere provato a incastrare un
collega (Alberto Cisterna, all’epoca numero due dell’antimafia nazionale). Il
terzo caso è quello del sostituto Procuratore di Milano, Robledo, intercettato
(abusivamente?) e affondato giornali se ne occupano poco di queste cose, cioè
delle lotte di potere, violentissime, che scuotono la magistratura italiana e
lasciano molte vittime sul terreno. Se ne occupano poco non perché le notizie
non abbiano un buon interesse giornalistico, semplicemente perché il patto tra
giornali e magistratura, che vige da molti anni, ha creato un sistema di
assoluta omertà. Vediamo: un sindaco indagato per abuso di ufficio fa un bello
scandalo, e sulla base delle leggi vigenti – se condannato in primo grado –
porta pressoché automaticamente alla rimozione del sindaco stesso e a elezioni
anticipate.
Dr
Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396
– 328.9163996
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