mercoledì 19 ottobre 2011

Novità Editoriali Indipendenti sul web

Gli editori censori non pubblicano i suoi libri?

I giornali e le TV nazionali lottizzate e faziose non promuovono le sue inchieste?

Bene. Lo scrittore Antonio Giangrande, noto per scrivere “senza peli sulla penna”, ha inventato i N.E.I.

Egli pubblica sul proprio portale web i suoi libri da far leggere gratuitamente in tutto il mondo. Su www.imieilibri.altervista.org ci sono le sue opere di inchiesta sociale: dalla malagiustizia alla malasanità; dalla disinformazione al malgoverno, fino al delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana.

Un modo alternativo per battere censura ed omertà.

Presidente Dr Antonio Giangrande – ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE

099.9708396 – 328.9163996

www.controtuttelemafie.it - www.telewebitalia.eu

giovedì 13 ottobre 2011

“Sarah Scazzi: il delitto di Avetrana. Resoconto di un Avetranese”.

Scritto e pubblicato da Antonio Giangrande.

Il libro si può leggere gratuitamente sul web. http://www.controtuttelemafie.it/libro%20sarah%20scazzi.htm

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domenica 9 ottobre 2011

UNA VITTIMA DI UN CONCORSO PUBBLICO TRUCCATO

LETTERA APERTA AL DIRETTORE

UNA VITTIMA DI UN CONCORSO PUBBLICO TRUCCATO

Sig. Direttore,

da 15 anni (dico 15 anni, una vita) partecipo al concorso di avvocato indetto dal Ministero della Giustizia, che ogni anno si svolge presso ogni Corte di Appello, le cui commissioni sono composte da magistrati, avvocati e professori universitari.

Da 15 anni i miei elaborati sono giudicati sempre con identico voto negativo e senza alcuna motivazione. Il fatto certo è che i miei pareri legali non sono corretti (mancanza di correzioni, glosse, ecc.) e sono dichiarati tali in un tempo che il Tar ha dichiarato estremamente insufficiente.

Da 15 anni il presidente, prima locale e poi nazionale, e i componenti della commissione d’esame sono quelli che ho denunciato in questi anni per favoritismi durante e dopo le prove selettive.

Da 15 anni sono disoccupato pur capace di esercitare la professione. Ciò ha influito negativamente sulla vita di tutta la mia famiglia, condannata all’indigenza.

Potevo rassegnarmi ad essere un incapace, ma sono diventato, mio malgrado, un esperto in concorsi truccati. Da 15 anni sono destinatario come presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie della disperazioni di tanti altri come me. Per dimostrare la verità, raccolgo le testimonianze da tutta Italia di centinaia di migliaia di candidati vittime dei concorsi truccati tra i più disparati. Testimoni anche autorevoli come possono essere i magistrati o i professori universitari che ambiscono a ruoli superiori. Testimonianze che si sono estese oltre che ai concorsi come la magistratura, notariato ed avvocatura. Le testimonianze denunciano i concorsi truccati in Italia come regime generale di cooptazione nel sistema della classe dirigente o di livello professionale superiore. Chi detiene una pubblica funzione, anche senza merito in virtù di un concorso truccato, è componente di quelle commissioni d’esame, che reiterano il sistema di cooptazione all’interno del regime.

La Corte Costituzionale mi dice: siamo in Italia, il voto non va motivato e le commissioni sono arbitrarie ed insindacabili.

La Corte di Cassazione mi dice: siamo in Italia, devi essere giudicato (sui concorsi, ma anche sui procedimenti penali a tuo carico per reati d’opinione) dai magistrati che hai denunciato alle procure e criticato sui giornali.

Il Governo mi dice: hai ragione facciamo le riforme. Dal 2003 fa girare i compiti in tutta Italia. Il criterio di correzione diventa razzista. Il presidente locale della commissione 1998/2000/2001 estromesso dalla riforma, diventa addirittura presidente nazionale nel 2010.

Il Tar mi dice: siamo in Italia, ma se la Corte Costituzionale afferma che le commissioni sono insindacabili, la Cassazione mi dice che non vi può essere ricusazione, se il Ministero della Giustizia mi mette come presidente di commissione chi aveva cacciato, io rigetto il tuo ricorso. Ricorso presentato con 1000 euro tra contributo unificato, bolli e spese di notifica. Una tangente a favore di uno Stato che non ti tutela.

Le procure informate con prove e circostanze mi dicono: è impossibile che le commissioni d’esame abusino dei loro poteri contro di te. Resta il fatto che nessun commissario denunciato e criticato mi ha mai denunciato per calunnia o diffamazione.

Ad oggi la mia speranza è la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, se non ci sono italiani di mezzo.

Strano che da 15 anni nessun organo di stampa nazionale ha sostenuto la mia lotta. “Ballarò” di Rai3 ha fatto un servizio mai mandato in onda. “I programmi dell’accesso” della Rai hanno fatto un servizio mai mandato in onda. Soldi dei contribuenti bruciati nel nome della censura.

A lei chiedo: perché la stampa nazionale non si occupa della cooptazione nei concorsi pubblici?

A lei chiedo: nell’omertà, mi devo arrendere, pur conscio del mio valore e consapevole di essere vittima del sistema vendicativo?!?

I riscontri probatori su http://www.malagiustizia.eu/dossier%20malagiustizia.htm

Con gentile riscontro, anche pubblico.

Presidente Dr Antonio Giangrande – ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE

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domenica 2 ottobre 2011

Ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo

In Italia la giurisprudenza domestica legittima l’ingiustizia e la corruzione.

