A PROPOSITO DI
LIBERALIZZAZIONI E DI TASSE IN CAMBIO DI SERVIZI
Esame di Stato del concorso
di abilitazione per diventare avvocato.
Magistrati strabici.
L’esempio è il concorso pubblico per direttore generale alla Camera di
Commercio di Taranto. Vince un alto dirigente del Tribunale di Taranto, parte l’esposto,
il Pm chiede l’archiviazione, il Gip la respinge. Colpo di fortuna per la
vittima. Generalmente in Italia il Gip si adegua alle richieste del Pm e le
eventuali magagne sono coperte.
La mia testimonianza
a futura memoria.
Sono ANTONIO GIANGRANDE, nato in Italia ad Avetrana provincia di
Taranto, cittadino italiano di professione Presidente della “Associazione
Contro Tutte le Mafie”, sodalizio antimafia riconosciuto dal Ministero Interni,
residente in Italia, Avetrana (TA), via Manzoni, 51 (telefono 0039+099 9708396;
telefax 0039+099 9708396 cell. 328 9163996 e-mail presidente@controtuttelemafie.it), e per gli stessi motivi della
medesima denuncia già ricorrente presso la Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
Il sottoscritto denunciante dal 1998 a
tutt’oggi partecipa all’esame di abilitazione forense presso il distretto di
Corte d’Appello di Lecce. Da subito ho
presentato esposti e denunce contro il concorso che reputo truccato, tanto
palesi erano e sono le anomalie e gli abusi nazionali sotto gli occhi di tutti.
Attività di denuncia che ha portato alla riforma della legge 180/2003:
consiglieri dell’Ordine degli Avvocati cacciati dalle commissioni e compiti
locali corretti da commissioni di altri distretti di Corte d’Appello. Da qui la
mia notorietà nell’ambiente locale e nazionale. Le mie denunce presentate per
abuso d’ufficio, falso in atti pubblici ed associazione a delinquere presso gli
uffici giudiziari con competenza diretta (in riferimento alle commissioni
d’esame) o indiretta (in riferimento all’interesse nazionale) sono state tutte
archiviate o insabbiate senza che sia conseguita calunnia.
Le indagini non sono state svolte per i
seguenti motivi:
Nelle commissioni d’esame vi erano gli
stessi inquirenti o loro colleghi;
Agli inquirenti non appariva verosimile
l’ipotesi di un possibile complotto nei miei confronti o comunque per loro non
era possibile che un concorso pubblico tal fatto potesse essere truccato;
Le indagini venivano delegate a Polizia
giudiziaria locale che dovevano svolgere indagini contro i loro magistrati di
riferimento. Questi non avevano la competenza culturale e professionale a
svolgere siffatte indagini o comunque vi era collusione-commistione con gli
inquisiti, che poi erano i loro magistrati referenti-deleganti locali. In
questo modo la mia audizione avveniva nell’assoluta ostilità.
In rapporto alla mia propensione e
capacità a tutelare i miei diritti ed in base alla fondatezza e gravità dei
fatti in oggetto sono state presentate delle interrogazioni parlamentari da
parte di deputati e senatori di tutti gli schieramenti. Inoltre sono stato
costretto a presentare un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani, per il
fatto che in Italia non ho trovato un ufficio giudiziario che svolgesse le
doverose indagini, con disinteresse e senza preconcetti e pregiudizi.
Per gli effetti, dal 2004, dopo la
riforma, i miei compiti itineranti sono stati valutati presso le commissioni di
vari distretti italiani di Corte d’Appello: da Venezia a Torino, da Palermo a
Salerno, Da Catanzaro a Reggio Calabria, ecc.. Da sempre mi è stato dato un voto
simile a tutti gli elaborati. A decine di prove scritte (3 per 14 anni = 42) riferenti
al parere penale o civile o all’atto giudiziario l’identico voto dato è stato “25”
senza alcuna motivazione. Con tali giudizi mi si nega l’idoneità alla prova
orale e l’impedimento all’abilitazione.
Potrei farmene una ragione per essere
causa del mio male, se non fosse altro che
vi sia una evidente regia dietro alle mie disgrazie:
di fatto i miei compiti non sono stati
mai corretti. Affermazione desunta dalla mancanza di correzioni e dalla
mancanza di tempo per farlo;
Il presidente di commissione nazionale della
sessione 2010, da me è stato denunciato quando prima della riforma ha ricoperto
per 3 anni l’incarico di presidente di Commissione di esame di Lecce, a cui ho
partecipato, e contestualmente di presidente del Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati di Lecce. Dopo la riforma del 2003, questi, estromesso dagli incarichi
concorsuali, è stato nominato membro del Consiglio Nazionale Forense su incarico istituzionale del Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati di Lecce. All’uopo il medesimo è stato nominato addirittura
nella sessione di esame 2010 presidente di commissione centrale di esame.
Nomina vietata per incompatibilità prevista dalla riforma: i consiglieri
dell’ordine locale non possono far parte delle commissioni d’esame. Questìavvocato
non è altro che l’espressione a Roma (Longa Manu) del Consiglio dell’ordine
degli avvocati di Lecce. Inoltre quando non è presidente nazionale della
sessione d’esame forense è nominato ispettore nazionale. In ogni caso l’avvocato
per gli incarichi istituzionali ricoperti ha rapporti con tutti i membri delle
commissioni locali, nominati dal C.N.F. in sede di commissione del Ministero
della Giustizia, di cui egli fa parte;
Cosa più grave è che il ricorso giudiziario
amministrativo, da me presentato nel 2011 avverso il giudizio negativo della
sessione 2010 dato dalla commissione d’esame di Palermo ai miei compiti,
(metodo di correzione contestato in vari punti in fatto ed in diritto con
sostegno giurisprudenziale), è stato rigettato dal Tar di Lecce. Strano, però
che per molto meno lo stesso Tar di Lecce ha accolto ricorsi simili, entrando
addirittura nel merito, valutando in modo positivo esso stesso l’elaborato. E’
palese la discriminazione attuata in riferimento ai ricorsi sottoposti allo
stesso Tar per la stessa sessione e negli stessi giorni.
Da quanto detto si evince, oltre che
essere palese la fondatezza delle accuse, si ravvisa anche la
extraterritorialità della questione sollevata, in virtù delle tante commissioni
coinvolte, compresa quella centrale.
E COMUNQUE SE CIO’ AVVIENE PER ME, NULLA
IMPEDISCE CHE CIO’ POSSA SUCCEDERE AD ALTRI.
Ciò rende la presente denuncia non
prettamente di competenza territoriale, ma di interesse nazionale.
AI FINI PROBATORI
Tenuto conto che per anni sono stato
svenato al fine di produrre in copia migliaia di documenti, senza conseguire
risultati, per la presente denuncia si indica esclusivamente come fonte di
prova il dossier pubblicato alla pagina web http://www.ingiustizia.info/dossier%20malagiustizia.htm,
che tra i suoi allegati raccoglie e contiene tutti i documenti pubblici estrapolati
da fonti ufficiali o atti depositati presso uffici pubblici. Documenti non in
possesso del denunciante, ma comprovanti nei fatti le mie affermazioni
d’accusa. Si va dalla nomina del presidente ai compiti non corretti, dal
ricorso al TAR alle sue sentenze contraddittorie e persecutorie, dalle
interrogazioni parlamentari al ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Grazie dell’attenzione
Autorizzati
alla pubblicazione. Il contatto è pubblico ed amicale. Se disturbo rispondi
“Cancella”.
Dr Antonio Giangrande
Presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
099.9708396 – 328.9163996
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