E’ stato presentato il ricorso contro lo Stato italiano presso la Corte Europea dei Diritti Umani per la violazione alle norme della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali ed è stata inoltrata la denuncia presso la Commissione dell’Unione Europea e la petizione presso il Parlamento Europeo per infrazione al Trattato e attivazione presso la Corte di giustizia dell’Unione Europea di condanna dell’Italia per inadempimento.

In Italia si rileva che la Corte di Cassazione, sistematicamente, rigetta ogni istanza di rimessione da chiunque sia presentata e qualunque ne sia la motivazione.

La Corte di Cassazione – Supremo Organo di Giustizia Italiana – rigetta sistematicamente ogni istanza di rimessione dei processi per legittimo sospetto e ogni richiesta di ricusazione presentata dall’imputato per grave inimicizia con il magistrato che lo giudica. La Corte di Cassazione non applica mai le norme per il giusto processo e, sistematicamente, non solleva mai dalla sua funzione il giudice naturale, anche quando questo non è sereno nel dare i suoi giudizi.

Per quanto riguarda la Rimessione, la Cassazione penale, sez. I, 10 marzo 1997, n. 1952 (in Cass. pen., 1998, p. 2421), caso Pomicino: "l'istituto della rimessione del processo, come disciplinato dall'art. 45 c.p.p., può trovare applicazione soltanto quando si sia effettivamente determinata in un certo luogo una situazione obiettiva di tale rilevanza da coinvolgere l'ordine processuale - inteso come complesso di persone e mezzi apprestato dallo Stato per l'esercizio della giurisdizione -, sicché tale situazione, non potendo essere eliminata con il ricorso agli altri strumenti previsti dalla legge per i casi di alterazione del corso normale del processo - quali l'astensione o la ricusazione del giudice -, richiede necessariamente il trasferimento del processo ad altra sede giudiziaria … Consegue che non hanno rilevanza ai fini dell'applicazione dell'istituto vicende riguardanti singoli magistrati che hanno svolto funzioni giurisdizionali nel procedimento, non coinvolgenti l'organo giudiziario nel suo complesso".

Per quanto riguarda la Ricusazione: « Evidenziato che non può costituire motivo di ricusazione per incompatibilità la previa presentazione, da parte del ricusante, di una denuncia penale o la instaurazione di una causa civile nei confronti del giudice, in quanto entrambe le iniziative sono “fatto” riferibile solo alla parte e non al magistrato e non può ammettersi che sia rimessa alla iniziativa della parte la scelta di chi lo deve giudicare. (Cass. pen. Sez. V 10/01/2007, n. 8429).

In questo modo la pronuncia della Corte di Cassazione discrimina l’iniziativa della parte, degradandola rispetto alla presa di posizione del magistrato: la denuncia del cittadino non vale per la ricusazione, nonostante possa conseguire calunnia; la denuncia del magistrato vale astensione.

Per la Cassazione per avere la ricusazione del singolo magistrato non astenuto si ha bisogno della denuncia del medesimo magistrato e non della parte.

Analogicamente, la Cassazione afferma in modo implicito che per ottenere la rimessione dei processi per legittimo sospetto è indispensabile che ci sia una denuncia presentata da tutti i magistrati del Foro contro una sola parte.

In questo caso, però, non si parlerebbe più di rimessione, ma di ricusazione generale.

Seguendo questa logica nessuna istanza di rimessione sarà mai accolta.

Inoltre qui si rileva che la Corte Costituzionale legittima per tutti i concorsi pubblici la violazione del principio della trasparenza. Trasparenza, da cui dedurre l’inosservanza delle norme sulla legalità, imparzialità e buon andamento (efficienza).

La Corte Costituzionale: sentenza 8 giugno 2011, n. 175 in riferimento al concorso pubblico di avvocato: “Il voto numerico è una motivazione sintetica e costituisce legittima tecnica di motivazione delle motivazioni amministrative”. Con la sua sentenza essa legittima ogni arbitrario comportamento delle commissioni d’esame di avvocato, violando il diritto del candidato che vuol conoscere il motivo per cui è stato bocciato. Commissioni già sfiduciate dalla legge 180/2003, che ha cacciato i consiglieri dell’ordine dalle commissioni e manda in giro gli elaborati per non farli correggere dai magistrati locali.

La Corte Costituzionale impedisce al candidato di conoscere l’errore per non reiterarlo, o se il giudizio è infondato nega al candidato il diritto di rivolgersi alla giustizia amministrativa. Allo stato dei fatti su dei testi non corretti, ma dichiarati tali in pochi secondi, si legittima un voto non sostenuto da segni o glosse a supporto del voto medesimo.

La sentenza della Corte Costituzionale autorizza ogni forma di ritorsione o di favoritismo: insomma di corruttela. Non vi è più controllo sulle commissioni d’esame. L’arbitrio sarà il principio che guiderà un comportamento non più soggetto a sindacato.

Questa di cui si tratta non è questione da poco, tanto da restarne indifferenti. Ogni cittadino è sguarnito di tutela di fronte ad un magistrato astioso e vendicativo o in presenza di una commissione dedita a truccare un concorso pubblico.

Non è questione da poco se proprio le magistrature giudiziarie ed amministrative devono dare conto del loro operato, tenuto conto che sono investite da scandali per la cooptazione irregolare dei loro componenti.

Il ricorso http://www.ingiustizia.info/ricorso%20corte%20europea%20diritti%20umani.htm

Grazie dell’attenzione.

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